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Il Brut di Villareggia conquista Roma e porta il Canavese in vetta all’Italia delle eccellenze

Insaccato raro e identitario, vale al paese canavesano un premio nazionale per l’agroalimentare

Il Brut di Villareggia

Il Brut di Villareggia conquista Roma e porta il Canavese in vetta all’Italia delle eccellenze

Villareggia non ha bisogno di numeri per contare. Questo minuscolo comune piemontese, affacciato sulle rive della Dora Baltea, ha dimostrato che l'identità può risiedere in un sapore, in un profumo antico, in un prodotto nato dalla necessità e diventato simbolo di orgoglio territoriale. È il caso del Brut, un salume raro e misterioso, nato dalla cultura contadina e dalla tradizione del quinto quarto, ovvero le parti meno nobili del maiale, rivalutate con ingegno e sapienza.

Una storia che affonda le radici nella fatica dei campi e nelle cucine delle cascine canavesane, quando nulla si buttava e tutto si trasformava in nutrimento. Ma il Brut non è solo un altro insaccato: è una creatura culturale, un’eccezione gastronomica unica in Italia, la cui origine — secondo alcune ipotesi — potrebbe risentire di influenze spagnole, forse risalenti al periodo in cui le truppe iberiche attraversarono il Piemonte nel Cinquecento.

A valorizzare questo gioiello nascosto sono stati proprio i giovani del territorio, che negli ultimi anni hanno organizzato una sagra interamente dedicata al Brut, con il sostegno attivo del Comune di Villareggia e della Pro Loco. Non una semplice festa di paese, ma un evento capace di coniugare cultura gastronomica, tradizione orale e progettualità futura, in un’ottica che mette al centro la filiera corta, il sapere locale e la comunità come risorsa strategica.

Il progetto ha funzionato. Tanto che il 10 luglio 2025, a Roma, nella prestigiosa cornice di Palazzo Rospigliosi, Villareggia ha ricevuto il Premio Piccolo Comune Amico, nella categoria Agroalimentare. Il riconoscimento, assegnato dal Codacons in collaborazione con Coldiretti, è sostenuto da una rete di enti nazionali, tra cui Aci, Anci, Enac, Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, Touring Club Italiano, Autostrade per l’Italia, Symbola, Fit e Uncem. Non solo: il premio ha incluso anche una campagna promozionale gratuita che porterà Villareggia e il suo Brut su Facebook, Instagram e sulla stampa nazionale, oltre a garantire visibilità su un sito dedicato e una mappa interattiva delle realtà comunali vincitrici.

L’obiettivo dichiarato del progetto è chiaro: offrire alle piccole realtà locali uno spazio di visibilità nazionale, che esuli dai soliti circuiti turistici e premi l’autenticità, la creatività e la capacità di fare rete tra istituzioni, associazioni e cittadini. Il premio ricevuto da Villareggia è quindi molto più di una medaglia: è un riconoscimento politico e culturale al lavoro lento, capillare, silenzioso di una comunità che non ha mai perso la propria coerenza con la terra.

In questo scenario, il Brut diventa metafora perfetta di resistenza e trasformazione. La sua preparazione prevede l’utilizzo delle parti meno pregiate del maiale, tritate finemente e insaporite con spezie e vino rosso, prima di essere insaccate in un budello naturale e stagionate secondo metodi tradizionali. Il risultato è un salume compatto, saporito, dal carattere deciso, che richiede una certa pazienza nell'essere lavorato ma che racconta una storia antica ad ogni fetta.

La sagra dedicata al Brut non si limita alla degustazione. Ogni edizione prevede laboratori del gusto, incontri con macellai storici del territorio, momenti musicali, visite guidate al borgo, e riflessioni sul ruolo del cibo come vettore di comunità. Anche la scelta del nome “Brut” (brutto, in piemontese) è un atto di consapevolezza e autoironia: non è bello da vedere, ma è buono da mangiare, e soprattutto autentico.

L’amministrazione comunale, che ha sostenuto la candidatura al premio insieme alla Pro Loco, ha sottolineato più volte come l’agroalimentare rappresenti un settore strategico per il futuro del paese. A partire dalla valorizzazione dei saperi legati all’allevamento, alla norcineria, alla cucina popolare, fino alla promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo, in cui la qualità prevalga sulla quantità, e dove la cultura si impasti ogni giorno con la terra.

Il “Piccolo Comune Amico” è anche questo: un laboratorio di possibilità, dove le economie di prossimità diventano leve di sviluppo e coesione sociale. La forza di Villareggia sta nel non essersi mai venduta come cartolina, ma nel saper raccontare — anche attraverso un salume “povero” — una ricchezza che nessun algoritmo può replicare.

In un’Italia sempre più polarizzata tra città iperconnesse e campagne svuotate, Villareggia indica una via diversa, fatta di recupero, partecipazione e identità. Il premio non è la fine di un percorso, ma un rilancio per nuove progettualità, che ora potranno contare su un’attenzione mediatica nazionale. E mentre il Brut continua a stagionare nei locali freschi del paese, il suo nome viaggerà ben oltre i confini del Canavese, raccontando che anche da ciò che un tempo era considerato scarto può nascere eccellenza.

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