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Il Canavesano imbruttito

Italia alla deriva: un popolo di indifferenti e ipocriti guidato da burattini

Tra guerre applaudite, falsi riconoscimenti, propaganda martellante e un popolo che si consola col calcio e col pettegolezzo: l’Italia del XXI secolo non ha più scuse, solo colpe

Italia alla deriva: un popolo di indifferenti e ipocriti guidato da burattini

Giorgia Meloni

Ma davvero siamo così nobili e volgari, patetici e ridicoli, trasparenti e ambigui, che la nostra vita si gioca tutta sul registro delle contraddizioni, delle mistificazioni, delle incomprensioni comunicative, dei fraintendimenti culturali, del superfluo scambiato per indispensabile e dei falsi valori indotti dalla propaganda politica?

Davvero non c’è spazio per un’umanità migliore, che potenzialmente potrebbe essere rappresentata nella nostra natura?

Davvero non c'è alcuna certezza che le cose possano cambiare, che le vite possano avere lo stesso valore a qualunque longitudine e latitudine del pianeta Terra?

Pare proprio di si, certo, rimane la speranza, ma in cosa si può ancora sperare, in un’ulteriore evoluzione culturale?

Non credo, ormai siamo al capolinea, la cultura è vista da chi detiene il potere come l’Acqua Santa per il diavolo, non è un caso che la nostra, a ben vedere, sia la “civiltà” delle “targhe”, dei “riconoscimenti”, dei “premi”, delle “medaglie”, delle “lauree honoris causa”, dei titoli accademici, dei master e dei diplomi comprati un tanto all’etto.

Siamo nell’epoca della disumanità, dove è permesso massacrare donne, bambini e uomini indifesi, addirittura col plauso della “comunità internazionale”, quando fa comodo ai grandi investitori e al “democratico” e “libero” Occidente e dove si è etichettati come assassini aggressori, quando si interviene a tutela della vita di chi da oltre 10 anni, come in Donbass, era vittima di pulizia etnica da parte del “democratico” regime nazista di Kiev

Siamo nell’epoca del menefreghismo e dell’indifferenza, che ha quale “filosofia” morale il pettegolezzo e la calunnia. Siamo nel XXI° secolo e il "progresso" è incessante, tutto ci viene venduto come necessario per noi, per i nostri figli, per l’ambiente e per il miglioramento dei rapporti umani, ma a ben vedere le cose non stanno proprio così. Forse, visto l’artato, progettato e portato a termine, impoverimento culturale della nostra società, tante cose sono passate inosservate, al massimo vissute come normali, inevitabili, figlie dei tempi moderni, dell’evoluzione, dell’avvento di internet, dei social e delle notizie, spesso incontrollate o troppo controllate, che viaggiano più veloce della luce, ma la storia, quella maledetta, che si vorrebbe cambiare alla bisogna o addirittura cancellare, ci racconta qualcosa di diverso.

Quello che caratterizza l’oggi, in tempi nemmeno tanto lontani, quando era effettivamente più difficile informarsi, leggere, discutere, sapere e confrontarsi, ha già caratterizzato la nostra società e tutti dovrebbero sapere come andò a finire. A ricordarcelo ci sono le parole, ancora in attesa di rivisitazione o di cancellazione, di un giovane Antonio Gramsci, tratte da un suo editoriale, “Odio gli indifferenti”, pubblicato nell’inverno del 1917, quando ancora non era finita la prima guerra mondiale, sulla rivista “Città futura”. Parole che volevano denunciare i costumi di un’Italia fondata sul parassitismo e sul qualunquismo, parole quanto mai attuali: I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità”.

Era l’Italia di ieri, messa a nudo da Gramsci, ma l’Italia di oggi, votata alla “scienza”, all’intelligenza artificiale, alla lotta ai cambiamenti climatici, all’agenda 2030 e al riarmo, non è un’Italia diversa, anzi, è l’Italia che in nome del "progresso" sta facendo pericolosi passi indietro, sta tornando agli anni del pensiero unico, anni in cui era vietato dissentire, avere e propagandare idee diverse da quelle consentite.

Ci siamo arrivati, anzi, tornati un po' alla volta, infatti, a sentire MattarellaMeloniTajaniSalvini e tutta la loro corte di “economisti”, “scienziati”, “esperti”, “opinionisti” e “colonnelli”, baciapile e leccaculo, sembra di essere tornati indietro nel tempo. Sembra quasi di rivivere quel 4 ottobre 1922 quando, qualche settimana prima della Marcia su RomaBenito Mussolini disse: “Dividiamo gli italiani in tre categorie: gli italiani indifferenti che rimarranno nelle loro case ad attendere; i simpatizzanti, che potranno circolare e finalmente gli italiani nemici, e questi non circoleranno”.

Ops, parole che ricordano tanto i "bei tempi" del “green pass”, o quelli più recenti nei quali conta più la vita di un pinguino di quella di un bambino palestinese. Tempi dettati dall’agenda 2030, che prevede, a spese dei cittadini, una lotta senza quartiere ai cambiamenti climatici e nel contempo non tiene conto del fatto che le armi favoriscono le guerre, quindi, un inquinamento globale che nessuna auto elettrica, nessuna pala eolica e nessun pannello fotovoltaico, potrà mai, neanche minimamente scalfire. 

Altroché pericolose e inventate pandemie, lotta per la vita e la salute, qui siamo sull’orlo di una guerra catastrofica e le uniche epidemie ben visibili sul territorio nazionale, non portate da strani virus mutuati da pipistrelli o scimmie, né da loro mutazioni e nemmeno dalle punture di pericolose zanzare killer, sono l’indifferenza e l’ipocrisia. A leggere Gramsci, cose non nuove; a sentire Mussolini, cose sulle quali fare affidamento; a vedere ciò che sta accadendo ed a sentire cosa viene detto e scritto dall’informazione ufficiale a giustificazione delle folli scelte governative, del comportamento dell’Inquilino del Quirinale, o delle “battaglie” dell’opposizione, cose imprescindibili, sulle quali costruire un’Italia pronta a credere a qualsiasi puttanata proveniente da Roma, Bruxelles o Washington.

Che dire, forse, quando si parla di Italia e italiani non è più il caso di fare riferimento ad “antiche” suddivisioni sociali. Qui non è più il caso di parlare di “ricchi”, “poveri”, o di alta e media “borghesia”, bensì di “indifferenti”, “ipocriti” e “menefreghisti”, ormai vere e proprie categorie sociali, che molto più del portafoglio gonfio o vuoto rappresentano gli italiani e che, molto più degli “operai”, dei “padroni”, dei “borghesi” o dei “proletari” del secolo scorso, indirizzano la politica di personaggi senza onore, pronti a tutto e non a caso specializzati nei raggiri economici, sociali e politici.

La Meloni propone di estendere l’articolo 5 della N.A.T.O. all’Ucraina, tradotto, se mai dovesse divenire realtà: “gli italiani dai 18 ai 45 anni si preparino per andare al fronte”, ma “chissenefrega”.

In terra di Palestina, dati che non tengono conto delle migliaia di morti ancora sotto le macerie provocate dai bombardamenti israeliani, si è arrivati a contare oltre 50.000 bambini ammazzati, morti di fame, ferite e stenti, ma "finalmente ricomincia il campionato di calcio".

I nostri “amici” americani ci riforniscono di gas e petrolio ad un prezzo quattro volte superiore a quello che ci facevano i nostri nemici russi, ma qui fa troppo caldo, "quel maledetto anticiclone africano ci sta ammazzando".

La Ragioneria di Stato ci informa che i soldi del P.N.R.R. andranno restituiti, ma gli italiani sono tranquilli, dicono di non averli presi e poi hanno anche regalato la “playstation” al figlio di 20 anni così da dar vita a memorabili sfide in famiglia.

Così stanno le cose, certo ci sono le eccezioni, ma come sempre non fanno la regola. Tant'è, assistere al continuo declino del nostro Paese, che anno dopo anno e giorno dopo giorno, trastullandosi nel nulla, distrugge un immenso patrimonio di valori, ideali e conquiste sociali, mi ha riportato alla mente alcune parole di Charles Bukowski che, seppur molto datate, ben descrivono gli italiani di oggi: “Nati così, in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo”Da noi si fa finta di nulla, finta di non vedere, di non sentire e ci si gongola sugli appigli vezzosi della quotidianità: dalle false condivisioni ai falsi buonismi, dai falsi interessi alla falsa politica, all'interno di un bel cerchio progettato per noi dalla "scienza", dall’alta finanza e dagli interessi di poche famiglie, su tutte quelle dei Rothschild e dei Rockefeller, sempre attenti a credere e non a pensare ed ancor più attenti a fregarsene ed a fare gli indifferenti, piuttosto che a scegliere, rischiando e facendo sacrifici. 

In questi ultimi trent’anni abbiamo lasciato fare di tutto, abbiamo permesso a loschi individui, travestiti da filantropi, grandi economisti, Ministri e capi di Stato, di sbriciolare l’incanto, di cancellare aspettative e speranze e storditi dal “sogno americano”, ormai esportato in tutto l’Occidente, e dall’illusione del possedere, ci siamo affidati, lentamente, sempre più annebbiati, addormentati e ingabbiati, alle “amorevoli” attenzioni della più bassa e corrotta politica che uomo potesse concepire. 

Matteo Salvini

La stessa politica che ci vuole sprezzanti del pericolo e pronti alla guerra, ma terrorizzati di fronte a un virus, mai isolato, la cui mortalità è stata determinata da cure inopportune e sbagliate; la stessa politica che ci vuole pronti a sacrifici economici nella lotta contro la “CO2”, determinata a finanziare costosissimi studi indirizzati ad inventare una macchina in grado di catturare il carbonio dall’atmosfera in maniera efficiente, ma che non si rende conto che questa l’ha già creata Dio e si chiama albero; la stessa politica che vuole “regalare” all’Italia una grande opera come il Ponte sullo Stretto, affidandone la responsabilità alla “Stretto di Messina S.P.A.”, il cui capo è nientemeno che Pietro Ciucci, già Presidente di Anas, quando il 24 dicembre 2014 si inaugurava, sulla statale Palermo-Agrigento, il viadotto “Scorciavacche” crollato sei giorni dopo; la stessa politica che etichetta come “no-vax” chi si pone dei dubbi sull’efficacia dei vaccini, che bolla come “omofobo” chi reputa ambigua la teoria “gender”, che marchia come "negazionista" chiunque nutra dei sospetti sull’allarmismo che si vuole causato dai cambiamenti climatici, che descrive come “misogino” chi osa manifestare dubbi rispetto allo “storytelling” femminista e che accusa di essere islamisti o filoputiniani tutti coloro che ritengono falsa la narrazione occidentale sulle “guerre giuste”la stessa politica che negli ultimi anni ci ha “regalato” Primi Ministri come MontiLettaRenziGentiloniConteDraghi e Meloni, tutta gente devota al “dio scienza”, tutti “grandi sacerdoti”, che hanno scelto di sacrificare gli italiani sull’altare pagano dell’eurola stessa politica che taceva quando l’Ucraina tagliava l’acqua alla Crimea, quando bombardava Donbass e Donetsk e quando in quelle terre migliaia di persone di madre lingua russa venivano torturate e trucidate dalle milizie ucrainela stessa politica che ci vorrebbe tutti “resilienti”, disposti a ubbidire ciecamente, a non lottare per cambiarla, permeati delle giuste dosi di paura, ansia, depressione e rabbia, in pratica rassegnati alla vita, a quella nella quale ci ha trascinato senza nessuna opposizione, da parte di nessuno.

Cosa possibile solo in un Paese popolato quasi interamente da ciechi, sordi, muti e da gente inconsapevole del fatto che in questo sistema di economia globale, l’unico salvagente è rappresentato dalla qualità della classe politica e dalla competitività delle aziende. Due cose nelle quali noi siamo ultimi, la nostra classe politica ha più volte dimostrato di essere la peggiore al mondo e le nostre aziende sono quelle che ne hanno fatto le spese, massacrate dalla burocrazia, dalle tasse e da scelte di politica finanziaria, fiscale e soprattutto di politica estera, che le ha ridotte al lumicino, tutte o quasi, con gravi problemi di liquidità. 

Martin Luther King disse: "La nostra vita comincia a finire il giorno che diventiamo silenziosi sulle cose che contano"

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