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16 Agosto 2025 - 10:47
Elena Piastra
Non serve andare al centro commerciale per trovare le offerte dell’estate. A Settimo Torinese, basta sfogliare le delibere appiccicate all'albo pretorio per imbattersi in un volantino degno del Black Friday: tre immobili pubblici al prezzo di uno, tutti ben impacchettati e pronti per finire nelle mani di un privato.
Udite, udite... La Giunta comunale guidata dalla "visionaria" Elena Piastra, con tanto di voto unanime e applausi, ha approvato il 15 luglio 2025 un Partenariato Pubblico-Privato (PPP) che più che un piano urbanistico sembra la svendita di fine stagione di un patrimonio collettivo.
La fortunata società è la C.S. Costruzioni Srl di Asti, la stessa che ha già firmato il Palazzetto dello Sport.
A guardare i tempi c'è da rimanere basiti... Il 27 giugno ha protocollato la proposta (numero 0042147/2025), e in men che non si dica – appena dieci giorni dopo – l’Amministrazione ("venghino signori venghino") l’ha trasmessa alla controllata Patrimonio Srl per un parere. Patrimonio, il giorno 11 luglio, ha risposto “sì, ci interessa”, e il 15 la Giunta ha approvato, con urgenza, rendendo il tutto immediatamente eseguibile. Una velocità amministrativa che, se fosse applicata anche ai problemi quotidiani dei cittadini, trasformerebbe Settimo in una città da guinness dei primati.
Il pacchetto comprende tre interventi che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro:
L’ex scuola dell’infanzia R. Pezzani, in via Fiume 18, da trasformare in “Casa della Salute” e poi data in sub-concessione a un soggetto “qualificato”. Piccolo dettaglio: la scuola sarà chiusa e i bambini verranno ricollocati a partire dall’anno scolastico 2026-2027 al civic center di via Fantina. Insomma, i piccoli sloggiati per far posto a un progetto che nessuno sa ancora chi gestirà, con quali servizi e sotto quale controllo pubblico.
Il rudere tra via Fiume e via Schiapparelli, che diventerà uno “studentato”. Peccato che Settimo non abbia un’università, che le scuole superiori cittadine siano in crisi e che i collegamenti ferroviari con Torino scoraggino già gli studenti pendolari. Nessuna convenzione con l’Università di Torino, nessuna analisi del fabbisogno, nessun vincolo sociale. Solo il solito mantra: rifunzionalizzare un edificio vuoto e trasformarlo in fonte di profitto.
Il Parco della Salute, su un’area di Patrimonio Srl tra via Vigliano e via Regio Parco. Un’area già “destinata alla vendita”, che adesso diventa la cornice di un corridoio verde di collegamento con gli impianti sportivi. Bello sulla carta, ma sempre con il solito interrogativo: davvero il Comune non è più in grado di realizzare un giardino pubblico senza la regia di un costruttore privato?
Nella delibera si legge che la Casa della Salute servirebbe ad “ampliare i servizi per la non autosufficienza” a Borgo Nuovo; lo studentato sarebbe utile perché “vicino alla stazione ferroviaria”; il parco, infine, valorizzerebbe un bene di Patrimonio “già destinato alla vendita”. Insomma, più che un disegno urbanistico, un collage di giustificazioni arrangiate per far quadrare i conti.
Il tutto è condito da un dettaglio che non sfugge: il direttore tecnico della società proponente è Valentina Galasco, già direttrice dei lavori del Palazzetto per conto di Patrimonio. Oggi, con tempismo perfetto, è dall’altra parte del tavolo, a firmare i progetti per il costruttore privato. Tutto formalmente regolare, certo. Ma quando figure tecniche passano senza soluzione di continuità dal pubblico che assegna gli appalti al privato che li incassa, la domanda è inevitabile: il confine tra interesse collettivo e interesse di parte non sarà diventato un po’ troppo sottile?
La Giunta, dal canto suo, ha approvato il tutto all’unanimità, con sette voti favorevoli e un solo assessore assente. Manco a dirlo... si è deciso di rendere la delibera immediatamente eseguibile, “visto l’urgenza”. Una fretta che, guarda caso, manca sempre quando si parla di strade dissestate, trasporti in crisi o scuole che cadono a pezzi.
E così, in piena estate, mentre i cittadini si dividono tra ferie e afa, il Comune prepara l’ennesimo “affare” confezionato su misura: tre immobili in un unico pacchetto, il privato che decide e il pubblico che ratifica. Altro che visione urbanistica per una città vivibile: qui siamo di fronte alla politica che abdica e lascia che siano i costruttori a scrivere il futuro della città.
I saldi, a Settimo, sono serviti. Solo che alla cassa, come sempre, ci finiscono i cittadini.
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