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16 Luglio 2025 - 16:44
Ospedale Ciriè
I lavori del PNRR per la realizzazione della futura Casa della Comunità di Cirié procedono spediti. Almeno sulla carta. I cantieri sono ben visibili, la cartellonistica è in bella mostra e l’ottimismo dell’ASL TO4 – che nell’ultimo incontro con i sindacati ha parlato di una possibile conclusione entro giugno 2026, se non addirittura prima – sembra incrollabile.
Eppure, al di là degli slogan e dei rendering, la quotidianità di chi deve recarsi all’ospedale di Cirié racconta un’altra storia. Una storia fatta di code, disagi, mancanza di sicurezza e barriere architettoniche. È questo il quadro tracciato da Alfonsina D’Onofrio, responsabile territoriale CGIL, che denuncia pubblicamente la situazione in cui versano i servizi sanitari ancora attivi durante la fase di cantierizzazione.
Per accedere all’ambulatorio prelievi, ad esempio, bisogna superare un vero e proprio “percorso a ostacoli”: si comincia con la ricerca di un parcheggio in una zona densamente urbanizzata, dove le uniche opzioni disponibili sono a pagamento e per di più distanti dall’ingresso della struttura. Chi arriva a piedi, deve attraversare un cancelletto su via Battitore, all’incrocio con via Lanzo, senza alcuna protezione o copertura. Pioggia, sole cocente o gelo invernale: l’attesa è sempre esposta alle intemperie.
Una volta entrati, il calvario continua. Una coda a zig zag in pochi metri quadrati accoglie gli utenti, giovani, anziani o persone con difficoltà motorie che siano. Superato questo snodo, si arriva finalmente alla sala d’attesa: una decina scarsa di posti a sedere per un flusso costante di utenti. E l’accesso alla stanza dei prelievi? Un locale angusto, mal areato, non a norma per chi ha disabilità, e – come sottolinea la CGIL – “non sicuro né per l’utenza né per il personale lavorante”.
Il cantiere c’è, ma la gestione resta quella di sempre.
“Al di là della nuova struttura in costruzione, la gestione del servizio sanitario pubblico resta del tutto inefficiente da un punto di vista della missione sanitaria e di quella integrata dei trasporti, come prevede il Piano Europeo”, scrive D’Onofrio. Il riferimento non è solo alla qualità dei servizi, ma anche alla loro accessibilità: con la linea ferroviaria Torino-Ceres chiusa da mesi, raggiungere l’ospedale diventa un’impresa per chi non dispone di un’auto.
Il cartellone all’ingresso, con il disegno della futura Casa della Comunità, è un simbolo potente. Ma anche, denuncia il sindacato, un inganno ottico: “Un bel disegno che non tiene conto delle esigenze reali dell’utenza e dei lavoratori”.
Mancano parcheggi, mancano percorsi protetti, mancano spazi dignitosi. E nel frattempo, cittadini e cittadine continuano a pagare ticket per usufruire di servizi che, in molti casi, sembrano più frutto della buona volontà degli operatori che di una reale progettazione sanitaria.
Il PNRR dovrebbe rappresentare una svolta per la sanità territoriale. Ma se il risultato è un cartellone ben colorato davanti a un ambulatorio dove si aspetta in piedi sotto la pioggia o al sole, allora forse è il caso di rivedere le priorità.
E, soprattutto, ascoltare chi ogni giorno vive sulla propria pelle i disservizi di un sistema che promette rinnovamento, ma continua a inciampare sugli stessi, vecchi problemi.
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