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Parco dei 5 Laghi: cinque anni di attese e rinvii, ora il progetto prova a partire

Dal dossier del 2020 alla convenzione del 2025: pandemia, politica e burocrazia hanno rallentato l’iter. Con l’ok di Chiaverano, la macchina organizzativa si mette in moto, ma senza piano strategico tutto resta fermo sulla carta

Parco dei 5 Laghi: cinque anni di attese e rinvii, ora il progetto prova a partire

Il coordinatore del Parco, Alessandro Sicchiero

Ci sono volute estati intere, riunioni infinite e carte bollate a non finire. Ma il Parco dei 5 Laghi, dopo un iter che definire tormentato è poco, intravede finalmente un inizio concreto. A smuovere le acque è stato il consiglio comunale di Chiaverano, che il 31 luglio ha approvato all’unanimità la bozza di convenzione con la Città Metropolitana, destinata a gestire la parte organizzativa ed economico-finanziaria della nuova area protetta.

Un passo atteso da anni, che coinvolge i cinque Comuni su cui si fonda il progetto – Ivrea, Montalto Dora, Chiaverano, Borgofranco e Cascinette – chiamati a dare vita a un organismo che non sarà solo burocratico, ma anche consultivo e propositivo, con l’obiettivo di trasformare in realtà un’idea che rischiava di rimanere incagliata nel mare delle buone intenzioni.

La convenzione mette nero su bianco alcuni punti cardine. Prima di tutto la nascita di una comunità consultiva composta dai rappresentanti politici degli enti coinvolti, destinati a rimanere in carica per tutta la durata dei rispettivi mandati. Poi la definizione dei rapporti tra Comuni e Città Metropolitana, con un modello di gestione che dovrà tenere insieme conservazione, sviluppo e governance istituzionale.

La cornice economica non è da poco. Il finanziamento sarà garantito in parte da stanziamenti della Città Metropolitana e in parte da una quota a carico dei singoli Comuni, calcolata sulla base della popolazione residente. Una formula che dà l’idea di una ripartizione “solidale”, ma che diventerà operativa solo quando sarà completato il piano pluriennale strategico.

Ed è proprio questo piano, avviato a novembre 2024 attraverso quattro tavoli tematici, a rappresentare l’ennesimo ostacolo: a oggi non è ancora concluso. Eppure senza la definizione degli obiettivi e delle azioni concrete non sarà possibile accedere a fondi nazionali e regionali, indispensabili per rendere vivo e sostenibile il parco. Gli ambiti di lavoro toccano i nodi principali: la gestione delle risorse naturali, la tutela degli habitat, la ricerca e la governance, l’accessibilità e la fruizione pubblica, fino allo sviluppo turistico e alla valorizzazione agroalimentare. Insomma, sulla carta c’è tutto: dalla salvaguardia del patrimonio ambientale alla promozione dell’accoglienza, passando per la creazione di sinergie con associazioni, enti e realtà produttive del territorio.

Se si guarda alla cronologia, i numeri parlano da soli: candidatura alla Regione nel settembre 2020, approvazione della Giunta regionale nel 2022, via libera del Consiglio regionale nel marzo 2024 e avvio dei tavoli tematici a novembre dello stesso anno. Solo nell’estate 2025, con la delibera di Chiaverano, si arriva alla prima convenzione concreta. Totale: cinque anni di percorso, rallentato dalla pandemia e dalle immancabili manovre politiche, tra commissioni senza numero legale e rinvii che hanno fatto perdere altro tempo.

Resta però la sensazione che il Parco dei 5 Laghi sia ancora sospeso in una dimensione a metà tra sogno e progetto. Da un lato l’urgenza di dare risposte ai cittadini e agli operatori che attendono di vedere trasformata in realtà una risorsa potenzialmente preziosa; dall’altro la lentezza esasperante di un percorso che continua a dilatarsi, con il rischio di bruciare ancora tempo.

Per adesso, l’unica certezza è che la macchina organizzativa si è messa in moto. Ma dopo cinque anni di attesa, la domanda rimane: sarà davvero la volta buona?

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