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20 Agosto 2025 - 11:11
Thomas Schael
Il Piemonte si ritrova ancora una volta nel pantano della sanità. Stavolta il detonatore è il caso Thomas Schael, manager sanitario chiamato a guidare la Città della Salute e della Scienza di Torino e che ora l’assessore Federico Riboldi vuole “licenziare”. Sei mesi appena. Tanto è durata la sua esperienza.
Per Alberto Deambrogio, segretario regionale di Rifondazione Comunista, non è una sorpresa. Anzi, è l’ennesima dimostrazione che la Regione non ha una rotta.
“Sarei prudente nel dipingere Schael come un paladino della sanità pubblica. Si tratta di un manager di grande esperienza ma povero di principi e, come tutti i manager, pronto a condividere quelli di colui che lo paga”.
Un manager che, racconta Deambrogio, ha fatto del “lavoro sporco” il proprio mestiere. “Si è guadagnato la fama di dirigente irreprensibile e gira l’Italia chiamato a intervenire nelle situazioni più critiche. È stato per lungo tempo uno strumento di Moirano in Agenas. Lo mandava in avanscoperta, nella fase ‘distruttiva’ iniziale. Lui arriva, non guarda in faccia nessuno, taglia teste e scoperchia pastrocchi, denuncia e spaventa. Poi, dopo un po’ di pulizia, viene allontanato con sollievo da parte di tutti”.
Alberto Deambrogio
La responsabilità, insiste Deambrogio, è tutta politica. “Questo funziona se chi governa la Regione possiede un minimo di visione e conosce il contesto. Nel caso di Molinette ci troviamo davanti a un Assessore dilettante e a un gruppo dirigente regionale del tutto inadeguato a governare il nostro sistema sanitario”.
E il giudizio sulla Città della Salute è impietoso: “Una realtà molto complicata, sede di eccellenze e di contraddizioni, afflitta da un deficit strutturale impressionante. Costa troppo e non produce abbastanza. In teoria potrebbe essere risanata: ci sono ospedali di analoghe dimensioni che chiudono in pareggio. Ma le consulenze milionarie affidate negli ultimi vent’anni non hanno prodotto risultati significativi”.
Poi la stoccata più dura. “Hanno fatto arrivare Schael forzando la mano con l’Università e lo mandano via dopo sei mesi! Ci sarebbe da ridere se non fosse drammatico per il futuro di quell’ospedale. Una decisione irresponsabile, una dichiarazione di ingovernabilità che sfiora l’autolesionismo. Si potrebbe addirittura pensare che Cirio voglia far fuori Riboldi e approfitti di questo pasticcio sotto gli occhi di tutti”.
Ma la vicenda Schael non è che la punta dell’iceberg. Già a luglio Rifondazione aveva denunciato due nodi irrisolti: intramoenia e Piano sanitario.
Sulla libera professione intramuraria Deambrogio è netto: “È una delle tante modalità di fruizione di prestazioni a pagamento, fonte di ineguaglianze e iniquità in un contesto che non riesce più a garantire i livelli di assistenza del Servizio Sanitario Nazionale. Il Consiglio regionale ha approvato una legge per uniformarne l’esercizio, ma il testo non contiene alcuna indicazione specifica e rimanda all’emanazione di un regolamento”.
E ancora: “Di norme ce ne sono già molte. Il problema è farle applicare adeguatamente. La Regione ha già regolamentato in passato la libera professione con strumenti amministrativi, che però non hanno uniformato i comportamenti aziendali. Nessuno, nemmeno l’opposizione PD, ha messo in discussione in radice questa istituzione che andrebbe tolta di mezzo perché inaccettabile sul terreno delle ineguaglianze”.
Poi il colpo al cuore del Piano sanitario: “L’assessore spinge per un voto in agosto ma sinora ha portato in giro una versione impoverita di un documento preparato all’università Bocconi, da cui sono spariti tutti i dati numerici più interessanti: quattro parole d’ordine non sono un Piano. Forse Riboldi non lo sa o non vuole tenerne conto, ma la programmazione sanitaria in Piemonte è scritta nella legge 18 del 2007, che prevede profili e piani di salute, piani di azione delle ASL e soprattutto un percorso decentrato sinora totalmente mancato”.
E la chiosa finale pesa come un macigno: “Quella norma aveva al centro anche l’indicazione certa delle risorse da dedicare, quelle che oggi sono diventate una chimera a causa di una classe politica regionale e nazionale, di centrodestra come di centrosinistra, dedita alle spese per invio di armi, riarmo o nuovo esercito europeo”.
Il quadro tracciato da Rifondazione è devastante: un Piemonte che governa a vista, che brucia manager come fiammiferi, che vara leggi senza coraggio e porta in Consiglio piani svuotati di contenuti. Un sistema che, accusa Deambrogio, non garantisce più diritti ma solo attese, disagi e diseguaglianze.
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