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31 Agosto 2025 - 15:57
Liste d’attesa infinite, a Ivrea il PD apre lo sportello della salute.
In Piemonte curarsi è diventato un lusso. Sei mesi per una visita specialistica, attese interminabili anche per esami di routine: chi ha soldi si rivolge al privato, chi non li ha rinuncia. Così un diritto fondamentale come la salute si trasforma in privilegio. È questa la denuncia del Partito Democratico, che con l’iniziativa “La salute non aspetta” punta il dito contro il governo Meloni e la giunta Cirio, accusati di aver lasciato i cittadini ostaggi di un sistema sanitario inefficiente e al collasso.
A Ivrea il PD prova almeno a correre ai ripari. Dal mese di settembre, ogni sabato mattina dalle 10 alle 12, la sede di via Peretti 2 diventerà una sorta di sportello di pronto soccorso burocratico: qui i volontari guideranno i cittadini attraverso il cosiddetto percorso di tutela, l’unica scorciatoia legale per aggirare il muro di gomma delle liste d’attesa. In parole semplici: se il CUP non riesce a fissare l’appuntamento nei tempi previsti dalla ricetta medica, è possibile ottenere la prestazione in intramoenia o in strutture private accreditate, senza sborsare un centesimo in più oltre al ticket. Una possibilità prevista dalla legge, ma che in pochi conoscono. Non certo per caso: la Regione, invece di informare i cittadini, preferisce che se ne accorgano da soli.
Il PD regionale denuncia da tempo che le attuali politiche sanitarie non fanno che aggravare il problema.
“La salute è una questione di tempo: più si aspetta, più si rischia. E oggi troppi piemontesi rinunciano a curarsi. È inaccettabile”, ribadisce il partito. Ma da Torino le risposte latitano: conferenze stampa e tavoli istituzionali non bastano più. Servono risorse, personale, investimenti veri. Invece i cittadini vengono lasciati a combattere con portali che non funzionano e centralini che squillano a vuoto.
Il paradosso è che la soluzione esiste da oltre vent’anni. Le norme ci sono, e la legge è chiara: chi non ottiene la prestazione nei tempi stabiliti può attivare il percorso di tutela. Peccato che, senza una guida, pochissimi riescano davvero a farlo. E allora tocca ai volontari di partito fare quello che le istituzioni non fanno: accompagnare i cittadini passo dopo passo tra moduli e cavilli.
Chi si presenterà alla sede del PD il sabato mattina dovrà portare con sé prescrizione medica, tessera sanitaria, documento d’identità, promemoria della prenotazione e – dettaglio non da poco – persino il proprio computer portatile. Non è un vezzo, ma una necessità pratica: il percorso di tutela deve infatti essere attivato online, compilando moduli e accedendo ai portali regionali. In teoria dovrebbe essere un’operazione semplice, in realtà si trasforma in un labirinto digitale che mette in difficoltà soprattutto gli anziani o chi non ha dimestichezza con la tecnologia. E poiché il servizio pubblico non garantisce strumenti né personale per accompagnare i cittadini, tocca ai volontari arrangiarsi e ai malati portarsi dietro il PC da casa. Una scena che descrive bene lo stato della sanità piemontese: burocrazia complessa e servizi scaricati sulle spalle di chi già soffre.
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