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Quaranta giovani architetti progettano il riuso delle Officine ICO

Dal 26 al 29 luglio quaranta giovani progettisti lavoreranno fianco a fianco con quattro studi nazionali per ripensare il riuso degli spazi industriali dismessi. Al centro del workshop, la memoria olivettiana e le possibilità di trasformazione urbana delle architetture razionaliste

Quaranta giovani architetti progettano il riuso delle Officine ICO

Officicine Ico

Dal 26 al 29 luglio Ivrea ospiterà una delle esperienze progettuali più interessanti dell’estate: un workshop di architettura sul tema del riuso industriale che porterà negli spazi delle Officine ICO quaranta tra studenti e giovani professionisti provenienti da tutta Italia. Si tratta di Vuoto Futuro, iniziativa promossa dall’associazione omonima con il patrocinio del Comune di Ivrea, dell’Archivio Storico Olivetti, dell’AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale), del FAI – Delegazione di Ivrea e Canavese, delle Spille d’Oro Olivetti e di Confindustria Canavese.

Una riflessione concreta e operativa sulla possibilità di riscrivere il destino degli spazi produttivi abbandonati, a partire da uno dei luoghi più rappresentativi della modernità industriale italiana. Le Officine ICO, progettate da Luigi Figini e Gino Pollini, rappresentano ancora oggi un modello esemplare di architettura razionalista, capace di tenere insieme forma e funzione, innovazione e contesto, estetica e lavoro. Il secondo ampliamento dell’edificio, realizzato nel 1942 e oggetto di studio del workshop, definisce con precisione la cifra funzionalista della struttura: una facciata vetrata continua, un sistema a doppia vetratura per il controllo termico e l’illuminazione naturale, e il celebre Salone dei 2000, ampio spazio a shed che collega i vari livelli dell’edificio.

vuoto

La partecipazione al workshop è stata aperta a studenti e studentesse di architettura, oltre che a giovani progettisti, con un massimo di 40 selezionati. A ciascun gruppo di lavoro sarà assegnata un’area specifica dell’edificio su cui intervenire progettualmente. Ogni gruppo sarà coordinato da uno dei quattro studi di architettura invitati: BDR Bureau, ETB Studio, OASI Architect e Studio SER, tutti riconosciuti a livello nazionale per l’approccio critico e contemporaneo ai temi della trasformazione urbana.

Vuoto Futuro non è solo un’occasione formativa, ma un metodo di lavoro. La struttura del workshop si fonda sulla co-progettazione, sul confronto diretto e sul dialogo orizzontale. Le attività si articoleranno in quattro giornate intense. Sabato 26 luglio, dopo il ritrovo e la consegna dei materiali, i partecipanti prenderanno parte a una visita guidata del complesso a cura di ICO Impresa Sociale, seguita da una conferenza e dalle prime sessioni di lavoro progettuale. In serata sono previste le prime esplorazioni dei luoghi limitrofi, con una visita alla mensa aziendale disegnata da Ignazio Gardella e al convento di San Bernardino.

Domenica sarà interamente dedicata alla progettazione, con un momento di allestimento preparatorio per il confronto del giorno successivo e una visita all’Unità Residenziale Ovest, nota anche come Talponia, opera di Gabetti e Isola, e alle storiche abitazioni dei dirigenti. Lunedì 28 luglio sarà il giorno del confronto collettivo: ciascun gruppo presenterà gli sviluppi della propria proposta, aprendo una discussione trasversale sull’intero edificio e sulle strategie comuni da definire. Si proseguirà poi con altre sessioni di progettazione e, nel tardo pomeriggio, si visiterà l’Archivio Storico Olivetti.

L’ultimo giorno, martedì 29 luglio, sarà interamente dedicato alla finalizzazione dei materiali, alla stampa degli elaborati e all’allestimento dell’esposizione conclusiva. Alle ore 17.00 si terrà la presentazione pubblica dei progetti, aperta alla cittadinanza, alle istituzioni e a tutti gli interessati. L’ingresso sarà libero e l’incontro si concluderà con un momento conviviale.

Il titolo scelto per l’iniziativa, Vuoto Futuro, suggerisce in sé una tensione tra perdita e possibilità. Non si tratta di cancellare ciò che è stato, né di coprire con facciate nuove le tracce di un passato industriale glorioso. Al contrario, l’obiettivo del workshop è comprendere il valore del vuoto, della dismissione, della sospensione temporale, per aprire spazi di immaginazione e trasformazione. Non a caso, il materiale di presentazione del progetto cita una frase di Alessandro Anselmi: “Ma oltre l’oblio, quell’oggetto esisteva nel vuoto, anzi esisteva grazie al vuoto perché ormai poteva essere concepito solo come montaggio e ricomposizione di pezzi e parti geometriche fluttuanti nello spazio tornato ad essere di nuovo infinito”.

In questo senso, il workshop si propone come esercizio concreto di reinterpretazione, come tentativo di riscrivere un paesaggio urbano in modo collettivo, senza imposizioni dall’alto, ma attraverso lo scambio di idee, l’ascolto dei luoghi, la competenza tecnica e la creatività condivisa.

La scelta di Ivrea non è casuale. Oltre al valore architettonico delle Officine ICO, la città rappresenta un caso emblematico per chi si occupa di cultura industriale e di trasformazioni urbane. L’esperienza olivettiana ha lasciato una traccia profonda nella struttura materiale e simbolica del territorio. Gli edifici progettati tra gli anni Trenta e Sessanta per il lavoro, la formazione, l’abitare e il tempo libero parlano ancora oggi di un’idea di modernità che rifiutava la brutalità dello sfruttamento e cercava un equilibrio tra produttività, benessere e bellezza. Quel progetto di città è oggi oggetto di recupero, di discussione, di nuove sperimentazioni. Iniziative come Vuoto Futuro non celebrano quella stagione, ma la prendono come punto di partenza per interrogare il presente e per chiedersi come si possa ancora costruire – e ricostruire – senza dimenticare.

La presentazione pubblica di martedì 29 luglio rappresenterà il momento conclusivo di questo processo. Un’occasione per vedere i risultati dei lavori, ma anche per aprire una discussione ampia sul futuro di Ivrea, del suo patrimonio e delle sue possibilità. L’invito è rivolto a tutti: cittadini, professionisti, amministratori, studenti, curiosi. Perché i luoghi dismessi non sono relitti, ma spazi di domanda. E l’architettura può essere, ancora una volta, una risposta.

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