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Barriera di Milano a Torino come una discarica a cielo aperto: cittadini abbandonati

Dal trincerone trasformato in discarica al Parco Peccei ridotto a pattumiera, la denuncia di Verangela Vera Marino: i cittadini vivono nell’abbandono mentre le istituzioni restano a guardare

Barriera di Milano a Torino come una discarica a cielo aperto:  cittadini abbandonati

Barriera di Milano a Torino come una discarica a cielo aperto: cittadini abbandonati

A volte ritornano. La frase scelta da Verangela Vera Marino, capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 a Torino, fotografa perfettamente la situazione che da anni tormenta i residenti tra via Monte Rosa e via Sempione, in Barriera di Milano. Nonostante recinzioni, interventi delle forze dell’ordine e persino ricoveri sanitari, il “solito individuo” – così viene definito dalla consigliera – è tornato ad occupare l’area del trincerone, riducendola nuovamente a discarica a cielo aperto e rifugio improvvisato.

degrado

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Le immagini parlano chiaro: cumuli di immondizia, vestiti, oggetti bruciacchiati, materassi e perfino utensili sparsi tra gli alberi. Resti di focolai testimoniano la pericolosità di un comportamento già noto alle cronache locali. In passato, l’uomo aveva acceso fiamme libere tanto da provocare incendi che misero a rischio la sicurezza pubblica, oltre a generare gravi problemi di igiene e decoro urbano. Non bastò allora l’allontanamento forzato né la recinzione arancione predisposta per evitare nuove intrusioni: la barriera è stata tagliata e tutto è ricominciato da capo.

«Trovo assurdo che, dopo tutto il disastro che questo individuo ha creato, oggi ci ritroviamo al punto di partenza»scrive Marino, ricordando gli episodi precedenti che hanno interessato anche il giardino Peppino Impastato, devastato da cestini dati alle fiamme e trasformati in bracieri. Non è un caso isolato, ma un copione che si ripete: degrado, bivacchi, sporcizia e fuochi improvvisati che fanno scattare la paura nei cittadini.

La consigliera racconta di essersi immediatamente attivata, avvisando la Polizia Municipale e inviando una documentazione fotografica via mail agli uffici competenti, nel tentativo di scongiurare che la situazione degeneri di nuovo. «Bisogna intervenire prima che la situazione peggiori celermente», avverte con tono allarmato.

La vicenda riaccende un dibattito che a Torino sembra non conoscere tregua: la gestione del degrado urbano nei quartieri popolari, la convivenza forzata con occupazioni abusive e la percezione crescente di insicurezza. Ogni intervento tampone rischia di diventare vano se non accompagnato da un controllo costante e da misure durature. Intanto, i residenti di Barriera di Milano osservano, sconfortati, lo scenario che si ripete sotto le loro finestre.

Insomma, quella che doveva essere un’area finalmente bonificata e restituita alla città si è trasformata ancora una volta in simbolo di abbandono. E la domanda che molti si pongono è sempre la stessa: quanto dovranno aspettare i cittadini prima che questa ferita urbana venga chiusa davvero?


IL PARCO PECCEI VISTO CON GLI OCCHI DEI CITTADINI

Alla denuncia sul trincerone, si aggiunge la voce dei frequentatori del Parco Peccei, che raccontano una realtà ben diversa da quella filtrata dalle dichiarazioni ufficiali. Chi attraversa ogni giorno i vialetti e le aree verdi del parco non parla di una semplice “percezione”, ma di una condizione concreta e tangibile: bottiglie vuote abbandonate tra l’erba secca, cartacce che il vento accumula accanto ai cespugli, zone trascurate che diventano ricettacolo di rifiuti.

Le immagini mostrano chiaramente ciò che i cittadini lamentano da tempo: un’area che dovrebbe essere polmone verde e luogo di svago per famiglie, anziani e bambini, trasformata in un simbolo di incuria. I segni della malamovida restano impressi a terra al mattino, con bottiglie di birra disseminate tra le siepi e negli angoli più nascosti, mentre la manutenzione appare carente e sporadica.

Per i residenti, il problema non è più solo estetico: la mancanza di decoro incide sulla vivibilità del quartiere e genera un senso di abbandono che si somma alla paura di ritrovarsi a condividere gli spazi con comportamenti poco rassicuranti. Non è questione di percezione, ma di realtà quotidiana, ripetono con amarezza coloro che il parco lo attraversano ogni giorno, testimoni di una lenta deriva che rischia di compromettere uno dei pochi spazi verdi del quartiere.

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