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17 Agosto 2025 - 18:51
Amalia Debendi
Ci sono storie che sembrano nate per restare in un angolino di una pagina di giornale e invece diventano "altro". Quella che vi andiamo a raccontare ruota intorno ad Amelia Bedendi, 105 anni compiuti lo scorso settembre. Non è solo la storia di una donna ultracentenaria che supera un intervento chirurgico, ma il racconto di un secolo intero attraversato con tenacia e dignità.
Lo scorso luglio Amelia è arrivata all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli con una frattura al femore. Per molti sarebbe stata la fine di un percorso. A quell’età il rischio è altissimo, e troppo spesso un’operazione del genere diventa il preludio di un declino inarrestabile. Ma chi conosce Amelia sa che in lei c’è qualcosa di diverso: una forza interiore che non si lascia piegare né dal tempo né dalle cadute. Così, sotto la guida del chirurgo Domenico Aloj e di tutta l’équipe di Ortopedia e Traumatologia, si è deciso di tentare. L’intervento, complesso e valutato con attenzione multidisciplinare, è riuscito. Dopo appena sei giorni, Amelia è stata dimessa. Vigile, lucida, con una ripresa che ha sorpreso persino i medici.
È l’ennesima prova di una vita che sembra cucita addosso alla parola “resilienza”. Perché Amelia non è nuova a sfide impossibili. È nata il 2 settembre 1919 ad Adria, in provincia di Rovigo, in un mondo devastato dalla Spagnola. Cresciuta tra le campagne del Vercellese, a Oldenico, ha visto passare guerre, carestie, rivoluzioni tecnologiche, e non si è mai tirata indietro. Ha lavorato, ha amato, ha condiviso la vita con il marito Pio Ferraris, storico messo comunale, fino alla sua morte nel 1994. Poi ha continuato da sola, senza paura della solitudine, anzi, trasformandola in un’occasione per dedicarsi alla sua passione: l’orto. Fino a oltre 90 anni l’hanno vista piegata tra le zolle, a coltivare verdure con mani esperte e con quella testardaggine tipica di chi non vuole rinunciare al gusto di raccogliere ciò che ha seminato.
Non si è mai lasciata definire dall’età. A quasi un secolo, quando per molti l’unico orizzonte diventa la fragilità, lei continuava a muoversi da sola, autonoma, indipendente. Poi, meno di sette anni fa, ha scelto di trasferirsi alla Casa del Clero di Vercelli. Una decisione presa con lucidità, non come resa, ma come nuovo inizio. E lì ha trovato una comunità che oggi la considera una parte della propria famiglia. Lo si è visto lo scorso anno, quando per i suoi 105 anni due sindaci si sono presentati per festeggiarla: Roberto Scheda per Vercelli e Marco Roncarolo per Oldenico. Li ha accolti come sempre fa: con il sorriso, in piedi, dimostrando che il corpo può invecchiare, ma lo spirito resta giovane.
Quella festa non è stata solo un traguardo anagrafico ma la celebrazione di un secolo di vita attraversato con la leggerezza di chi non ha mai smesso di credere nel domani. E oggi, dopo l’intervento al femore, quell’immagine acquista un valore ancora più grande. Perché Amelia non è soltanto una “paziente ultracentenaria”. È il simbolo di un’Italia che resiste, che si rialza, che non si arrende.
Non è retorica: a 105 anni non basta un corpo forte, serve una volontà indomita. Amelia ha visto morire la sua generazione, ha visto passare i decenni come stagioni, eppure continua a essere un riferimento per i suoi cari, per gli amici, per il personale che ogni giorno la assiste alla Casa del Clero.
Se ci si ferma un attimo a riflettere, la sua parabola è straordinaria. Nata sotto il segno di una pandemia, ha attraversato la Spagnola, poi la guerra, poi il dopoguerra e la ricostruzione, poi il Covid. Ha visto cambiare il mondo, ha visto scomparire il mondo contadino in cui era cresciuta, e ha saputo adattarsi. Sempre. Oggi, dopo una caduta che avrebbe potuto essere fatale, torna a camminare, a sorridere, a guardare avanti.
E allora la notizia, quella che ha riempito le cronache, non è solo l’intervento riuscito. La vera notizia è che Amelia Bedendi, a 105 anni, continua a insegnarci a vivere. Non con discorsi, non con proclami, ma con il suo esempio. Con la sua capacità di rialzarsi. Con quel suo modo di affrontare la vita che è insieme semplice e rivoluzionario: non arrendersi mai.
Insomma, Amelia è molto più che la decana della Casa del Clero. È la dimostrazione vivente che il tempo può segnare il corpo, ma non ha potere sullo spirito. E nel giorno in cui torna a casa dopo un’operazione che avrebbe fatto tremare chiunque, ci ricorda che la vita non smette mai di sorprenderci.
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