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23 Luglio 2025 - 07:00
Daniele Volpatto, Chiara Gaiola e Caterina Greco
Sembrava intoccabile, cristallizzata nel suo equilibrio post-congressuale, la segreteria metropolitana del Partito Democratico di Torino. Ma la stagione dell’unità, quella siglata nel 2022 con la benedizione dell’area Bonaccini, è finita da un pezzo. Da Roma è cambiato il vento, e sotto la Mole si aggiornano le geometrie. Elly Schlein comanda al Nazareno, e anche nella capitale sabauda il pressing per redistribuire peso e deleghe si è fatto insistente. Morale: il rimpasto è servito. Se non è ancora stato ufficializzato è questione di ore, forse minuti, con dentro tutto – e tutti – per non scontentare nessuno. O, meglio, per far finta di non scontentare nessuno.
A sinistra entrano in tre, con tanto di biglietto da visita schleiniano in tasca: Roberta Bertero, già nello staff dell’assessora Chiara Foglietta, Sara Cariola, ex consigliera della Quattro, e Daniele Volpatto, ex assessore a Settimo Torinese. Tre ingressi che segnano il riequilibrio formale della segreteria, con lo sguardo già rivolto al congresso 2026. Ma non è tutto qui.
A ben vedere, questa piccola rivoluzione ha un epicentro ben preciso: Settimo Torinese. E dietro le quinte si muove una figura sempre più centrale, ma sempre abilissima nel dire che lei non c’entra: Elena Piastra.
La sindaca, che ufficialmente non è né bonacciniana né schleiniana – almeno fino a ieri – piazza un suo fedelissimo (Volpatto), mentre l’area settimese conquista spazi ovunque. Lo chiamano pluralismo, ma l’impressione è quella di un arrembaggio ben organizzato. Con vista sul futuro. E forse, chissà, su qualche poltrona di respiro più largo.
Nel frattempo, Chiara Gaiola, altra figura in quota Settimo, viene spedita alla presidenza regionale come vicepresidente. Un premio per cosa, è difficile dirlo: a Settimo il suo contributo politico, da assessora all'istruzione, è sfuggente, per non dire invisibile e se non incide a casa sua, figuriamoci cosa potrà mai fare nel partito regionale.
Dal lato riformista entrano due volti che meritano qualche riga in più. Caterina Greco, consigliera comunale eletta in Sala Rossa, ex area Gallo, eletta (tutto scritto nei documenti a corredo dell'inchiesta Echidna) grazie a uno scambio di voti orchestrato con pazienza certosina nel retrobottega delle correnti. Non era né Schleinianissima, né bonacciniana di ferro. Ma i voti – quelli veri – si contano, non si pesano. E adesso, da riformista dell’ultim’ora, è pronta a giocare la sua partita.
A completare il quadro, Pierino Crema che sostituisce Andrea Appiano, oggi sindaco di Bruino, e due riconferme in chiave di continuità: Ermanno Torre, ancora coordinatore della segreteria, e Paola Parmentola, responsabile organizzativa.
Soddisfatto (dicono) Marcello Mazzù, segretario metropolitano che ha guidato e sta guidando con equilibrio – e silenziosa fatica – la barca dem torinese.
Ma c’è un dettaglio – solo apparentemente secondario – che rende questo rimpasto ancora più interessante: l’ombra lunga dell’inchiesta della Procura di Torino che ha messo sotto i riflettori due figure storiche del partito, il deputato Mauro Laus e l’ex assessore Mimmo Carretta. Nessuna condanna, nessuna corsa al patibolo, per carità. Ma nel Pd piemontese tutti sanno che certi equilibri cominciano a muoversi anche – e soprattutto – quando la cronaca giudiziaria bussa alle porte. E che gli spazi lasciati liberi, anche solo politicamente, vengono riempiti con una rapidità sorprendente.
Sul fondo, ma nemmeno troppo, si muove Stefano Lo Russo. Il sindaco, che da mesi sta affilando le alleanze interne, osserva e applaude. Da tempo si è avvicinato alla segretaria nazionale, lanciando messaggi d’intesa e apprezzamenti ben calibrati. Appoggiando anche i “quattro sì” del referendum, ha fatto capire che con Schlein ci sa parlare. E questa operazione, benedetta da tutte le anime, non può che rafforzare la sua corsa verso il 2027. L’obiettivo è evitare primarie pericolose, stoppare in anticipo eventuali candidature “più a sinistra” e restare, ancora, il punto di equilibrio in una coalizione sempre più affollata.
Alla fine, come sempre, tutto torna. Il Pd di Torino cambia per non cambiare troppo. Ma intanto Settimo è salita a bordo, Schlein detta l’agenda, l’inchiesta disegna nuove traiettorie, i bonacciniani alzano bandiera bianca, temporaneamente, s’intende e la sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra comincia a credere di potercela fare a strappare una candidatura alla Presidenza della Regione Piemonte, che è poi l'unico modo che ha per essere eletta. Una candidatura alla semplice carica di consigliera regionale sarebbe una batosta che, abituata com'è a vincere facile, difficilmente riuscirebbe a reggere...
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