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Ex sindaco del Canavese conquista l’Himalaya in bici: l’impresa a 5050 metri

L'ex primo cittadino di San Benigno ed ex dirigente dell'Aldo Moro di Rivarolo, con un gruppo di amici, ha sfidato l'Himalaya in bicicletta, tra paesaggi mozzafiato e imprevisti

Ex sindaco del Canavese conquista l’Himalaya in bici: l’impresa a 5050 metri

Ex sindaco del Canavese conquista l’Himalaya in bici: l’impresa a 5050 metri

Un uomo, una bici, e un sogno che parte da San Benigno Canavese e arriva fin sopra le vette dell’Himalaya. Una storia che merita di essere raccontata.

Alberto Focilla, ex sindaco di San Benigno Canavese ed ex preside dell’Istituto Aldo Moro di Rivarolo, non ha mai smesso di mettersi alla prova. Né come amministratore pubblico, né come educatore. Ma soprattutto, non ha mai smesso di sognare. E di vivere. Per davvero.

Ne è prova l’ultima impresa che lo ha visto protagonista: 36 giorni in sella a una bicicletta tra le montagne più alte del mondo, in compagnia degli amici di sempre. Un viaggio epico attraverso l’Himachal Pradesh e il Ladakh, tra India del Nord e Himalaya, lungo valichi da oltre 5.000 metri e strade spesso al limite della percorribilità. Un viaggio che è prima di tutto un inno all’amicizia, alla resistenza, alla voglia di esplorare ciò che ci sta dentro attraverso ciò che ci sta fuori.

La partenza? A metà giugno, con un volo da Milano Malpensa verso Delhi, zaini in spalla e biciclette pronte. Il gruppo – formato da Claudio Mossino, Pier Giorgio Dughera, Gianni Peirone, Vincenzo Lombardo (aggiuntosi l’8 luglio), e in una prima parte del tragitto anche da Giorgio Binello – è composto da ex studenti del corso di Informatica degli anni Ottanta. Ragazzi di ieri, uomini d’oggi, accomunati dalla stessa voglia di mettersi in gioco. Di nuovo.

L'impresa con il gruppo di amici

Il punto più alto toccato? Il passo Shinkula, quota 5050 metri. Ma non è stato certo l’unico. Nei giorni successivi, i ciclisti hanno valicato altri due colli tra i 4800 e i 4900 metri, affrontando il gelo, l’altitudine, la fatica, la mancanza d’ossigeno. E non sono mancate le difficoltà: come la frana che ha costretto il gruppo a scendere di sella e percorrere a piedi un tratto della Kaza-Losar, su un pendio instabile e pericoloso.

“Ma non abbiamo mai pensato di mollare”, scrive Focilla sul diario di viaggio che aggiorna quotidianamente tramite la piattaforma Polarsteps. “Lo spirito del gruppo, l’entusiasmo, la bellezza irreale dei luoghi attraversati ci hanno dato la forza di continuare. Sempre. Anche quando le gambe tremavano e il fiato sembrava non bastare più”.

Tra villaggi remoti, monasteri buddisti sospesi nel tempo, panorami da togliere il fiato e silenzi che urlano più di mille parole, Focilla e i suoi amici sono arrivati a Leh, la piccola capitale del Ladakh. Un traguardo simbolico, ma anche reale: il coronamento di un progetto nato dalla passione e realizzato con coraggio.

Il 19 luglio sono tornati in Italia. Il cuore ancora pieno di immagini, emozioni, volti. Il corpo affaticato ma vivo. La mente spalancata.

Per chi volesse rivivere con loro le tappe, le foto e le parole di questa avventura fuori dal tempo, ecco il link: https://www.polarsteps.com/salar2023/18561277-spiti-zanskar-ladakh-25

Una storia di pedalate e amicizia. Di altitudine e gratitudine. Di libertà.

Focilla con gli amici

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