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20 Agosto 2025 - 22:23
Pasquale Tridico
Pasquale Tridico ha deciso di scendere in campo. Dopo giorni di riflessione e trattative sotterranee, l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle ed ex presidente dell’Inps ha sciolto le riserve e ha dato il suo sì alla coalizione di centrosinistra in Calabria. L’ufficializzazione della candidatura potrebbe arrivare già venerdì, quando la direzione regionale del Pd si riunirà per tracciare la linea definitiva. È la prima tessera di un mosaico complesso, quello delle Regionali d’autunno, che nei prossimi giorni vedrà muoversi anche altri tasselli: in Campania, con Roberto Fico candidato in pectore, e in Puglia, dove resta da superare l’ultimo scoglio, cioè il braccio di ferro tra Antonio Decaro e Michele Emiliano.
Il via libera di Tridico è arrivato poche ore dopo la presa di posizione di Giuseppe Conte, che ha ribadito come non fosse una candidatura di facciata, ma una proposta reale, accanto a quelle di Vittoria Baldino e Anna Laura Orrico. Contestualmente, dal fronte dem calabrese, la Conferenza dei segretari provinciali aveva lanciato un messaggio chiaro: “Serve una proposta credibile, forte e testardamente unitaria”.
Lo stesso Tridico, raggiunto dall’ANSA, ha scandito le parole che suonano come un impegno definitivo: “Sì, sono disponibile. Se tutte le forze progressiste ci sono, confermo la mia disponibilità”. Parole che risuonano come una chiamata all’unità, condizione indispensabile per provare a insidiare il centrodestra guidato da Roberto Occhiuto, il governatore uscente di Forza Italia.
Non è un volto qualunque quello di Tridico: economista cosentino, 50 anni, fu lui, da coordinatore della squadra di consiglieri economici dell’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio, uno dei padri del Reddito di cittadinanza. E da presidente dell’Inps ne fu anche l’amministratore e il difensore più acceso. Oggi prova a capitalizzare quell’esperienza nel suo territorio, che descrive con orgoglio in un post sui social: “È il tempo del coraggio. È il tempo della Calabria, la nostra terra, per riportarla a testa alta laddove merita di stare”.
Mimmo Lucano
Tra i primi a ricevere la notizia c’è Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace ed europarlamentare di Avs, che non nasconde l’entusiasmo: “Tridico è una speranza per la Calabria”. Resta da sciogliere il nodo di Italia Viva: se l’area renziana deciderà di sostenere o meno il campo largo, la coalizione potrebbe davvero presentarsi compatta contro Occhiuto.
Intanto, mentre la Calabria muove i suoi passi, nel centrosinistra nazionale restano altre partite aperte. In Toscana, per esempio, la candidatura di Eugenio Giani è agitata dalle bordate di Carlo Calenda, che minaccia di sfilarsi dopo l’accordo firmato con i 5 Stelle: “Se il programma di governo della Regione lo decide la Taverna, noi non ci saremo”, ha tuonato il leader di Azione, prendendo di mira le ipotesi su redditi di cittadinanza e stop alle infrastrutture.
Sul fronte opposto, quello del centrodestra, il quadro non è meno caotico. Se Francesco Acquaroli nelle Marche e lo stesso Occhiuto in Calabria corrono verso la riconferma, resta da definire la partita in Veneto, dove il braccio di ferro tra Fratelli d’Italia e Lega continua a bloccare il nome del candidato. In Toscana, intanto, Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e coordinatore regionale di FdI, non ha ancora sciolto le riserve, ma il logo della lista civica che dovrebbe sostenerlo è già stato presentato.
Infine, c’è la Campania, dove i 5 Stelle spingono per accelerare. “Al Pd va lasciato il tempo fisiologico per risolvere le loro questioni interne, ma non troppo”, ha detto a Repubblica l’ex ministro Sergio Costa, esponente campano del Movimento. Il riferimento è al congresso regionale dem, sul quale pesa l’ombra di Piero De Luca, figlio del governatore Vincenzo, deciso a non farsi scavalcare da Fico e intenzionato a giocarsi la leadership del partito dopo anni di gestione deluchiana.
Il quadro che emerge è quello di una partita nazionale a più tavoli, in cui la Calabria diventa laboratorio politico e simbolo di un campo progressista che, almeno lì, sembra volerci provare davvero. Tutto però dipenderà dalla tenuta delle alleanze e dalla capacità di reggere alle spinte centrifughe che già emergono in altre Regioni. Perché il tempo stringe: il 5 e 6 ottobre si vota, e il conto alla rovescia è ufficialmente iniziato.
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