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17 Agosto 2025 - 18:30
Disabato (M5s)
Un milione di euro. Non briciole, ma quasi un milione di euro dei piemontesi è finito dritto nelle casse di sedici associazioni del privato sociale. Tutte con un marchio ben preciso: intercettare, convincere, “accompagnare” – qualcuno direbbe condizionare – le donne che intendono interrompere la gravidanza. Benvenuti nel fantastico mondo del Fondo Vita Nascente, la creatura politica voluta dall’assessore Maurizio Marrone e difesa a spada tratta dalla giunta regionale di centrodestra.
A svelare le cifre è la consigliera regionale Sarah Disabato (M5s), che parla di “vergogna” e di soldi pubblici usati come bancomat ideologico. La ripartizione, infatti, è talmente lineare da sembrare una parodia: 58.750 euro a testa, uguali per tutti, senza spiegare perché e con quali criteri. Risultato: 940 mila euro totali, distribuiti senza troppe domande, senza controlli chiari, senza alcuna garanzia di trasparenza.
Maurizio Marrone
Disabato denuncia un meccanismo che sembra costruito per alimentare clientele più che per aiutare davvero le famiglie: “Il 15% dei fondi può andare a personale e consulenze, il 5% a comunicazione e propaganda, un altro 15% a formazione. Il resto? Un pozzo nero di spese varie, dove spuntano 326 mila euro finiti in affitti, bollette e mutui. Problemi abitativi che dovrebbero essere affrontati dall’assessorato con misure strutturali, non affidati alle associazioni con criteri discrezionali e fumosi”.
Un welfare parallelo, fatto di sportelli e associazioni che diventano i nuovi “centri d’ascolto” per le fragilità, con tanto di bollino politico. E il paradosso più grande è che a rimetterci, ancora una volta, sono le famiglie più fragili: straniere, numerose, spesso con casi di violenza. Situazioni che richiederebbero personale qualificato, non volontari benedetti dal contributo pubblico.
Eppure la giunta va avanti come un treno. La consigliera M5s lo dice chiaramente: “Questa politica delle mancette agli antiabortisti è solo becera propaganda sulla pelle delle donne. Continueremo a chiedere chiarezza, perché i diritti conquistati con la legge 194 sono sotto attacco”. E avverte: non è finita qui. Perché nel Piano socio-sanitario regionale il Fondo Vita Nascente è già previsto come strutturale, ossia destinato a diventare stabile negli anni, trasformandosi da sperimentazione a istituzione permanente.
Una deriva che preoccupa anche la rete “Più di 194 voci”, che parla di “criticità enormi” nelle rendicontazioni. Non solo opacità: in alcuni casi le associazioni hanno presentato rendiconti incoerenti con le regole del bando, senza monitoraggi adeguati, senza garanzie di efficacia. “Quello che emerge – scrivono gli attivisti – è un disegno politico fragile e opaco, che non risponde ai bisogni concreti delle donne ma a un modello ideologico. Una politica che mette a rischio l’autodeterminazione femminile e minaccia di diventare permanente”.
Per non restare nel vago, la rete annuncia un libro bianco in uscita a settembre, con dati, numeri e anomalie nero su bianco. Un atto d’accusa che non potrà essere liquidato con un comunicato stampa e che finirà inevitabilmente sui tavoli delle istituzioni.
La sensazione è che la Regione stia giocando una partita delicatissima con i soldi pubblici e con i diritti delle donne. Da un lato, un milione di euro distribuito senza trasparenza; dall’altro, famiglie e situazioni di fragilità gestite da associazioni private al posto dello Stato. Sullo sfondo, il grande convitato di pietra: la legge 194, che qualcuno, con pazienza e “fondi” mirati, vorrebbe svuotare pezzo dopo pezzo.
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