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18 Luglio 2025 - 14:50
In un’Italia che corre verso il dimensionamento delle scuole per inseguire logiche ministeriali di razionalizzazione e tagli imposti dal PNRR, la Città metropolitana di Torino sceglie una strada diversa. Una strada di ascolto, di dialogo, di rispetto per le comunità scolastiche e per i territori. Una scelta netta: “nessun accorpamento scolastico sarà proposto per l’anno 2026-2027 senza il consenso dei soggetti coinvolti”. Né nelle valli, né nelle periferie, né nella città.
È quanto emerso dalla Conferenza metropolitana sulla programmazione scolastica, tenutasi online giovedì 18 luglio, durante la quale il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo e la consigliera delegata all’istruzione Caterina Grecohanno ribadito con fermezza il principio che guiderà le decisioni dei prossimi mesi. Nessuna scuola sarà toccata se non con il consenso delle comunità, degli amministratori locali e delle dirigenze scolastiche. Nessuna chiusura, nessuna fusione forzata, nessuna reggenza imposta dall’alto.
Suppo e Greco
La conferenza è stata l’occasione per ribadire il ruolo della Città metropolitana come ente che istruisce le pratiche di dimensionamento sulla base degli indirizzi della Regione Piemonte. Un atto, quello regionale, che deriva a sua volta dalle norme nazionali e dagli obiettivi del PNRR: ridurre le autonomie scolastiche, eliminare le reggenze, tagliare gli istituti con meno studenti, chiudere le sedi più vecchie e mantenere solo gli edifici scolastici più moderni. Il tutto in nome dell’efficienza e della stabilità della rete scolastica.
Ma a Torino e nel suo vastissimo territorio, che va dalla città al Moncenisio, dalle risaie del Chivassese alle borgate alpine, si è scelto di non ragionare con l’accetta. “Siamo riusciti a confezionare una proposta che tiene fede agli impegni presi – ha dichiarato Jacopo Suppo – ovvero non procedere senza l’assenso di tutti. Vogliamo ribadire con forza la nostra idea di scuola inclusiva e partecipativa. Il calo delle nascite ci obbliga a ragionare, ma serve una visione. Servono laboratori, spazi per attività nuove, un coinvolgimento vero del mondo scolastico. Non si può rispondere ai problemi con la calcolatrice in mano”.
Un esempio concreto è quello delle scuole in deroga. Quelle situate nei Comuni montani o marginali, dove il numero degli iscritti è spesso sotto le soglie minime. Eppure, anche lì, la scuola resta un presidio insostituibile. Sono state 103 le richieste di deroga presentate quest’anno, provenienti da 69 Comuni. E ci sono anche casi estremi, scuole con 5 o 6 bambini, come a Pragelato, Orio Canavese, Montalenghe, Sestriere, Meana di Susa, Roure, Fenestrelle. Plessi che, in un altro contesto, sarebbero già chiusi da tempo. Ma che qui, invece, continuano a vivere.
“Non possiamo spegnere la luce nei piccoli centri – ha aggiunto Caterina Greco – anche se il numero degli iscritti scende, anche se costa. La presenza di bambini con disabilità, di studenti stranieri, richiede più risorse, non meno. Dobbiamo riorganizzare, certo, ma a partire da chi ha più bisogno. E questo vale ovunque, anche nei quartieri della città”.
E infatti, nemmeno a Torino si procederà con tagli. Sarà avviata una riorganizzazione delle scuole dell’infanzia comunali e statali, ma senza chiusure, senza accorpamenti.
Anche sul fronte delle scuole superiori, che sono di competenza diretta della Città metropolitana, la linea è rimasta la stessa: nessun dimensionamento. Tutte le proposte avanzate dalla Regione, che prevedevano soppressioni o accorpamenti, sono state respinte in presenza di pareri contrari da parte delle scuole. A Chivasso, la proposta di spostare la succursale dell’I.I.S. Ubertini al Liceo Newton e unificare Ubertini e Martinetti non ha trovato l’appoggio delle scuole. A Torino, la soppressione del Galilei Ferrari, l’accorpamento tra Peano e Zerboni, tra Beccari e Steiner, la soppressione dell’autonomia del Birago: tutti progetti bocciati da chi vive la scuola quotidianamente.
Anche l’offerta formativa è stata valutata con attenzione. Alcune richieste sono state accolte, come quella del Liceo artistico Passoni, che potrà attivare una nuova articolazione “Arte del Plastico Pittorico” nel triennio di “Arti figurative”. Ma altre, come l’istituzione di un indirizzo sportivo al Liceo Curie di Pinerolo e l’apertura di una nuova sede per il Liceo delle Scienze Umane a Collegno, non sono state approvate.
La scuola, insomma, resta. Resta dove serve, anche dove sembrerebbe non convenire. Perché la scuola, come ha ricordato ancora Jacopo Suppo, “è molto più di un edificio: è un luogo di cittadinanza, di speranza, di futuro. Ed è un diritto. Anche se ci sono solo sei bambini”.
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