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17 Agosto 2025 - 07:45
Alessandro Raso
Ci voleva l’assessore Alessandro Raso per scoprire che Settimo Torinese non è una città, ma un grande laboratorio naturale a cielo aperto. Le immagini parlano da sole: alberi avvolti in chilometri di ragnatele bianche, foglie secche che pendono come carta bruciata, rami interi divorati dai bruchi. Uno scenario che fa più “film horror” che “verde urbano”. Ma niente paura, rassicura Raso: “Tra pochi giorni diventeranno farfalle e voleranno via in maniera naturale”. E vissero tutti felici e contenti.
Il tono è quello del maestro elementare che spiega alla classe la differenza tra infantria americana e processionaria. Con tanto di nota a margine: la processionaria attacca i pini neri e silvestri, che a Settimo quasi non ci sono. E quindi, di che vi preoccupate? In fondo qui non ci sono solo ragnatele giganti sugli alberi, c’è anche un assessore che ci tranquillizza.
Peccato che, nel frattempo, le strade offrano lo spettacolo desolante di piante ridotte a scheletri. Ma Raso non si scompone: “Stiamo monitorando la distribuzione dei nidi e valutando con i nostri agronomi alcune contromisure”. E qui la domanda sorge spontanea: se non fa male a nessuno e basta aspettare che diventino farfalle, perché servono agronomi e contromisure? O è tutto sotto controllo oppure non lo è: decidiamoci.
Poi arriva la parte migliore, la vera chicca: “Se avete dubbi o perplessità scrivete sui canali ufficiali del Comune o sulla pagina ‘Settimo bene comune’”. Tradotto: per favore non inquinate i social con le vostre lamentele, ché le ragnatele sugli alberi vanno bene, ma quelle sulla reputazione del Comune no. La linea è chiara: il problema non è che Settimo sembri una foresta infestata, il problema è che i cittadini possano lamentarsi nel posto sbagliato.
Insomma, mentre gli alberi sembrano usciti da un set cinematografico di Tim Burton, all’assessore basta dire che non punge e non è pericoloso. Una politica ambientale all’avanguardia: aspettare che la natura faccia il suo corso e che i cittadini si abituino al degrado. E tutti in strada ad applaudire la magia della trasformazione, dai bruchi alle farfalle, passando per la devastazione degli alberi.
Raso non è nuovo a queste uscite. Già qualche tempo fa aveva illuminato i cittadini spiegando che l’erba era meglio non tagliarla, così da proteggere gli insetti impollinatori. Una trovata che aveva già fatto sorridere (per non dire arrabbiare) chi si trovava a passeggiare tra marciapiedi trasformati in giungle e parchi ridotti a savane africane. Ora, dopo l’elogio dell’erba alta, arriva quello alle ragnatele sugli alberi.
Che dire, orami c'è di tutto: api, vespe, calabroni, cavallette, topi, bruchi e adesso pure falene appese agli alberi.
Certo, sempre in nome della biodiversità. Che, tradotto in linguaggio amministrativo, significa una sola cosa: meno manutenzione, meno costi, più annunci ecologici da postare sui social. La nuova frontiera della politica ambientale è il “non fare”: non tagliare, non potare, non intervenire.
E se proprio si vuole abbellire si proceda con una mano di vernice colorata davanti alle scuole...
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