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20 Agosto 2025 - 17:46
Angelo Ricca
Il rumore delle biciclette, la fatica dei giovani corridori e l’entusiasmo della comunità di Bollengo non sono soltanto il segno di una gara sportiva. Sono il battito vivo di una memoria che non si arrende al tempo. Domenica 24 agosto 2025 il paese tornerà ad animarsi per la 28ª edizione del Trofeo Angelo Ricca, una corsa ciclistica riservata agli Allievi, organizzata dal Velo Club Eporediese – Cicli Tessiore. Un circuito di 6,7 chilometri da ripetere dodici volte, ottanta chilometri complessivi che non misureranno soltanto gambe e resistenza, ma racconteranno ancora una volta la storia di un uomo che a Bollengo non è mai stato dimenticato.
Angelo Ricca non fu soltanto un ciclista promettente, capace di vincere competizioni di rilievo nazionale, ma anche un ragazzo che scelse la via più difficile e più coraggiosa: quella della libertà. Durante gli anni cupi dell’occupazione nazista aderì alla Resistenza, assumendo il nome di battaglia Stella. E proprio con la stella della speranza brillò fino al suo ultimo giorno, cadendo a Ivrea il 1° maggio 1945, colpito da una pallottola tedesca insieme al compagno Sergio Pavan, quando la Liberazione era ormai a un passo. Una fine tragica e beffarda, che trasformò il corridore in simbolo e il giovane atleta in eroe civile.
Il ricordo di Ricca non si è mai perso tra le pieghe della storia. A Bollengo il suo nome è inciso nella coscienza collettiva e vive non solo nei monumenti o nelle cerimonie ufficiali, ma anche nella corsa che gli è stata dedicata. «Ringrazio il Velo Club Eporediese – ha dichiarato il sindaco Luigi Sergio Ricca – per l’impegno che ogni anno dedica alla nostra corsa, che abbiamo voluto per ricordare un grande campione del ciclismo dilettantistico nazionale e che scelse anche la strada della Resistenza. Il suo nome da partigiano era Stella e fu ucciso a Ivrea, insieme a Sergio Pavan, il 1° maggio 1945».
Un ringraziamento che non è solo istituzionale, ma che racchiude il senso stesso della manifestazione: trasmettere ai giovani ciclisti e a tutta la comunità la consapevolezza che lo sport può essere veicolo di valori più grandi della vittoria e del risultato. Non a caso la gara di Bollengo non si limita a celebrare il talento atletico, ma custodisce la memoria di un ragazzo che pedalava forte e che, quando servì, seppe correre incontro al suo destino per difendere la libertà di tutti.
Il legame tra Ricca e il ciclismo è stato suggellato da testimonianze importanti, come quella di Alfredo Martini, storico commissario tecnico della Nazionale Italiana, che con lui aveva corso e che ricordava ancora il Trofeo Linari di Firenze, vinto proprio da Ricca con Martini terzo a oltre tredici minuti. Una distanza abissale, a dimostrazione di quanto quel giovane di Bollengo fosse capace di fare in sella a una bicicletta. Martini, nella prefazione a un libro dedicato alla sua vita, non nascose l’ammirazione per l’amico e rivale, sottolineando il talento e la passione che lo contraddistinsero anche nei pochi anni che il destino gli concesse.
Oggi, quando il gruppo si allinea alla partenza del Trofeo, non corre soltanto per conquistare un traguardo sportivo. Corre per portare avanti una fiaccola. Le ruote che girano, il sudore dei ragazzi, le bandiere che sventolano lungo le strade di Bollengo sono il modo più autentico per dire che Angelo Ricca continua a vivere. Non solo nel ricordo, ma anche nella promessa di un futuro che non dimentica.
La corsa, arrivata alla sua 28ª edizione, è la prova che la memoria può resistere più delle cronache quotidiane e dei riti ufficiali. Ogni anno decine di giovani, con le loro biciclette leggere e le ambizioni acerbe, scrivono una pagina che si intreccia con quella del ragazzo che pedalava sulle stesse strade ottant’anni fa. Ogni volata, ogni scatto, ogni respiro affannoso diventa una piccola dedica al partigiano Stella, al ciclista Angelo Ricca, al ragazzo che amava correre e che scelse di correre anche verso la libertà.
E allora sì, a Bollengo non si celebra soltanto una gara. Si celebra la resistenza del ricordo contro l’oblio, la forza dello sport contro la violenza della guerra, la determinazione di un giovane contro la brutalità della dittatura. Ogni edizione del Trofeo è una lezione di vita che passa dalle gambe dei ciclisti agli occhi di chi li applaude, e arriva dritta al cuore. Perché la storia di Angelo Ricca, ucciso il primo maggio del 1945, continua a insegnare che correre può significare vincere, ma scegliere da che parte correre può significare vivere per sempre.
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