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Ventura e Baudo, un legame per sempre: ‘Con lui ho imparato tutto

Dal primo incontro a ‘Domenica In’ all’ultimo pranzo a Rimini: l’amore infinito di Simona Ventura per Pippo Baudo

Ventura e Baudo, un legame per sempre: ‘Con lui ho imparato tutto

Simona Ventura e Pippo Baudo

C’è un filo invisibile che unisce Simona Ventura a Pippo Baudo. Un legame fatto di riconoscenza, affetto e ammirazione, che la conduttrice non ha mai nascosto. Lo dimostrano le parole con cui, alla notizia della scomparsa del grande maestro della televisione italiana, ha voluto salutarlo: «Sei stato il mio MAESTRO, non ti dimenticherò mai!!! Buon viaggio Pippo». Un grido del cuore, scritto sui social, che riassume trent’anni di incontri, collaborazioni, consigli, fiducia e aneddoti che raccontano meglio di qualunque necrologio cosa abbia rappresentato Baudo per lei.

Non si tratta solo di memoria o di nostalgia. Ventura ha ricordato, quasi con orgoglio, di aver ritrovato un’intervista che lei stessa aveva realizzato anni fa per la sua web tv, #simonaventuratv. Un dialogo con Pippo che oggi, riascoltato, appare ancora più attuale: il ritratto di un uomo curioso, appassionato, di una cultura enciclopedica, sempre pronto a osservare e a dare consigli. “Immens[o] Pippo, ci mancherai”, ha scritto rilanciando quel filmato, come se sentisse il bisogno di restituire al pubblico quel patrimonio di umanità e di televisione.

La storia tra i due inizia nel 1992, quando Baudo, già colonna portante della Rai e volto simbolo del piccolo schermo, scorge in una giovane cronista sportiva di Telemontecarlo un talento particolare. È lui a offrirle la prima, decisiva occasione: “Domenica In”. Da lì parte la carriera di Ventura, che non ha mai smesso di sottolineare come senza quell’intuizione forse non sarebbe diventata ciò che è oggi. “Mi ha dato sempre un’occasione”, ha spiegato, rievocando quegli anni. E quelle occasioni si moltiplicarono: Baudo le affidò il Dopofestival del 2002, al fianco di Gianni Giorgino, confermando la sua fiducia e alimentando la sua ascesa televisiva.

Ma il rapporto non si limitava alla ribalta. Ventura ha raccontato spesso di come, all’indomani di ogni puntata di “Domenica In”, andasse da lui per capire com’era andata. Bastava un gesto delle braccia, uno sguardo, per intuire l’umore di Pippo. Era esigente, a volte severo, ma con lei non si arrabbiava quasi mai, forse perché aveva colto la sua richiesta di sintesi, di ritmo, di efficacia televisiva. Baudo, del resto, era un perfezionista che sapeva tutto di tutto: teatro, musica, spettacolo. La sua enciclopedia vivente incuteva rispetto, quasi timore, ma Ventura era riuscita a stabilire con lui una complicità speciale.

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E non erano solo parole. Pippo sapeva anche sorprendere. Quando Simona, chiamata a condurre Sanremo, prese di fatto il suo posto, lui si risentì un po’, come confessò la stessa conduttrice. Ma comprese: “Era un treno che non potevo lasciarmi sfuggire”. E Baudo, pur geloso del suo Festival, seppe riconoscere in lei la stessa ambizione e lo stesso fuoco sacro che lo avevano guidato per decenni.

Un legame, il loro, fatto anche di pranzi memorabili. Ventura ricorda con emozione l’ultima volta che lo vide, due anni fa a Rimini: un tavolo con Al Bano e Pippo, due “mostri sacri” come li definisce lei. Una scena che oggi sembra un commiato, ma che allora era solo un incontro tra amici, colleghi, persone che hanno condiviso la storia della tv italiana.

Lui era “la televisione”, ha detto Ventura, sottolineando come la sua scomparsa segni davvero la fine di un’epoca. Con Pippo se ne va non solo un uomo, ma un certo modo di fare spettacolo: quello dei grandi maestri, da Mike Bongiorno a Maurizio Costanzo, da Raimondo Vianello a Raffaella Carrà. Era “l’ultimo Highlander”, lo definisce lei, con quell’aria di colosso che incuteva rispetto ma che sapeva anche donare fiducia. Come quando, al Dopofestival, aumentò i minuti in scaletta perché gli piaceva quel che vedeva: un gesto di grande generosità da parte di un uomo abituato a controllare tutto.

Non è un caso che Ventura lo abbia voluto con sé anche nella sua esperienza più personale e coraggiosa, la web tv: Pippo accettò subito un’intervista, curioso come sempre, desideroso di confrontarsi con le nuove piattaforme e le nuove sfide della comunicazione. Nonostante l’età, non aveva perso quella fame di novità che lo aveva reso unico.

E c’è un aspetto che Ventura sottolinea e che forse spiega meglio di tutti la sua ammirazione: Baudo non era servile. Non si piegava ai poteri forti, non cercava scorciatoie. Pagò questa indipendenza con cadute, esclusioni, periodi difficili. Ma si rialzava sempre, con dignità e coraggio. “Forse avrebbe potuto avere di più – dice Ventura – ma non era il tipo da scendere a compromessi. E per questo lo amiamo di più”.

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Nella sua voce, oggi, c’è la gratitudine di chi non dimentica, ma anche la consapevolezza di aver assistito da vicino a un pezzo irripetibile di storia televisiva. Ventura ha sempre definito Pippo il suo “maestro”. Non per convenzione, ma perché davvero le ha insegnato un mestiere, un modo di stare in scena, un approccio alla tv che nessuna scuola avrebbe potuto darle.

Ora che Pippo Baudo non c’è più, le sue parole suonano come un testamento: “Era il mega direttore di tutti i ruoli. Lavorare con lui è stata una fortuna”. E Simona Ventura, con quella riconoscenza che non si spegne, continua a ribadire lo stesso concetto: Pippo non era solo un collega, era un gigante. E i giganti, come i veri maestri, non muoiono mai.

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