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Brandizzo non dimentica i suoi cinque operai. Un anniversario di dolore e giustizia

La comunità si unisce in celebrazioni sobrie, mentre le indagini giudiziarie fanno luce su un sistema di sicurezza fallito.

"Ci mandano sui binari come se fosse un parco giochi"

La stazione ferroviaria di Brandizzo teatro della tragedia

Esattamente due anni fa, nella notte tra il 29 e il 30 agosto 2023, la piccola stazione di Brandizzo si trasformava nello scenario di una delle più gravi tragedie sul lavoro degli ultimi decenni. Cinque operai della ditta Sigifer – Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo, Michael Zanera e Giuseppe Aversa – venivano travolti e uccisi da un treno mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione lungo i binari. Una strage che ha colpito al cuore non solo le famiglie e la comunità locale, ma l’intero Paese, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza nei cantieri ferroviari e, più in generale, sul lavoro in Italia.

La chiusura delle indagini: un sistema che ha tradito i lavoratori

A due anni di distanza, l’inchiesta condotta dalla Procura di Ivrea si è chiusa con la notifica di conclusione indagini per ben 24 persone, tra cui dirigenti e vertici delle società coinvolte. Un numero che da solo restituisce l’idea della vastità delle responsabilità e della catena di errori e omissioni che hanno portato a quella notte maledetta.

Il cuore delle indagini ha escluso l’ipotesi di omicidio volontario, ma ha accertato che l’incidente non fu un errore isolato né un’imprevedibile fatalità. A uccidere i cinque operai fu un sistema di regole calpestate: i lavori furono avviati senza il necessario “nulla osta” da parte di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), ossia l’autorizzazione che garantisce la sospensione della circolazione dei treni. Una violazione clamorosa, che ha rivelato come la noncuranza delle procedure di sicurezza fosse diventata una prassi consolidata.

L’inchiesta ha fatto emergere un quadro inquietante: quello di un settore, quello ferroviario, in cui la catena degli appalti e subappalti opera in un vuoto di controlli, con ritmi serrati e margini sempre più stretti che finiscono per schiacciare proprio gli anelli più deboli, i lavoratori. La tragedia di Brandizzo, in questo senso, non è stata solo un incidente, ma il simbolo di un sistema malato che ha anteposto la produttività alla vita umana.

Il pericolo scampato: incidenti sfiorati anche dopo Brandizzo

E il rischio non si è fermato a quella notte. Nel 2024 i sindacati hanno denunciato almeno quattro casi, solo in Piemonte, in cui dinamiche simili avrebbero potuto provocare nuove tragedie. L’episodio più grave si è verificato a Cavallermaggiore, dove un convoglio ha urtato una piattina, un carrello utilizzato per trasportare attrezzi e bombole di gas per la saldatura. Se ci fosse stata una scintilla, quell’urto avrebbe potuto scatenare un’esplosione con conseguenze devastanti per i lavoratori che si trovavano a pochi passi. Segnali inequivocabili di un sistema che, nonostante la strage di Brandizzo, continua a muoversi su un filo pericolosamente sottile.



Gli indagati: dai vertici ai responsabili diretti

Nell’elenco degli indagati figurano le principali società coinvolte – Rfi, Sigifer e Clf – ma anche nomi precisi, legati direttamente alla gestione dei lavori. Antonio Massa, capo tecnico di Rfi, e Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer, sono accusati di aver autorizzato l’avvio delle operazioni senza il nulla osta. Ma la catena delle responsabilità arriva fino ai piani alti: Gianpiero Strisciuglio, attuale amministratore delegato di Rfi, e Vera Fiorani, che lo ha preceduto nello stesso ruolo, sono indagati come datori di lavoro, accusati di aver mantenuto e tollerato un sistema che permetteva simili violazioni.

Un atto d’accusa pesante, che mette sotto processo non solo i singoli, ma un intero modo di gestire la sicurezza sul lavoro nel comparto ferroviario.

La commemorazione: il ricordo che non si spegne

In occasione del secondo anniversario, il Comune di Brandizzo ha organizzato una serie di iniziative per ricordare le cinque vittime e ribadire il valore della memoria collettiva.

  • Ore 17.00: cerimonia presso la lapide in memoria delle vittime, nel parcheggio della stazione ferroviaria, luogo che conserva ancora intatta la ferita di quella notte.

  • Ore 18.00: Santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo.

  • Ore 19.00: passeggiata verso il parco comunale “Giovanni Bresso” (Area Fieristica), seguita da un tributo musicale.

Un programma pensato per unire preghiera, riflessione e comunità, con la partecipazione aperta a tutta la cittadinanza.

Un impegno che deve restare vivo

La commemorazione non è soltanto un rito formale. È un monito. Perché la notte di Brandizzo ha mostrato in modo brutale quanto possa essere fragile la vita di chi lavora sui binari, nei cantieri, nei reparti industriali. Le famiglie chiedono giustizia, ma chiedono soprattutto che nessun altro debba vivere lo stesso dolore.

Ricordare oggi non significa soltanto pronunciare i nomi di Kevin, Saverio, Giuseppe, Michael e Giuseppe. Significa pretendere che da quella tragedia nasca una cultura della sicurezza più forte delle logiche economiche, una rete di tutele più solida delle catene di appalti e subappalti, un futuro in cui non sia più possibile morire mentre si lavora di notte, sotto le stelle, lungo una ferrovia che non si è mai fermata.

Insomma, il 30 agosto a Brandizzo non è soltanto un anniversario: è una chiamata collettiva a non dimenticare e a cambiare.

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