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“50 anni e più della metà con me”: la dichiarazione d'amore di Del Piero a Sonia Amoruso

Alessandro Del Piero e Sonia Amoruso: una storia d'amore autentica e longeva che celebra la bellezza del viaggio insieme, oltre i trofei

“50 anni e più della metà con me”: la dichiarazione d'amore di Del Piero a Sonia Amoruso

Del Piero con la moglie

Che cos’è l’amore, se non il più lungo dei campionati? Quello in cui corri per anni, macini chilometri, prendi falli, rialzi la testa e resti fedele alla maglia. Alessandro Del Piero e Sonia Amoruso lo sanno bene: sposi da quel lontano 12 giugno 2005, hanno scritto una storia che non ha bisogno di trofei per essere celebrata. Sono una delle coppie più felici e longeve del panorama italiano, e il sabato 16 agosto scorso è arrivata la carezza più dolce, firmata proprio dall’ex capitano della Juventus. Un assist di quelli che non si sbagliano, messo giù su Instagram con la naturalezza dei campioni e la sincerità di chi non ha bisogno di effetti speciali per mostrare quanto conti davvero il gioco di squadra.

Dal 12 giugno 2005 a oggi, la loro partita ha insegnato una lezione semplice: quando hai al tuo fianco un compagno che ti guarda negli occhi e ti fa sentire nella formazione titolare, ogni difficoltà diventa superabile. La definizione è chiara: una delle coppie più felici e longeve del panorama italiano. Non un fuoco di paglia, ma la solidità di una difesa costruita mattone su mattone, allenamento dopo allenamento. In questo amore ci sono ritmo, tempi d’inserimento, coperture reciproche e quella scintilla che non si spegne mai, anche quando il cronometro avanza e le gambe non corrono più veloci come a vent’anni.

E così, nel giorno del compleanno di Sonia, Del Piero ha scelto la via più diretta, quella in cui il pallone arriva dritto in area: Instagram. Nessun dribbling, nessuna finta: parole chiare, semplici, ironiche eppure profondamente romantiche. “50! Di cui più della metà insieme… Ma come ca**o hai fatto a sopportarmi e a rimanere così bella e vera! Buon compleanno Sonia”. È stato come un gol al novantesimo, quello che fa esplodere gli spalti e ti ricorda perché ami ancora questo sport. Un colpo che scalda il cuore, che strappa un sorriso e insieme racconta una storia di resistenza, di condivisione, di quotidiana straordinaria normalità. Le immagini dei festeggiamenti hanno fatto il resto: volti felici, torta al posto del pallone, applausi al posto del tifo. Un post condiviso da Alessandro Del Piero: più che una firma, una fascia al braccio digitale.

Funziona così bene perché dice tutto con poco. “50!”: un numero che pesa come una maglia storica, che celebra il traguardo e insieme riconosce la bellezza del viaggio. “Di cui più della metà insieme…”: una frase che ribalta il campo con un tocco, che racconta la misura del tempo e la profondità di un legame. E quella domanda, giocosa e affettuosa allo stesso tempo – “Ma come ca**o hai fatto a sopportarmi” – è un colpo di tacco inatteso, la confidenza che di solito resta nello spogliatoio ma che, portata davanti a tutti, diventa il manifesto di un amore capace di ridere di sé.

In un mondo in cui sui social va in scena di tutto, la loro autenticità risuona forte. Qui non c’è strategia da lavagna, nessuna giocata preparata: c’è soltanto la fotografia di una coppia che riesce a fondere il lato pubblico e quello privato senza perdere mai credibilità. Del Piero avrebbe potuto parlare da campione, scegliendo il linguaggio dei trofei, e invece sceglie la lingua di casa, quella che ti fa sorridere anche se non stai allo stadio. È una carezza che arriva semplice, come una punizione dal limite calciata non per stupire, ma per colpire al cuore della porta: centrata.

“Bella e vera”. Due parole che pesano come un intervento pulito in scivolata. Con questa definizione, Del Piero mette a fuoco la sostanza di chi resta, di chi protegge le linee di passaggio, di chi non si perde nei filtri e negli specchi digitali. L’autoaccusa scherzosa – “come ca**o hai fatto a sopportarmi” – diventa il modo migliore per ricordare che ogni squadra vive anche di pazienza, di ascolto, di quella capacità di coprire il compagno quando sbaglia un controllo.

Quando si parla di longevità, non si misura solo il calendario. Si misura la tenuta mentale, l’equilibrio, il lavoro invisibile che non finisce mai in prima pagina ma che decide le stagioni. Dal 2005 a oggi, la loro storia ha collezionato minuti su minuti, come un regista che non sbaglia mai la scelta di passaggio. E ora, nel sabato del compleanno di Sonia, quelle parole hanno segnato un gol che vale più di un trofeo: la conferma che la partita continua, con la stessa fame e lo stesso spirito di squadra.

Instagram, in fondo, è solo una curva digitale che canta. Quando un post come questo spunta sul tabellone, la gente si riconosce, applaude, condivide. Perché l’autenticità non ha bisogno di coreografie, non cerca standing ovation: arriva, colpisce, resta. È la prova che, anche fuori dal rettangolo verde, il linguaggio del calcio sa ancora spiegare i sentimenti. Il sacrificio è nella copertura, la gioia nella ripartenza, la fiducia nel passaggio a un tocco.

Resta un “Buon compleanno Sonia” che suona come un inno. Cinquanta candele come cinquanta palloni da tenere in gioco: si cade, ci si rialza, si ride e si va avanti. Più della metà insieme? È la statistica più bella, quella che non ha bisogno del VAR: l’ha già convalidata, una volta per tutte, il campo della vita.

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