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Ivrea in Azione
29 Luglio 2025 - 06:00
Gabriella Colosso
La tutela dei diritti dei lavoratori, in particolare nell’ambito degli appalti pubblici, è un tema che negli ultimi anni ha assunto un’importanza crescente. Garantire condizioni economiche e normative dignitose non è solo un dovere istituzionale, ma un segno concreto di rispetto verso chi lavora. È per questo che le amministrazioni comunali devono non solo attenersi alle leggi vigenti, ma anche adottare misure proattive e coraggiose, capaci di alzare gli standard nella gestione degli appalti e delle concessioni.In questo contesto, la recente delibera della giunta Salis nel Comune di Genova, arrivata a solo un mese dall’insediamento, rappresenta un segnale chiaro: si può e si deve agire tempestivamente. La delibera approvata dimostra che la proposta che avevo avanzato in consiglio comunale – con largo anticipo – era non solo pertinente, ma avrebbe potuto essere adottata già allora, se solo ci fosse stata un po’ più di determinazione.
Il provvedimento della giunta genovese è un modello virtuoso. L’approvazione di linee guida vincolanti per il rispetto dei diritti dei lavoratori negli appalti pubblici rappresenta infatti uno strumento efficace e concreto per contrastare lo sfruttamento e promuovere la dignità del lavoro. Il Codice degli Appalti, negli articoli 11 e 119, stabilisce chiaramente che le stazioni appaltanti devono vigilare affinché vengano applicati i contratti collettivi nazionali, a prescindere dal valore economico dell’appalto. Questo non è un semplice adempimento tecnico: è un principio etico. Non possiamo accettare che il lavoro povero venga pagato con denaro pubblico. Sarebbe una sconfitta per l’intera comunità, oltre che un tradimento dei valori di giustizia ed equità.
Un nodo cruciale è la corretta individuazione del contratto applicabile. È indispensabile verificare che eventuali contratti alternativi offrano le stesse garanzie normative ed economiche di quelli indicati dalla stazione appaltante. Questa verifica deve diventare una prassi consolidata, per evitare ogni forma di dumping contrattuale e per assicurare a tutti i lavoratori i diritti che spettano loro di legge.
Un altro aspetto fondamentale è il criterio del miglior rapporto qualità-prezzo, che deve necessariamente includere tra i fattori di valutazione l’impegno da parte dell’appaltatore a garantire una retribuzione oraria lorda minima di 9 euro. E anzi, è arrivato il momento di alzare ulteriormente l’asticella e iniziare a parlare di 10 euro. Per molti lavoratori questa soglia può rappresentare la differenza tra una vita dignitosa e una quotidianità fatta di rinunce.
Ivrea ha oggi la possibilità di mettersi al passo e di diventare un esempio virtuoso a livello nazionale. Ma non possiamo nasconderci: siamo in ritardo. La mozione da me presentata e approvata ben due anni fa è rimasta senza seguito. È ora che il sindaco Matteo Chiantore dimostri coraggio politico e assuma una posizione netta, dando un segnale concreto a favore dei lavoratori.
Il prossimo 30 luglio, durante la commissione lavoro da me convocata in qualità di presidente, ci sarà un’occasione cruciale per affrontare questi temi in maniera trasparente e costruttiva. In particolare, sarà importante avviare una mappatura delle aziende che lavorano per il Comune di Ivrea e che, ad oggi, applicano contratti sotto la soglia di dignità salariale. Mi auguro che l’assessora Gabriella Colosso, che in consiglio comunale aveva espresso il suo sostegno alla mozione, possa fornire aggiornamenti puntuali e precisi in merito.
Chiediamo quindi un gesto chiaro e concreto da parte dell’amministrazione Chiantore. Non si tratta solo di approvare un atto formale, ma di assumersi una responsabilità politica e morale. La dignità dei lavoratori non può più aspettare.
Adottare linee guida che tutelino realmente i diritti delle persone nei contratti di appalto è una scelta necessaria, un obbligo etico prima ancora che amministrativo. La cura del lavoro e delle condizioni in cui esso si svolge deve diventare una priorità dell’azione comunale. Solo così Ivrea potrà davvero diventare un punto di riferimento, un faro di giustizia sociale e di buone pratiche in tutta Italia.
Il cambiamento è possibile. Serve solo la volontà di farlo.
Ivrea deve avere più coraggio. Adesso, non domani. Ciao!!
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