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Conti in ordine, ma solo sulla carta: la Corte promuove il Piemonte, ma i problemi restano

Parifica senza trionfalismi per il bilancio 2024 della Regione: sanità fuori controllo, partecipate inutili e fondi PNRR a rilento. Sotto esame anche l’Irpef e i tempi dei pagamenti

Conti in ordine, ma solo sulla carta: la Corte promuove il Piemonte, ma i problemi restano

Andrea Tronzano

Fiato alle trombe, rullo di tamburi, la Corte dei Conti ha certificato la parifica del rendiconto generale 2024 della Regione Piemonte, mettendo nero su bianco che la gestione finanziaria è non solo regolare, ma anche solida, coerente e fondata su parametri oggettivi di equilibrio.

È un risultato che non arriva per caso: per la prima volta tutti e tre gli indicatori fondamentali di equilibrio – quello di competenza, quello di bilancio e il risultato complessivo – sono stati valutati positivamente. Una promozione tecnica, che arriva nonostante una lunga serie di criticità ancora da risolvere, e che non cancella le zone d’ombra nella gestione complessiva della Regione.

Il presidente Alberto Cirio, visibilmente soddisfatto, ha commentato senza nascondere l’orgoglio.

“Il giudizio positivo della Corte conferma la serietà con cui stiamo gestendo i conti pubblici. È la dimostrazione che si può ridurre il disavanzo e abbattere il debito continuando a investire. Il miglioramento di tutti gli indicatori ci dice che il Piemonte è sulla strada giusta: conti in ordine e risorse disponibili per lo sviluppo sono la base per una Regione più forte e moderna”.

È un cambio di passo evidente rispetto agli anni precedenti: nel 2023 gli indicatori positivi erano due su tre, abbastanza per ottenere la parifica, ma con una riserva. Ora quel percorso si completa, e l’amministrazione regionale può finalmente vantare una piena approvazione contabile senza zone d’ombra.

Ma cosa significano esattamente questi tre indicatori? Il primo, l’equilibrio di competenza, valuta se la Regione ha speso in misura proporzionata a quanto ha effettivamente incassato nell’arco dell’anno.

Il secondo, l’equilibrio di bilancio, verifica che tutte le spese – comprese quelle obbligatorie, gli accantonamenti e gli oneri vincolati – siano realmente coperte. Il terzo e più importante è il risultato complessivo: il dato finale che misura l’effetto di tutte le operazioni di gestione sull’intero bilancio. Il fatto che siano tutti positivi significa, in parole semplici, che la Regione spende quanto può, non accumula nuovi debiti e non trascina squilibri nella gestione successiva.

Un risultato che, come ha sottolineato Cirio, ha richiesto scelte difficili ma necessarie.

“Abbiamo ridotto il disavanzo, ovvero non spendiamo più di quel che abbiamo e usiamo un po’ delle risorse di oggi per pagare le differenze che invece c’erano state in passato”.

Il quadro finanziario tracciato dalla Corte è inequivocabile. Al 31 dicembre 2024, lo stock del debito complessivo della Regione si attesta a 8,13 miliardi di euro, con una riduzione di 573 milioni in un solo anno. Ancora più significativa la discesa del disavanzo complessivo: da 6,6 miliardi nel 2018 a 4,88 miliardi nel 2024, con una riduzione costante anno dopo anno e un abbattimento di 229 milioni solo nell’ultimo esercizio. Una tendenza che racconta una Regione che sta rientrando lentamente ma inesorabilmente dal baratro finanziario in cui era precipitata.

La visione di Cirio si fonda anche su un principio personale e culturale.

“Io sono un uomo che viene dall’ambiente rurale, dove la buona gestione paga i debiti anche se non li ha fatti. Ed è quello che abbiamo fatto in questi anni: la Regione ha i conti in ordine e paga i debiti del passato, senza bloccare lo sviluppo del Piemonte.

Ma nonostante i numeri sbandierati con enfasi, resta aperto il tema di quanto di questo risanamento sia strutturale e quanto invece frutto di scelte obbligate per evitare sanzioni e commissariamenti. Nonostante questo, ha mantenuto attiva la capacità di spesa, soprattutto nei settori strategici e nei grandi investimenti, come dimostra la performance nella gestione dei fondi europei e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

A conferma della buona salute contabile arriva anche il dato relativo alla tempestività dei pagamenti ai fornitori. L’indicatore, che misura la rapidità con cui vengono saldate le fatture, evidenzia nel 2024 un netto miglioramento. Nel 2023 la Regione pagava con un anticipo medio di 5 giorni rispetto alla scadenza; nel 2024 i giorni di anticipo sono diventati 16. Un dato positivo che però non basta a compensare le rigidità strutturali e i ritardi nei pagamenti accumulati verso altri soggetti, come evidenziato dalla stessa Corte dei Conti.

Naturalmente, un capitolo importante del bilancio regionale riguarda la sanità, voce che incide profondamente sul totale della spesa. Qui il presidente Cirio è molto chiaro: “La sanità rappresenta naturalmente una voce che impatta fortemente sul bilancio, ma ci sono spese che sono incomprimibili perché non possiamo tagliare sul personale o sui servizi e le cure alle persone”. In particolare, la voce più critica è rappresentata dai farmaci innovativi, spesso salvavita, ma molto costosi.

“Io credo che se consentono di vivere anche solo un giorno in più a un bambino, un anziano o a una persona a noi cara, allora abbiamo il dovere di metterli a disposizione”. L’obiettivo resta comunque quello di razionalizzare, ridurre gli sprechi, migliorare la gestione delle risorse, ma senza toccare l’inviolabilità dei diritti fondamentali.

Ma proprio sulla sanità arrivano alcuni dei rilievi più forti della Corte. Nel 2024, la spesa sanitaria ha raggiunto i 10,59 miliardi di euro. Se la perdita si è fermata a 129 milioni, comunque inferiore alle attese, restano problemi strutturali: ritardi nell’approvazione dei bilanci delle Asl, difficoltà nell’utilizzo delle risorse per abbattere le liste d’attesa, spesa farmaceutica e per dispositivi medici in aumento nonostante i limiti fissati dalla normativa nazionale. In particolare, quasi 5 milioni stanziati per prestazioni extra non risultano impiegati né correttamente accantonati. L’assessore Riboldi ha confermato il proseguimento anche nel 2025 delle visite serali e nel weekend, con un fondo da 10 milioni per dieci prestazioni prioritarie. Si punta anche a tagliare gli affitti, migliorare la logistica e ridurre i costi legati ai medici a gettone, oggi pari a 105 milioni, da cui si spera di recuperare 30 milioni.

La Corte ha poi acceso i riflettori sul vasto e variopinto mondo delle partecipate regionali. Erano 48 nel 2019, sono oggi 40, ma molte continuano a pesare sui conti. La Corte segnala che alcune – come Eurofidi, ferma dal 2016, o Tecnoparco a Verbania – sono praticamente inattive. Altre, come Pracatinat, Fingranda e Saia Spa, sono avviate alla liquidazione. Altre ancora, come Ipla Spa e Ceipiemonte, sopravvivono grazie a contributi regionali che arrivano a coprire fino al 96% dei ricavi. Emblematico il caso della Consepi, che gestisce Motoroasi di Susa: corsi gratuiti per neopatentati promossi dalla Regione hanno raccolto scarso interesse, e la società ha chiuso in perdita per due anni consecutivi. Per coprire eventuali passivi, la Regione ha previsto un fondo da 19,3 milioni. “Il lavoro della Regione è un altro”, ha dichiarato Cirio, condividendo la necessità di uscire dalle partecipazioni non strategiche.

Sul fronte del Pnrr, la Corte riconosce la buona performance della Regione, una delle più virtuose d’Italia nella capacità di spesa. Tuttavia, su 82 Case di Comunità previste, 21 cantieri non sono ancora partiti. E tra le 28 ritenute attive, 15 sono in realtà strutture preesistenti, le vecchie Case della Salute, che non rispettano gli standard richiesti dal Piano. Le vere criticità riguardano circa il 10% degli interventi, ha spiegato Riboldi.

Infine, la parifica arriva alla vigilia della discussione sulla nuova Irpef regionale, necessaria per recepire la riforma nazionale che riduce gli scaglioni da quattro a tre. L’obiettivo è evitare una perdita stimata di 150 milioni di euro all’anno per le casse regionali. Il tema sarà affrontato nella prossima capigruppo.

Un risultato complessivo che l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano ha definito “un atto tecnico, ma dal significato politico molto forte”.

 

“Abbiamo ridotto il disavanzo, contenuto il debito, migliorato gli equilibri di bilancio e paghiamo più velocemente. È il frutto di un lavoro attento e continuo, che ci consente di guardare al futuro con maggiore fiducia e credibilità”.

La parifica 2024 della Corte dei Conti è sì un riconoscimento tecnico, ma non può essere usata come alibi politico: restano ancora da affrontare nodi strutturali, inefficienze e ritardi su cui l’amministrazione regionale ha mostrato finora troppe esitazioni.

In un’Italia dove la gestione finanziaria delle Regioni è spesso al centro di polemiche, ritardi, emergenze e deficit cronici, il Piemonte si presenta oggi come un esempio virtuoso, una Regione che paga i propri debiti, sostiene la crescita, rispetta le regole e guarda avanti con un bilancio in ordine e una progettualità credibile.

Una fotografia apparentemente rassicurante, ma che andrà riletta con attenzione nei prossimi mesi, quando si passerà dalla rendicontazione alle scelte concrete.

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