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17 Luglio 2025 - 00:10
Il ministro Piantedosi
C’è un’Italia che si sente abbandonata, insicura, colpita quotidianamente da piccoli furti, scippi e borseggi che restano impuniti. E a farsi carico di questa insofferenza crescente sono sempre più spesso i sindaci, da Nord a Sud, di ogni colore politico. È proprio su questo fronte che si allarga un’inedita convergenza trasversale: per contrastare la microcriminalità urbana e garantire un minimo di deterrenza, si torna a parlare apertamente della possibilità di rimettere mano alla riforma Cartabia, nella parte che ha depotenziato la perseguibilità d’ufficio per reati come il borseggio.
“Bisogna valutare se ci debbano essere correttivi e quali questi correttivi debbano essere” ha dichiarato oggi Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’ANCI, esponente del centrosinistra. La sua posizione, tutt’altro che isolata, segue le sollecitazioni di diversi sindaci di centrodestra che già da giorni invocano modifiche urgenti. Una presa d’atto bipartisan, insomma, che mette in luce la fragilità di un sistema che – almeno in alcuni ambiti – rischia di agevolare i criminali invece di tutelare i cittadini.
La delegazione di sindaci
Il nodo è giuridico, ma le sue conseguenze sono drammaticamente concrete: secondo la riforma Cartabia, il furto con destrezza non è più procedibile d’ufficio. Tradotto: se una persona viene borseggiata in metropolitana, anche davanti a testimoni o agenti, le forze dell’ordine non possono arrestare il responsabile senza una querela della vittima. E se quest’ultima è un turista di passaggio, magari straniero, spesso preferisce lasciar perdere per non incappare in lungaggini burocratiche. Il risultato? Un senso di impunità che incoraggia la reiterazione dei reati.
“C’è un tema sui recidivi, e quindi oggi va fatta una valutazione dell’impatto della riforma, su quelli che sono stati i risultati in questi mesi” ha aggiunto Manfredi. E a dare forza a questa analisi c’è anche Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia ed ex presidente dell’Anac, secondo cui “sarebbe effettivamente opportuno tornare alla procedibilità d’ufficio per alcune tipologie di furto”.
La questione è finita sul tavolo del ministero dell’Interno, dove Matteo Piantedosi ha ricevuto proprio Manfredi e una delegazione di sindaci per un confronto a tutto campo sulla sicurezza urbana. Durante l’incontro, il ministro ha ribadito l’intenzione del governo di rafforzare gli strumenti operativi a disposizione dei Comuni. “Stiamo portando avanti linee di intervento per la sicurezza nelle nostre città, sul modello di quanto stiamo già facendo per Roma, Milano e Napoli” ha spiegato Piantedosi, rivendicando i risultati ottenuti nelle cosiddette zone rosse.
Secondo i dati forniti, nelle tre città interessate sono state controllate oltre 500 mila persone, con l’adozione di 3.500 provvedimenti di allontanamento nei confronti di soggetti pericolosi con precedenti penali. “Di questi – ha precisato il ministro – il 75% sono cittadini stranieri”. E ora, con un investimento di oltre 65 milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione, il Viminale si appresta a finanziare nuovi impianti di videosorveglianza, con particolare attenzione alle realtà comunali più esposte.
Ma anche su questo fronte, qualche ombra si affaccia. In audizione alla commissione Periferie, il capo della Polizia Vittorio Pisani ha sollevato un tema delicato: “C’è una interlocuzione in corso con il Garante della privacy sul tema della videosorveglianza e sull’uso dell’intelligenza artificiale per identificare soggetti pericolosi. È giusto cercare un equilibrio, ma non possiamo rinunciare all’evoluzione tecnologica”.
Pisani ha poi offerto una lettura sociologica dei mutamenti urbani: “Le città sono profondamente cambiate. Dove una volta c’erano piccole botteghe, oggi sorgono centri commerciali. La desertificazione commerciale porta con sé degrado urbano”. E non è finita. Il declino degli insediamenti industriali, secondo Pisani, ha trasformato molti quartieri, oggi abitati prevalentemente da popolazioni straniere, “di cui una parte è dedita alla criminalità”. Un cambiamento che si riflette anche nella sicurezza sui treni: il caro casa ha allontanato i residenti dalle città, trasformandoli in pendolari e creando nuove vulnerabilità nei trasporti locali.
Infine, un altro allarme: “La crescente devianza minorile”. Il prefetto ha avanzato una proposta che farà discutere: vietare la vendita di armi da taglio ai minori, una misura che punta a contenere un fenomeno in espansione, reso più visibile dalle cronache nere degli ultimi mesi.
Intanto, nelle stazioni, nei vagoni affollati, nei vicoli del centro e nelle piazze degradate, gli scippi continuano. E i sindaci – al di là degli schieramenti – alzano la voce: serve una giustizia più pronta, una sicurezza più vicina alla vita reale delle persone. La riforma Cartabia, pensata per semplificare il sistema penale, potrebbe dover fare i conti con una realtà che chiede meno garantismo per i seriali del crimine e più tutela per chi ogni giorno, semplicemente, vorrebbe poter camminare tranquillo.
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