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Santissima Annunziata perde la parità scolastica. Revocato lo status: docenti senza titolo, Comune in difficoltà

Il Provveditorato certifica l’irregolarità. La scuola aveva bollato come “fandonie” le denunce de La Voce. Adesso rischia di perdere anche i fondi comunali e regionali

Bufera a Rivarolo: la scuola non ha insegnanti con i "titoli" per insegnare

Gabriele Cibrario Rossi

La notizia aleggiava da tempo, ma ora è ufficiale. La scuola Santissima Annunziata di Rivarolo Canavese non ha più i requisiti per essere considerata “paritaria”. A metterlo nero su bianco è una comunicazione formale del Provveditorato agli Studi, recapitata in questi giorni e che fa seguito ad un’ispezione ministeriale in cui è riscontrata la presenza, nell’organico, di insegnanti privi del titolo abilitante all’insegnamento. Un colpo durissimo per l’istituto, che rischia ora di vedere compromessi prestigio, fondi pubblici e futuro didattico.

“Il Comune continua a mantenere i rapporti” – commenta con noi il sindaco Martino Zucco Chinà“Ho chiesto di essere costantemente aggiornato. L’intenzione è di proseguire, impugnando la revoca attraverso un ricorso al Tar e chiedendone la sospensione. Anche perché, essendo arrivata a tre mesi dall'inizio dell’anno scolastico, è necessario garantire la continuità educativa a studenti e insegnanti. Noi, tuttavia, non possiamo intervenire direttamente nella gestione di un istituto privato, seppur paritario…”

Anche la convenzione con il Comune, che prevede un contributo di circa 21 mila euro, entra ora in discussione.

“La teniamo sospesa” – aggiunge il sindaco – “Non possiamo riconoscere risorse pubbliche a un soggetto che ha perso i requisiti. La convenzione stabilisce che il personale debba essere qualificato. Se non lo è, non possiamo fare finta di niente. Vero è che i fondi comunali sono un ‘di più’. A loro servono soprattutto quelli regionali, che sono decisivi”.

E dire che appena pochi giorni fa, il 15 luglio, in una lettera inviata a tutti i genitori, l’Istituto aveva bollato come “fandonie” le notizie pubblicate da La Voce, accusandoci di creare “falsi allarmismi” e promettendo querela.

Oggi, guarda un po', è il Ministero dell’Istruzione a confermare esattamente ciò che La Voce aveva denunciato già nel 2022.

la lettera

Fu proprio grazie a un’inchiesta di questo giornale, infatti, che emerse la presenza, alla Santissima Annunziata, di personale non abilitato all’insegnamento. La cooperativa che gestisce l’istituto non negò il problema. Anzi, il presidente Gabriele Cibrario Rossi ammise la presenza di “qualche eccezione”, attribuendola alle difficoltà nel trovare insegnanti già formati, in particolare nel settore privato. Un problema strutturale, aggravato negli anni dalla scarsità di docenti qualificati, a cui lo Stato ha risposto con deroghe e proroghe – come la Legge 76 del 28 maggio 2021 e, ancor prima, il Decreto Legge 22 dell’8 aprile 2020.

Ma se la normativa riconosce le difficoltà, impone anche trasparenza. E qui iniziano i veri guai: quali erano queste “eccezioni”? Chi erano gli insegnanti non in regola? Che ruolo ricoprivano all’interno dell’istituto? Nessuna risposta. Già nel 2022, la scuola si trincerava dietro la privacy: nessun nome, nessun elenco, nessun dato.

Ma la questione non finì lì. Anzi, nel 2023, le richieste di chiarimento aumentarono. In particolare, il gruppo consiliare Riparolium, guidato da Fabrizio Bertot, presentò una richiesta formale alla Giunta per ottenere l’elenco del personale della scuola materna, con relativi titoli di studio.

Ad occuparsi dell’interrogazione fu l’allora assessora Conta Canova, che – dettaglio non trascurabile – era ed è anche docente presso la scuola.

La risposta? Ancora una volta evasiva. “Ci sono sei insegnanti in servizio, tutti in possesso dei requisiti richiesti. Tuttavia non è possibile fornire ulteriori dettagli, pena la violazione della riservatezza dei dati personali”. Privacy, di nuovo, come paravento per evitare la trasparenza.

E allora la domanda si fece inevitabile: è legittimo invocare la privacy quando in gioco ci sono fondi pubblici? Quando esiste una convenzione firmata nero su bianco che prevede, tra le clausole, l’obbligo di personale qualificato?

La tensione salì ancora nell’estate del 2023, quando i carabinieri si presentarono in Comune per acquisire documenti e delibere riguardanti la gestione dell’Istituto. La reazione della cooperativa fu immediata: il presidente Cibrario Rossi parlò di “accanimento mediatico”.

“Se siamo ancora qui – ci disse – è perché non abbiamo fatto nulla di illegittimo. I fondi ci spettano, la nostra struttura è in regola. Dispiace che si voglia demolire una realtà che da decenni offre un servizio alla città. Ma per fortuna, 300 famiglie continuano a credere in noi”.

Nel frattempo, Comune e cooperativa cercarono un dialogo. Si incontrarono. Ma il comunicato firmato dall’assessora Conta Canova fu tutt’altro che chiarificatore. Ancora una volta nessuna lista, nessun nome, nessuna presa d’atto. Solo una frase generica: “Il CdA della scuola ha garantito l’impegno a rispettare la convenzione, nonostante le oggettive difficoltà nel reperire personale titolato”.

Oggi però, a parlare non è più la stampa. È il Provveditorato. E lo fa con una comunicazione ufficiale che certifica la perdita dei requisiti per la parità scolastica. Che significa perdere il riconoscimento ministeriale e i fondi pubblici a esso collegati.

E così, dopo anni di smentite, accuse ai giornalisti, reticenze e invocazioni alla privacy, la verità viene a galla. La domanda resta sospesa. Più attuale che mai. Quanti sono i docenti non abilitati oggi in servizio alla Santissima Annunziata?

Per la cronaca, ma non solo per quella, dal 1997 l’Istituto Santissima Annunziata è gestito dalla Cooperativa “La Risposta – s.r.l. Onlus”, fondata da un gruppo di laici che già operavano nella scuola quando questa era amministrata dalle Suore di San Giuseppe di Torino, subentrate a loro volta alle Suore Orsoline. Con l’intento di proseguire lungo il solco educativo tracciato dalla tradizione religiosa che aveva caratterizzato l’istituto sin dalle origini, la Cooperativa chiese liberamente e ottenne il riconoscimento ufficiale come scuola cattolica da parte del Vescovo di Ivrea di allora, Monsignor Luigi Bettazzi.

Nel 2011, la Diocesi di Ivrea ha acquistato l’immobile che ospita l’Istituto, confermando il proprio impegno nei confronti dell’opera educativa. L’edificio è stato poi concesso in comodato d’uso gratuito alla Cooperativa per un periodo di vent’anni, in virtù del riconoscimento dell’attività scolastica come autentica opera pastorale.

Tratto da www.istitutossannunziata.it

L’Istituto prende il nome dalle Suore Orsoline della Santissima Annunziata di Rivarolo, piccola Congregazione religiosa locale, fondata dalla rivarolese Madre Maria di Gesù, al secolo Anna Maria Borgaratti e riconosciuta dal Vescovo di Ivrea, monsignor Colombano Chiaverotti, con decreto del 26 gennaio 1818. Sempre per interessamento di monsignor Chiaverotti, il 27 settembre 1821 le Orsoline, che abitavano in un edificio fatiscente nel centro di Rivarolo, ebbero in dono da Re Carlo Felice la Chiesa e il Convento di San Francesco, incamerati dal Regio Demanio dopo la soppressione napoleonica del Convento francescano. Infine, il 28 novembre 1824, il nuovo Vescovo di Ivrea, monsignor Luigi Pochettini, impose loro la perfetta clausura. 

 

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Intorno al 1845 il Vescovo monsignor Luigi Moreno attenuò la clausura e fece aprire il Monastero alle scuole femminili istituendo un educandato, con annessa scuola e convitto, per bambine e ragazze; secondo una radicata tradizione inoltre, avrebbe anche fatto aprire una Scuola di Metodo, cioè corsi di formazione per le maestre, sul modello di quelle aperte dall’abate Aporti a Torino, su mandato del Governo. Nel Monastero, oltre alla scuola elementare, le ragazze potevano frequentare un triennio di scuola detta “Commerciale” che comprendeva corsi di economia e contabilità, seguito da un ulteriore biennio di specializzazione dal quale uscivano con una licenza di “computista-contabile”. L’attività educativa a favore delle ragazze, attestata dal Bertolotti e da diversi documenti del Comune, fu uno dei motivi che concorsero a sottrarre le Orsoline dagli effetti della Legge di soppressione di conventi e monasteri del 7 luglio 1866: infatti, su richiesta del Comune di Rivarolo, che lo voleva per sistemarci le proprie scuole, l'intero complesso venne incamerato dall'Amministrazione delle Finanze dello Stato. Le Orsoline ricorsero al Tribunale Civile di Torino che, il 23 dicembre 1867, diede loro ragione e confermò loro la proprietà del Monastero e dei suoi beni, mobili ed immobili, proprio in ragione delle loro attività educative. Sui corsi della Scuola di Metodo per la formazione delle maestre, le notizie sono piuttosto frammentarie, erano corsi annuali e, probabilmente, si svolsero con notevole discontinuità.  È certo invece che ai primi del Novecento era operante, nel Monastero, il corso quadriennale della Scuola Normale per la formazione delle maestre (diventato poi Istituto Magistrale), una scuola con annesso convitto per cui era frequentata da ragazze provenienti da paesi anche lontani e che preparò le maestre per tante scuole del Canavese.

 

Negli anni Trenta del Novecento don Amedeo Sicco, Vicario del Monastero cioè il sacerdote che, su mandato del Vescovo di Ivrea, amministrava la Congregazione delle Orsoline, diede ulteriore impulso all’Istituto, sia ottenendo il Riconoscimento legale per tutti i tipi di scuole, dalle elementari all’Istituto Magistrale, sia ampliando l’edificio di via San Francesco in modo da aprire la scuola anche ai ragazzi.  Nella seconda metà degli anni Trenta esistevano, per elementari e “commerciali”, classi maschili e femminili mentre le superiori erano miste, anche i ragazzi che venivano da altri paesi potevano essere accolti in un piccolo convitto vicino al Monastero e alcuni di loro si diplomarono maestri. Don Sicco era un sacerdote molto colto, capace, un educatore valente e non era proprio allineato con le idee imperanti in quel periodo per cui si fece molti nemici, che, nel 1941, riuscirono a farlo trasferire. Con la sua partenza, il convitto maschile fu subito chiuso e successivamente la scuola tornò ad essere esclusivamente femminile. La Congregazione delle Orsoline, rimasta sempre sotto la giurisdizione del Vescovo di Ivrea, fu soppressa dalla Santa Sede nel 1950, a seguito di una lunga ispezione che mise in luce diverse problematiche e criticità, anche economiche e gestionali. Le religiose confluirono nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Torino che diventarono proprietarie anche degli immobili.

 

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L’Istituto Magistrale Santissima Annunziata fu affidato alle cure di una giovane religiosa, suor Maria Carla de Sarno, romana, laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, membro della FUCI, collaboratrice dell’allora presidente Aldo Moro e dell’Assistente Ecclesiastico monsignor Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI. Suor Carla, nel 1947 fece la Professione religiosa nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Torino e nel 1950 giunse a Rivarolo, all’Istituto SS. Annunziata. Come Preside e insegnante seppe dare nuova vitalità all’antica istituzione che conobbe uno straordinario sviluppo e formò generazioni di maestre. Nel 1963, in seguito alla soppressione delle scuole di avviamento e delle scuole tecniche con la nascita della Scuola Media Unica, suor Carla diede l’avvio all’Istituto Tecnico Commerciale (la “Ragioneria”), ottenendone il pieno riconoscimento legale nel 1968. Nel 1990 fu l’ispiratrice e la guida del lungo iter che portò al progetto di sperimentazione per la trasformazione dell’Istituto Magistrale prima nel quinquennio Pedagogico e poi nel Liceo della Comunicazione. Suor Carla si spense a Rivarolo nel giugno 1997, in quello stesso anno le Suore Giuseppine si ritirarono dalla gestione della scuola e, pochi anni dopo, misero in vendita l’intera proprietà. Nel 2011, per volere del Vescovo monsignor Arrigo Miglio, tutto il complesso del Convento di San Francesco, compresi gli edifici scolastici, fu acquistato dalla Diocesi di Ivrea.

 

Oggi la scuola è gestita dalla Cooperativa di insegnanti “La Risposta”, nata appunto nel 1997, nel 1998 è stata riaperta la Scuola Primaria e nello stesso anno è stato chiuso il ramo tecnico – commerciale, nel 2010 il Liceo della Comunicazione è diventato Liceo delle Scienze Umane.

 di Riccardo Poletto

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