Cerca

Trasporti

Piemonte, rincaro dei biglietti ferroviari: viaggiare è un lusso per pochi

I collegamenti con Roma tagliati, prezzi in aumento e nuovi bandi in ritardo: cresce la frustrazione di chi viaggia ogni giorno

Piemonte, rincaro dei biglietti ferroviari

Piemonte, rincaro dei biglietti ferroviari: viaggiare è un lusso per pochi

Per i pendolari piemontesi, l’estate è rovente non solo per le temperature. Dopo l’annuncio del potenziamento dei collegamenti ferroviari tra il basso Piemonte e Milano, a Torino arriva un’altra doccia fredda: dal 25 agosto scompare l’unico treno Frecciabianca diretto per Roma, che finora rappresentava l’unica alternativa intermedia ai costi dell’Alta Velocità. Un solo collegamento al giorno, certo, ma prezioso per chi non può permettersi tariffe da 100 euro e oltre. Ora sparisce anche quello, lasciando un vuoto che non sarà facilmente colmato.

A pagarne le conseguenze sono in primo luogo i pendolari del lungo raggio, quei lavoratori che ogni settimana si spostano tra Torino e la Capitale, spesso in cerca di equilibrio tra professione e affetti. E non va meglio per chi viaggia su tratte meno lunghe, ma altrettanto frequentate: Torino-Milano, ad esempio, è diventata un percorso a ostacoli tra cancellazioni improvvise, ritardi e prezzi fuori controllo. In alcuni casi, il biglietto può arrivare a 120 euro andata e ritorno per appena un’ora di viaggio. Una cifra che rasenta l’assurdo per un servizio pubblico su rotaia.

La situazione dei trasporti piemontesi si incrocia con un’altra amara verità: il costo dei viaggi continua a salire, senza che la qualità segua lo stesso passo. Secondo i dati di Federconsumatori, quest’estate chi viaggia in treno in Italia paga in media il 10% in più rispetto al 2024, con punte del 18% sulla Torino-Lecce e del 16% per chi va a Salerno. Ma a fronte di questi aumenti, nessun miglioramento dei servizi, anzi: sempre più disservizi e un sistema che appare incapace di rispondere alle esigenze dei viaggiatori.

A preoccupare è anche l’assenza di visione strategica. I servizi Intercity, che potrebbero rappresentare una valida alternativa tra i regionali affollati e i Frecciarossa inaccessibili, sono ancora sospesi tra le intenzioni politiche e i tempi lunghi della burocrazia. L’atteso bando di gara per il rinnovo dell’offerta Intercity, che potrebbe riaprire i collegamenti tra Piemonte, Emilia-Romagna e Roma, è per ora solo in fase di pre-informativa. La gara vera e propria non si vedrà prima del 2026, lasciando nel frattempo scoperti migliaia di utenti.

Il disegno appare ormai chiaro: chi può, prende l’Alta Velocità, anche a costi insostenibili. Chi non può, resta ai margini, tra regionali lenti, soppressioni improvvise e coincidenze impossibili. Una dinamica che penalizza soprattutto i territori meno centrali e le fasce più fragili della popolazione, tra cui studenti, pendolari, anziani. Con l’aggravante che Trenitalia, pur essendo una società pubblica, adotta sempre più logiche da operatore privato, tagliando i rami meno redditizi senza farsi troppi scrupoli.

Sul fronte aereo, la situazione non è molto diversa. Anche l’aeroporto di Torino-Caselle mostra segni di ritardo rispetto ad altri scali regionali. In piena estate 2025, mancano ancora i voli diretti verso molte delle principali mete turistiche europee, comprese Grecia e isole spagnole. Qualcosa si muoverà da fine ottobre, con l’incremento dei voli per Catania (da 10 a 23 settimanali) e il ritorno, a dicembre, di Aer Lingus con la tratta Dublino-Torino, dedicata in particolare al flusso invernale di sciatori irlandesi.

Ryanair, da parte sua, promette nuove rotte e più voli grazie alla base di un terzo aereo a Caselle. Ma per ora sono promesse legate all’inverno. E se l’obiettivo dei cinque milioni di passeggeri annui verrà forse raggiunto entro dicembre, il presente continua a raccontare di connessioni carenti e orari poco compatibili con le esigenze reali dei viaggiatori. Basti pensare alla Torino-Ceres, una linea ancora in fase di rilancio, per cui manca un piano per ampliare le corse da e per l’aeroporto nelle fasce orarie critiche, come la mattina presto o la sera tardi.

Il quadro complessivo, dunque, è quello di una mobilità piemontese in affanno, schiacciata tra rincari, tagli e disorganizzazione. E a pagarne il prezzo non sono solo i vacanzieri di luglio, ma soprattutto chi si sposta per necessità, ogni giorno, senza alternativa. In attesa che le promesse politiche si traducano in fatti, resta l’impressione di un territorio sempre più isolato, costretto a scegliere tra il costo esorbitante e il disagio permanente.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori