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Da Braveheart a Gaza: l’Europa senza eroi che applaude ai carnefici

Gli eroi di ieri sarebbero chiamati terroristi. E i carnefici di oggi raccolgono applausi sui social

Da Braveheart a Gaza: l’Europa senza eroi che applaude ai carnefici

foto eye on Palestine (instagram)

Chi sono gli eroi e chi i terroristi? È una domanda che mi rimbomba nella testa da giorni, e che oggi sembra più urgente che mai. L’Occidente, al cinema e in tv, celebra figure come Zorro, Robin Hood, Spartacus o Braveheart: uomini che hanno sfidato il potere ingiusto, ribaltato gerarchie consolidate, messo in discussione privilegi intoccabili. Eppure, quando la stessa dinamica si ripresenta nella realtà, tutto si ribalta. Gli eroi diventano “terroristi”, i ribelli “minacce da eliminare”. Basta accendere la tv o aprire un giornale per rendersene conto.

Che dire... Robin Hood, se lo guardassimo con gli occhi di oggi, non sarebbe altro che un bandito che assalta i convogli del re. Spartacus, uno schiavo che terrorizza la civile Roma. William Wallace, un pericolo alla tenuta dei confini dello Stato. Zorro stesso, con la sua maschera e la sua spada, un vigilante che sfida l’autorità costituita. Tutti, agli occhi delle democrazie occidentali, sarebbero criminali. Eppure la memoria collettiva li ha trasformati in simboli di libertà, di giustizia, di resistenza.

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E su Balla coi lupi la vogliamo dire qualcosa? Nessuno piange per i cowboy, ma tutti finiscono con il commuoversi per gli indiani (i Sioux). Non ci sono eroi con la pelle bianca, ma una tribù pellerossa che trasmette umanità, cultura, dolore. Il finale, struggente e simbolico, è un’ode alla memoria, alla cultura cancellata e alla tragica perdita della libertà.

E allora viene spontaneo chiedersi: perché oggi non riusciamo più a distinguere? Perché un gesto di ribellione contro un’ingiustizia viene bollato senza appello come “terrorismo”?

È come se volessimo davvero un film con un finale in cui lo sceriffo di Nottingham vince e Sherwood diventa cenere. O in cui il re d’Inghilterra non solo sconfigge Wallace, ma deporta l’intero popolo scozzese. In questo modo la storia non avrebbe più eroi, solo vincitori che riscrivono le regole a proprio piacimento.

Ebbene, questo è esattamente ciò che sta accadendo oggi a Gaza. Eppure in pochi piangono per i palestinesi. Molti, supinamente, accettano la narrazione mondiale che ha scelto da che parte stare: qualcuno addirittura deride la Flottilla e applaude Netanyahu. Si parla di “lotta al terrorismo”, si demonizza Hamas e con loro un intero popolo, i palestinesi. Intanto le immagini parlano da sole: città rase al suolo, bambini sepolti sotto le macerie, intere famiglie sfollate, vite cancellate come se fossero dettagli irrilevanti.

La verità è che il confine tra eroe e terrorista non è mai stato chiaro. Dipende da chi guarda, da dove si guarda e da quale potere si vuole difendere. Gli eroi diventano tali solo a posteriori, quando non fanno più paura. Ma oggi, davanti a Gaza, non c’è spazio per la memoria futura: c’è solo il presente di un massacro che molti scelgono di non vedere.

Ed è qui che il dito va puntato non solo contro chi bombarda, ma anche contro chi applaude o chi si volta dall’altra parte. Contro questa vecchia Europa che di vecchio non ha solo la storia, ma anche la coscienza. Un continente che un tempo parlava di diritti, libertà, giustizia e che oggi si limita a fare il tifo per il più forte. Dai sorrisi compiaciuti di Giorgia Meloni fino alla freddezza calcolata di Ursula von der Leyen, passando per i governi che si riempiono la bocca di valori europei mentre lasciano che migliaia di innocenti muoiano senza voce.

Insomma, il mondo sta davvero rimbambendo. Non perché non riconosce più gli eroi, ma perché ha deciso che non gli servono. Meglio schierarsi con lo sceriffo di Nottingham, con il re, con i carri armati.

Il finale è già scritto. A forza di guardare inerme chi cancella le città e deporta i popoli, la vecchia Europa finirà per cancellare se stessa.

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