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Lo Stiletto di Clio
17 Luglio 2025 - 18:27
Le donne sostituiscono gli uomini al fronte, giugno 1918 (Lemie, santuario degli Olmetti)
È un fenomeno diffuso, non limitato all’Italia. Il crescente interesse per la cultura popolare investe anche le forme della religiosità. Osservava, tempo addietro, il professor Franco Bolgiani (1922-2012), già docente di Storia del cristianesimo presso l’Università di Torino: «La religione popolare si va palesando, da un certo numero di anni in qua, come una di quelle aree di ricerca che, finora poco esplorate, appaiono suscettibili di offrire invece una ricca documentazione ed aprire piste di ricerca che si presentano promettenti per lo studio delle società tanto del passato quanto del presente».
Mostre e iniziative editoriali per conoscere le tavolette votive di questa o quella località si sono moltiplicate un po’ in tutta Italia. Vale la pena di segnalare, fra le tante, le rassegne di Settimo («P. G. R. – Per Grazia Ricevuta, testimonianze di devozione popolare nel Settimese», 1996, chiesa di Santa Croce), Torino («La Consolata e la Grande guerra: paure, sofferenze, preghiere e ringraziamenti negli ex voto del santuario», santuario della Consolata, 2016) e Alba («Ex voto, racconti di vita quotidiana», conclusasi lo scorso 30 aprile).
Monsignor Giuseppe Agostino (1928-2014), calabrese, noto per i suoi studi sulla religiosità della gente meridionale, rilevava come la carenza di una seria riflessione teologica e pastorale avesse fatto sì che la pietà popolare fosse, in massima parte, studiata con gli strumenti della critica marxista. Monsignor Agostino ammetteva che le devozioni del popolo «sembrano spesso stravaganti e di fatto possono esserlo». Però – aggiungeva – «sono un’energia che è un peccato non considerare».
Già nel 1747 il grande storico Lodovico Antonio Muratori (1672-1750) puntualizzava: «Può, nol neghiamo, accadere che qualche semplice ed ignorante persona del volgo abusi di simili minute divozioni, credendole bastanti a condurre in salvo il cristiano [...], ma somiglianti errori ed abusi sono figli unicamente dell’ignoranza o malizia di chi non sa e non vuol sapere quali siano i documenti purissimi della Chiesa cattolica in questo particolare».
Nei suoi «Quaderni dal carcere», Antonio Gramsci (1891-1937) scrive che la religione cattolica è «una molteplicità di religioni distinte e spesso contraddittorie: c’è un cattolicesimo dei contadini, un cattolicesimo dei piccoli borghesi e operai della città, un cattolicesimo delle donne e un cattolicesimo degli intellettuali, anch’esso variegato e sconnesso». Il giudizio, per quanto parziale e impietoso, non può essere liquidato sbrigativamente.
Sono interessanti, in modo specifico, gli ex voto della prima guerra mondiale che si conservano nelle umili chiesette campestri come nei più famosi santuari che sono tuttora meta di pellegrinaggi. Fra le bombe che cadono dall’alto, i reticolati delle trincee nemiche, gli ospedali militari, gli assalti alla baionetta, i campi di concentramento e le fabbriche che lavoravano per sostenere lo sforzo bellico, le tavolette votive offrono un’immagine profondamente umana di un conflitto sanguinoso che precipitò milioni di uomini in una bolgia degli orrori, sotto un cielo apparentemente sordo a ogni preghiera.
Disfatta di Caporetto, ottobre 1917 (Settimo Torinese, chiesa della Madonna delle Grazie)
San Martino intercede per un soldato, 1918 (Monastero di Lanzo, santuario di Nostra Signora di Marsaglia)
A ragion veduta si è osservato che la pietà popolare esercita un grande fascino poiché si propone ordinariamente come «memoria», si tratti della memoria di un singolo individuo, di un gruppo o di un intero paese. I suoi punti di riferimento non sono solo affettivi, ma concreti e ben visibili: si pensi ai piloni campestri, alle edicole sacre, alle immagini dei santi e agli altri discreti segni attorno ai quali si è articolata, nel corso dei secoli, la devozione degli umili. Fra questi ultimi, le ingenue tavolette devozionali, non ultime quelle che raffigurano eventi bellici.
Gli umili – come si esprime Giuseppe Agostino – vivono di racconti, collocano la storia individuale in un’anamnesi che conforta, sostiene ed esalta. «Spesso c’è del fantastico, ma c’è sempre un riferimento esistenziale e un aggancio storico». È il caso dell’immane tragedia rappresentata dalla Grande guerra. «L’uomo, [...] pur se non è teologicamente maturo [...], evoca intenzionalmente il senso del cammino, della presenza di chi può salvare e mostra una chiara esperienza di sofferenza e di liberazione. La religiosità popolare ritma la storia dei semplici».
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