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16 Luglio 2025 - 16:25
Mauro Chianale...
Diciannove anni. Tanto è passato da quando, nel lontano 2005 o giù di lì, Mauro Chianale, allora deputato, cominciava a occuparsi della Variante ANAS della Statale 26. Un’opera strategica per il territorio, a lungo inseguita con ostinazione, tra progetti preliminari, carte bollate, richieste di finanziamento e chilometri di pazienza. Un’opera che adesso – finalmente – è diventata realtà. Ma al momento di tagliare il nastro, il Comune di Caluso si è dimenticato proprio di lui.
Nessun invito per Chianale. Nessuna menzione. Zero. E così, a poche dall’inaugurazione ufficiale fissata per mercoledì 16 luglio alle 17, nella frazione Arè di Caluso, è bastato un post su Facebook per fare spazio all’imbarazzo.
“In politica è risaputo, non esiste gratitudine; constato anche, in questa occasione, l’assenza della buona educazione”, ha scritto l’ex parlamentare, con una punta d’amarezza, ma senza troppi giri di parole.
È stato il segnale. A cascata sono arrivati decine di commenti, e molti – non solo amici – hanno confermato: la memoria corta della politica è una delle principali cause della sua crisi di credibilità.
Tra i primi a farsi sentire c’è Andrea Fluttero, ex sindaco di Chivasso, che ricorda perfettamente il lavoro condiviso con Chianale: “Ti ricordi? Abbiamo approvato di Giunta un progettino preliminare anche noi di Chivasso per mandarlo all’Anas e poi ci siamo visti a metà strada ad illustrare il progetto ai giornalisti. C’era Diego Andrà.”
Chianale replica con eleganza, ma senza rinunciare alla stoccata: “Altro stile, altra politica.”
Poi interviene Carlo Giacometto, altro ex parlamentare.
“Persino quelli appassionati alla politica fin dagli anni dei cosiddetti calzoni corti sono stomacati dall’assoluta assenza di gratitudine, educazione, nonché professionalità, cultura, etica.”
Il clima, insomma, è quello da resa dei conti. E non solo simbolica.
Chianale non pretende onori, ma rispetto. E nel suo commento più pungente arriva al cuore della questione.
“A mio parere, opportunamente si poteva, visto il contesto così travagliato, soprassedere ad una inaugurazione... ma se la fai, falla bene.”
Il punto è tutto lì: non si tratta solo di cerimoniale, ma di memoria istituzionale. Un’opera che ha richiesto quasi due decenni di lavoro non può essere celebrata come se fosse piovuta dal cielo sotto la sola spinta degli ultimi mesi.
Se oggi la Variante c’è, è anche – forse soprattutto – perché qualcuno ci ha creduto per primo, quando non era affatto scontato. E quel qualcuno si chiama Mauro Chianale.
Marco Suriani, ex sindaco di Caluso con tono sarcastico, commenta: “Non sia mai, Mauro, che rubi la scena.”
E in effetti la scena, in certi ambienti, è tutto. Persino Maria Teresa Belvedere si limita a un laconico: “Non ho parole…”, mentre Carlo Caruana rincara: “Rispecchiano la linea politica del governo. Mica vorrai confonderti con certe persone…”
Chiude il siparietto Beppe Ferrero, che insinua un retroscena tra il serio e il faceto: “Mi sembrava normale invitarvi, ma il maresciallo…”
Insomma, manca solo l’inno e la banda. Ma resta una domanda sospesa nell’aria di Arè: è possibile tagliare un nastro senza tagliare anche i fili della verità storica? A Caluso, mercoledì 16 luglio, ci provano.
Diciannove anni fa Mauro Chianale ebbe un’idea pericolosa: fare qualcosa. Ancor più temerario, provò a farla sul serio. Aveva una giacca, una cravatta e una fissazione: la variante della Statale 26. Così andò, bussò, telefonò, scrisse, cercò fondi, disturbò funzionari, scomodò ministri. Nessuno all’epoca sapeva esattamente dov’era Arè, ma Chianale sì. E ci credeva.
Ora, dopo quasi due decenni, quella strada si inaugura. Con tanto di tricolore, banda, applausi e post entusiasti tipo “una nuova pagina di storia per il territorio”. Ecco. La storia.
Sarebbe stato bello, per dire, che qualcuno si ricordasse di lui. Non per fargli un monumento, ma almeno una sedia in fondo. Un invito, un “grazie”, un “ehi Mauro, guarda che alla fine ce l’abbiamo fatta”. E invece niente. Silenzio. Come se fosse stato un passante.
Succede. Succede spesso. La politica ha la memoria corta, selettiva, intermittente. Ma soprattutto, è convinta che ogni opera pubblica nasca per partenogenesi, in un’illuminazione divina del mandato attuale. I lavori? Partiti l’altroieri. L’idea? Nostra. Il taglio del nastro? Solo nostro. Chi c’era prima? Boh. Un tizio. Come si chiamava quello che ha fatto il deputato?
Ora, uno può anche accettare di passare per quello che ha piantato l’albero e non ha raccolto il frutto. Ma almeno, che qualcuno si ricordi chi ha preso la vanga. E invece niente.
Perché oggi la memoria, per un amministratore, è un fastidio. Non serve a costruire ponti, ma a dividere i meriti. E allora meglio cancellarla. Pulita. Igienizzata. Ogni opera si fa ex novo, come se il mondo iniziasse la mattina del nostro insediamento.
E poi non si può mica far venire uno che magari parla, e dice: “Ehi, io c’ero diciannove anni fa!”. Rovina la foto.
C’è una frase che gira, “il tempo è galantuomo”. Ma evidentemente non guida la macchina dell’ANAS.
Chi era?
Mauro Chianale, classe 1958. Geometra, con studi in architettura al Politecnico di Torino, ha lavorato come dipendente pubblico e ha ricoperto numerosi incarichi amministrativi e politici. È stato sindaco di Caluso per 15 anni (1989–2004) e successivamente deputato alla Camera per due legislature: la XIV (2001–2006) e la XV (2006–2008), prima con i Democratici di Sinistra e poi con l’Ulivo. In Parlamento ha fatto parte della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, di cui è stato anche vicepresidente. Iscritto al Partito Democratico sin dalla sua fondazione, è stato presidente dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino e dell’Environment Park.
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