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A Settimo Torinese il nuovo comando dei vigili sta "già marcendo"

Pioggia, legno fradicio e lana di vetro che si sfalda: così la “città visionaria” di Elena Piastra trasforma i milioni del PNRR in bio-muffa a cielo apert

A Settimo Torinese il nuovo comando dei vigili sta "già marcendo"

Elena Piastra e Giorgio Zigiotto

Doveva essere il fiore all’occhiello della sindaca Elena Piastra, la “visionaria”. Dicembre 2023: progetto approvato, costo 2,8 milioni di euro, interamente finanziato con i fondi del PNRR. Soldi veri, soldi europei, quelli che secondo la propaganda avrebbero dovuto rigenerare le periferie e dare ossigeno al Paese. A Settimo, in via Schiapparelli, dove un tempo sorgeva un supermercato, serviranno per dare una nuova sede ai vigili urbani, un presidio di legalità e modernità. Un edificio di tre piani, con due fuori terra e un interrato, pannelli in legno X-Lam, isolamento in lana di vetro, risparmio energetico e “alta sostenibilità”.

Gli spazi sono stati disegnati al millimetro: piano interrato per garage e locali tecnici, piano terra per accoglienza, front office, uffici verbali e centrale operativa della videosorveglianza, primo piano per spogliatoi, sala riunioni, armeria e segreteria. Un progetto venduto come rivoluzionario, con la promessa di liberare spazi all’Ecomuseo del Freidano, da destinare al tanto atteso Centro per l’impiego. Insomma, un racconto da cartolina, con la sindaca in prima fila a tessere la tela del “modello Settimo”.

A marzo 2024 giù il vecchio supermercato, via le macerie, dentro le ruspe. A febbraio 2025 la sindaca, insieme agli assessori Barbati e Raso, visita il cantiere e celebra la posa delle prime pareti in legno: caschetti, flash, sorrisi e l’immancabile promessa: “Il comando sarà pronto entro il 2025”.

E poi? Poi arriva la pioggia. E sotto la pioggia si scioglie non solo la lana di vetro, ma anche la credibilità della narrazione "piastriana".

“Cantiere abbandonato da mesi – denuncia il consigliere di Fratelli d’Italia Giorgio Zigiotto – Strutture in legno e lana di vetro lasciate sotto la pioggia. Ecco come si buttano i soldi Pnrr. Ma lo sanno che il legno assorbe acqua? Tutto lasciato senza protezione. Un lavoro nuovo con problemi ancora prima del collaudo, non è che poi si debba rifare il tutto? La fibra di lana di vetro se assorbe acqua si sfalda, marcisce. Il legno sarà anche trattato, ma fino a che punto?”.

Non servono ingegneri per capire la portata del problema: materiali pensati per la sostenibilità, lasciati mesi all’aperto come se bastasse un telo di nylon a salvarli. Nylon che peraltro oggi giace stropicciato per terra. Altro che bioedilizia: qui siamo alla bio-muffa.

cantiere

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Il nodo è politico, oltre che tecnico. Perché qui non si rischia solo un aumento dei costi: si rischia di compromettere fondi vincolati, quelli del PNRR, che devono essere rendicontati entro tempi precisi. Se il cantiere resta fermo e i materiali sono da rifare, non solo si spenderanno altri soldi, ma c’è anche il rischio concreto che Bruxelles chieda conto delle spese o imponga restituzioni. Sarebbe il paradosso perfetto: milioni spesi per un’opera che non c’è, e cittadini costretti a pagare comunque, in servizi mancati e disagi quotidiani.

La verità, invece, è che questo progetto, nato come simbolo del PNRR a Settimo, rischia di trasformarsi nell’ennesima cattedrale incompiuta.

E allora sì, visionaria lo è davvero la sindaca Piastra. Perché ci vuole una visione fuori dal comune per guardare un cantiere fradicio e continuare a raccontarlo sui social come il meglio del meglio che c’è. Ci vuole fantasia per presentare pannelli marci come esempio di bioedilizia. Ci vuole coraggio per dire “sarà pronto entro l’anno”. E ci vuole soprattutto la faccia tosta di un venditore di tappeti per convincere i cittadini che quello che hanno davanti agli occhi non è un disastro, ma un capolavoro.

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