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Settimo "investe" ancora sull’accoglienza dei richiedenti asilo: 110 posti SAI fino al 2028

La Giunta di Elena Piastra proroga il progetto di integrazione per richiedenti asilo e rifugiati. Accoglienza diffusa e Centro Fenoglio confermati, tutto con fondi ministeriali

Settimo "investe" ancora sull’accoglienza dei richiedenti asilo: 110 posti SAI fino al 2028

Settimo "investe" ancora sull’accoglienza dei richiedenti asilo: 110 posti SAI fino al 2028

Il Comune di Settimo Torinese ha deciso di proseguire, senza interruzioni, il proprio impegno nel progetto SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione, che permette di ospitare e accompagnare nel loro percorso persone richiedenti asilo, rifugiati e famiglie che hanno lasciato i loro Paesi a causa di guerre, persecuzioni o gravi difficoltà economiche.

La decisione è stata presa ufficialmente il 1° luglio 2025, durante una riunione di Giunta, presente la sindaca Elena Piastra, e ora gli uffici chiederanno al Ministero dell’Interno il rinnovo del progetto per altri tre anni, dal 2026 al 2028.

Non si tratta di una novità, perché Settimo Torinese partecipa da oltre dieci anni a questo programma nazionale. Già nel 2013 il Comune aveva scelto di aderire al progetto, che all’epoca si chiamava SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Negli anni il nome è cambiato – prima SIPROIMI, poi SAI – ma l’obiettivo è rimasto lo stesso: garantire ospitalità dignitosa e percorsi di integrazione per chi arriva in Italia senza una casa e senza reti di sostegno.

Il progetto attualmente prevede 110 posti di accoglienza. Sono divisi in due gruppi: 40 posti sono destinati a famiglie o a piccoli nuclei, che vengono ospitati in alloggi diffusi sul territorio. In questo caso la gestione è affidata a un’associazione temporanea di scopo guidata dalla Fondazione Comunità Solidale, insieme a CISV Solidarietà e all’Associazione Casa dei Popoli. I restanti 70 posti sono invece pensati per persone singole e si trovano in una grande struttura collettiva comunale all’interno del Centro Fenoglio in via De Francisco, gestita direttamente dalla Croce Rossa Italiana.

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richiedenti asilo politico

Bene sottolineare che non ci si limita a offrire vitto e alloggio. Negli anni è stato costruito un ventaglio di servizi pensati per accompagnare le persone verso l’autonomia: corsi di lingua italiana, orientamento legale, sostegno psicologico, mediazione culturale, assistenza sanitaria, inserimento scolastico per i bambini e perfino tirocini formativi e percorsi di orientamento al lavoro. L’obiettivo è evitare che l’accoglienza resti confinata a una logica assistenziale, puntando invece all’integrazione reale nella comunità.

Le convenzioni attuali scadono a fine 2026, ma prevedono già la possibilità di essere prorogate di altri due anni, fino al 2028. Naturalmente, tutto dipenderà dal via libera e dal finanziamento del Ministero. Nella delibera, la Giunta spiega che l’esperienza di questi anni è stata “ampiamente positiva”: non solo perché ha garantito un tetto e assistenza a chi ne aveva bisogno, ma anche perché ha creato occasioni di collaborazione tra Comune, associazioni e cittadini. Il progetto, infatti, non si limita a dare vitto e alloggio, ma offre anche corsi di lingua italiana, orientamento al lavoro, sostegno scolastico per i bambini e assistenza sanitaria. In altre parole, aiuta le persone a inserirsi davvero nella comunità.

Nella delibera il Comune sottolinea che queste attività hanno portato benefici anche al territorio: le associazioni del terzo settore si sono rafforzate, sono nati legami di solidarietà e si è diffuso un clima di collaborazione che, almeno in parte, ha contribuito a rendere Settimo una città più inclusiva.

Insomma, con questa delibera, la Giunta Piastra invia un messaggio chiaro: Settimo Torinese continuerà a essere un Comune che crede nell’accoglienza e nell’integrazione come strumenti di civiltà e di convivenza.

Non si tratta solo di numeri e posti letto, ma di un modello che prova a trasformare un problema – l’arrivo di persone in difficoltà – in un’opportunità di crescita collettiva.

Chiunque si trovi a vivere l’esperienza dell’asilo politico o dello status di rifugiato, infatti, non porta con sé soltanto bisogni, ma anche storie, competenze, culture. Dare loro un’accoglienza dignitosa significa permettere un inserimento che, nel tempo, può arricchire anche la comunità che li ospita.

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