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25 Agosto 2025 - 22:22
Alessandro Barbero
Non c’è figura migliore di uno storico per comprendere il peso e il valore degli insegnamenti che l’umanità si porta dietro da millenni. Guerre, carestie, pandemie, genocidi: studiarli non è un esercizio sterile di memoria, ma un modo per imparare, per riconoscere le ricorrenze del male e provare a disinnescarle. La conoscenza del passato diventa così una bussola indispensabile per orientarsi in un presente che troppe volte sembra cieco.
Un vero storico sa riconoscere il momento in cui il sapere deve tradursi in azione. Sa che non basta commemorare i disastri della storia, bisogna trasformarli in monito, in spinta a cambiare rotta. È questo lo spirito che muove Alessandro Barbero, il professore torinese noto per la sua capacità unica di raccontare il passato con rigore e passione, ma anche per la sua disponibilità a calare la lezione storica nel vivo dell’attualità. La sua voce, in questi giorni, si è levata con forza a sostegno della Global Sumud Flotilla, la missione internazionale che si prepara a solcare il Mediterraneo per sfidare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia di Gaza.
Il sostegno di Barbero non è un dettaglio marginale: è un endorsement che dona profondità morale e culturale a un’iniziativa già carica di significato. Lo storico ha parlato apertamente in un video diffuso sui social, spiegando perché il silenzio sia una colpa: “Il silenzio del mondo di fronte ai crimini di un governo contro un intero popolo e i suoi bambini è una cosa di cui ci vergogneremo sia ora che ancora di più in futuro, quando ci ripenseremo”. Parole che pesano come macigni, perché pronunciate non da un attivista qualunque, ma da chi della memoria collettiva ha fatto la sua missione.
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Per Barbero, la Flottiglia non è solo un convoglio di aiuti umanitari, ma un gesto politico dal profondo valore storico. Lo suggerisce già il nome: Sumud, termine arabo che significa resilienza, resistenza pacifica, ostinazione a non piegarsi. La Flottiglia vuole dimostrare che la dignità umana può resistere anche dove i carri armati, i droni e le bombe sembrano soffocare ogni speranza. È la forza della solidarietà internazionale a emergere, con decine di imbarcazioni provenienti da oltre 44 Paesi, pronte a partire da Barcellona il 31 agosto 2025 e a congiungersi con quelle in arrivo dalla Tunisia e dai porti del Sud Italia il 4 settembre.
Non è solo un viaggio via mare: mentre le barche solcheranno il Mediterraneo, in tutto il mondo si terranno manifestazioni, campi di solidarietà, attività educative e azioni dirette. Una mobilitazione senza precedenti che ricorda le grandi campagne globali contro l’apartheid sudafricano o le marce pacifiste degli anni Ottanta. Tra i sostenitori della missione figurano volti notissimi: da Greta Thunberg, fermata lo scorso 8 giugno mentre tentava di raggiungere Gaza a bordo della nave Madleen, alla prima Miss Universo palestinese Nadeen Ayoub, fino ad artisti come Fiorella Mannoia, Marco Bocci, Shade, Pietro Morello e collettivi satirici come Le Coliche. Un fronte eterogeneo, fatto di intellettuali, attori, musicisti, influencer e attivisti, che in Italia include anche voci come Zerocalcare e Anna Foglietta.
La memoria storica ci ricorda, però, che un’iniziativa di questo tipo porta con sé rischi enormi. Israele non ha mai esitato a rispondere con la forza, anche quando davanti si trovava un movimento dichiaratamente non violento. L’episodio più drammatico resta quello del 2010, quando le forze speciali israeliane assaltarono la Freedom Flotilla in acque internazionali, uccidendo dieci attivisti sulla nave Mavi Marmara. Una tragedia che pesa come un fantasma su ogni nuova missione e che conferma quanto sia alto il prezzo da pagare per chi osa sfidare l’assedio.
La Freedom Flotilla nel giugno 2025 per Gaza
L'attivista Greta Thunberg
Il valore dell'operazione
Non meno significativo è quanto accaduto di recente: l’8 giugno 2025, come detto, la nave Madleen, con a bordo Greta Thunberg e altri attivisti, è stata bloccata e sequestrata in alto mare. I passeggeri sono stati rimpatriati a forza, il carico sottratto. È l’ennesima prova che il Mediterraneo può trasformarsi in un teatro di violenza anche quando dovrebbe essere via di solidarietà.
Ed è qui che la voce di uno storico come Barbero acquista ancora più forza. Nel suo appello, la memoria non è un semplice archivio, ma un’arma civile. Barbero richiama la coscienza collettiva, avvertendo che il silenzio e l’indifferenza peseranno sulle generazioni future quanto le colpe dirette. La Global Sumud Flotilla, nelle sue parole, diventa allora non solo un convoglio di aiuti, ma un atto di resistenza universale, capace di mostrare che la vera forza dei popoli non è nelle armi, ma nella perseveranza e nella solidarietà.
In questo senso, la missione assume un valore che travalica il Mediterraneo e Gaza: è una chiamata globale a non accettare che il sopruso diventi normalità, a non tollerare che i bambini crescano tra le macerie mentre il mondo gira lo sguardo dall’altra parte. È un monito, ma anche un invito a partecipare. Perché la solidarietà, come insegna la storia, non è mai stata un concetto astratto, ma un atto concreto, fatto di scelte, di gesti, di prese di posizione.
Il vero valore della Global Sumud Flotilla non si misura dunque in tonnellate di aiuti caricati a bordo, ma nella capacità di scuotere coscienze e abbattere barriere. È una dimostrazione che l’umanità, quando sceglie la strada della resistenza non violenta, può ancora incidere sul corso della storia. Ed è per questo che figure come Alessandro Barbero hanno deciso di schierarsi, perché la storia non sia solo il ricordo delle tragedie, ma la costruzione di un futuro più giusto.
Info sul sito Global Sumud Flotilla.
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