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Parcheggio a pagamento anche ad agosto. Botta e risposta tra Pd e Lega... "Si vergognino!"

Settimo Torinese, dove le strisce blu non conoscono vacanza: tra scelte amministrative controverse e desertificazione commerciale inesorabile

Parcheggio a pagamento anche ad agosto. Il Pd e Piastra si vergognino!

Elena Piastra

A Settimo Torinese, anche le tradizioni più semplici diventano un problema. Prendete quella vecchia, apparentemente innocua, abitudine italiana – un filo di civiltà urbana – di sospendere le strisce blu nelle settimane centrali di agosto. Un piccolo gesto, quasi affettuoso, rivolto a chi resta in città mentre il resto del mondo è in spiaggia a mangiare cocomero e granita. Un modo per dire: “Ci siamo dimenticati di te, ma almeno oggi puoi parcheggiare senza tirare fuori il portafoglio.”

E invece no. A Settimo, no. Quest’anno si paga. Sempre. Dappertutto. Davanti a una serranda abbassata con il cartello “torniamo il 28”. Sotto i 40 gradi, dove l’unico movimento è un piccione solitario che zampetta in cerca d’acqua e ti fissa con la stessa espressione che hai tu quando scopri che anche il 13 agosto devi pagare il ticket.

Ma guai a lamentarsi. Se solo ti azzardi a dire che – e diciamo pure con cautela – il mondo civile sospende il pagamento per qualche giorno all’anno, scatta immediata la reprimenda moralista dell’Amministrazione.

Ci ha provato la Lega. E il Partito Democratico è esploso in versione “prof di educazione civica esasperato”: “Anche basta con le vostre solite falsità!”. Post su Facebook, ovviamente. In cerca di like, faccine, approvazione militante.

Fine del confronto. Argomentazioni sostituite con un post stizzito, condito da superiorità morale e zero risposte nel merito. Un classico.

Per tutti, ecco servita la lezione di dottrina piastriana: “Sospendere il pagamento non è previsto dal contratto con Abaco. Costa troppo. 3.100 euro per una settimana. 6.400 per due. Molti hanno già l’abbonamento. E poi, è più giusto così.”

Giustificazioni inappellabili. Sigillate. Inamovibili.
E così, a Settimo, la sosta a pagamento diventa valore etico, principio assoluto, dogma contabile.

E chi resta in città a lavorare, a sudare, a sopravvivere? Che paghi. Perché – testuali parole – “non è corretto che tutti paghino per agevolare pochi.”

Una frase perfetta, da dire a Bruxelles, in un simposio tra funzionari dell’OCSE e tecnici del Fondo Monetario Internazionale.
Un po’ meno convincente detta davanti al bancone di un tabaccaio che il 16 agosto ha aperto e si sente dire da un cliente:
“Scusi, ma devo pagare anche oggi per lasciare la macchina? A Torino no…”

Già. A Torino no. Nemmeno a Milano, Bologna, Genova. Ma a Settimo sì. Settimo resiste. Non si piega alla logica, all’umanità, al caldo.

E attenzione: non si dica che la decisione è stata presa per fare cassa. Giammai. La sindaca Elena Piastra ci ha spiegato che i soldi non spesi per sospendere la sosta verranno destinati al commercio locale.

Peccato solo che… non esista un’associazione di categoria con cui confrontarsi. Né un tavolo permanente. Nessun piano condiviso. Zero strategia reale.

E quando la Lega fa notare che il commercio locale sta morendo, che il centro si svuota, che i negozi abbassano le serrande, cosa fa il Partito Democratico? Si offende. Si attacca alla sacralità del bilancio, come un monaco medievale al suo codice miniato. E lancia il solito mantra: “Voi non votate i bilanci, quindi non potete capire.”

Sui social, qualcuno ribatte: “Capiscono tutto loro. Nani, ballerine, attori, parrucchiere…”

E via di tecnicismi. Delibere. Commi. Paragrafi. Guai a toccare l’articolo 7, comma 3, della delibera 18 bis: potrebbe crollare l’universo.

Il tono è sempre lo stesso: voi non capite, voi non studiate, voi non siete all’altezza. E intanto? La città affonda. La gente paga. E il parcheggio, naturalmente, resta a pagamento.

Ma il vero capolavoro è l’arroganza con cui tutto questo viene difeso. La Giunta ha avuto il coraggio politico (o la faccia tosta) di definire la mancata sospensione una “scelta strategica.”

Come se far pagare il parcheggio a Ferragosto, in un centro deserto, fosse una mossa innovativa. Una svolta urbana.

In realtà è solo un gesto ottuso, antipatico, controproducente. Danneggia chi lavora, chi compra, chi prova a tenere viva la città anche d’estate.
Altro che strategia. Qui c’è solo una mancanza di empatia amministrativa, un’incapacità di leggere la realtà, e un’enorme, insostenibile presunzione.

La Lega, certo, cavalca il malcontento. Ma almeno – incredibile a dirsi – lo ascolta. E mentre il Pd si aggrappa a un paragrafo di bilancio come fosse la tavola di Mosè, il ticket sotto l’ombrellone rimane.

Perché a Settimo non c’è trippa per gatti. Né sosta per umani.

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E intanto, la desertificazione commerciale avanza a ritmo sostenuto.
Basta passeggiare in via Italia o via Torino: negozi chiusi, attività che arrancano, vetrine spente.

Colpa dell’e-commerce? Anche. Ma soprattutto colpa di una concorrenza mostruosa, appena oltre confine: To Dream, Settimo Cielo Retail Park, Outlet del Lusso. Tre colossi con parcheggi gratuiti, offerte, servizi e clienti a frotte.

E il centro città? Una riserva indiana, dove si resiste per eroismo o per abitudine, mentre il Comune osserva – muto e immobile – e si compiace delle sue “misure” per allocchi.

Ah sì, le misure! La più brillante? L’esenzione dalla TARI per chi apre una nuova attività ma non per chi ce l'ha già. Una misura che fa ridere polli e galline, ma anche i proprietari dei locali sfitti.

Perché la TARI, in un deserto commerciale, è una briciola. È come regalare una crema solare a chi si è già ustionato.
Un’elemosina. Una nocciolina.

Ma il vero colpo di genio è il manager del Distretto Urbano del Commercio (DUC). 15.000 euro all’anno per una figura che – sulla carta – dovrebbe rilanciare il commercio.

Dopo mesi, non si conoscono né il piano, né i risultati, né la persona. Due locandine, qualche riunione, e una montagna di aspettative affondata nel nulla.

Chi l’ha visto? Forse cerca ancora parcheggio gratuito. O è rimasto chiuso in uno dei negozi dismessi. O studia il rilancio del commercio… dal metaverso.

E nel frattempo, la Piastra, fedele alla sua vocazione visionaria, ha pensato bene di affittare un negozio chiuso per farci una galleria d’arte temporanea. Mostre. Eventi. Apertura alla cittadinanza.

Lodevole, certo. Ma qui non si tratta di cultura. Si tratta di sopravvivenza economica. Un centro città non si salva con una mostra sullo sport patrocinata dalla Fondazione ECM, ma con politiche coraggiose, concrete, immediate.

La cultura è fondamentale. Ma che senso hanno le mostre nei locali sfitti, con tutti gli spazi a disposizione? Solo Piastra lo sa.

La verità è che Piastra sta tradendo i suoi concittadini. Un tradimento verso chi ogni giorno alza la serranda con fatica.
La desertificazione non è una tendenza inevitabile: è la conseguenza di scelte sbagliate (le sue), di disattenzioni, di arroganza.

Un problema serio, che dovrebbe impegnare la Giunta con la schiena dritta e la testa bassa, fino all’ultimo giorno di mandato. Serve visione vera. Non quella delle frasi a effetto. Non quella delle mostre nei negozi vuoti.

Cosa dovrebbero fare i commercianti di fronte a un’Amministrazione sorda e incapace? Cominciare a incazzarsi.

Si parte con un cartello in vetrina: “Piastra ci hai stufato.”. Poi mezz’ora chiusi per protesta. Poi una petizione. Poi un comitato…

E avanti così, fino a quando Piastra non scenderà dal suo piedistallo.

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