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16 Luglio 2025 - 14:53
Elena Piastra novella "Maria Antonietta".... I commercianti hanno fame? Dategli una mostra
Forse non tutti lo sanno, ma a Settimo Torinese la cultura costa cara. Carissima. Due milioni di euro all’anno, per la precisione. È scritto nero su bianco in una determinazione comunale affissa all’albo pretorio il 15 luglio 2025: la città ha stanziato l’ennesimo contributo per sostenere la Fondazione ECM – Esperienze di Cultura Metropolitana, portando il totale del trasferimento 2025 alla cifra monstre già decisa a inizio anno.
Sessanta per cento (1.200.000 euro) già liquidato a febbraio, un altro 20 per cento (400.000 euro) appena concesso ora. Ne manca solo un ultimo pezzetto per raggiungere la somma promessa. Acconto, saldo, bonifico. E voilà, la cultura è servita. O almeno, quella marchiata ECM, cioè Elena Piastra.
Con un bilancio che nel 2024 ha superato i 3 milioni di euro e più di 1,3 milioni spesi solo in stipendi, viene da chiedersi se questa macchina culturale, s’intende Fondazione ECM, abbia davvero le ruote per andare avanti o se qualcuno stia semplicemente tenendo acceso il motore per “mantenere” un sistema che è poi anche “elettorale”.
Certo, la Fondazione non fa solo mostre. Gestisce anche la biblioteca Archimede, cura eventi e conferenze, si occupa del Festival dell’Innovazione e della Scienza, programma attività educative, comprese le gare con le playstation. Ma le cifre fanno comunque impressione.
Per dare un’idea è come se ogni cittadino sborsasse in media 45 euro l’anno per finanziare questa struttura. E non parliamo di cifre simboliche: sono soldi veri, usciti dalle casse del Comune. Cioè di tutti.
In mezzo a questi milioni, spicca anche l’iniziativa “simbolica”: la riapertura temporanea di un locale sfitto in centro città, trasformato in spazio espositivo per promuovere mostre e iniziative culturali. Un gesto che, in teoria, “nasce” per sostenere il commercio locale. Nella realtà ha avuto l’effetto di una beffa: mentre le saracinesche si abbassano e le vetrine restano buie, arriva il Comune con il cavalletto e i pannelli. Insomma, Piastra come Maria Antonietta regina di Francia. Sembra quasi di sentirla…: “I commercianti hanno fame? Dategli una mostra…”. Proprio come nella celebre frase (forse mai detta davvero): “Il popolo ha fame? Che mangi brioche!”.
Nel frattempo, le strade continuano a sgretolarsi sotto le scarpe dei cittadini. Marciapiedi fatiscenti, buche che diventano crateri, aiuole che gridano vendetta. Eppure, non c’è bisogno di scomodare il bilancio partecipativo per chiedersi quante altre cose si potrebbero fare con due milioni di euro. Asili, piste ciclabili, manutenzione del patrimonio pubblico, parcheggi gratis, supporto al commercio vero – quello che paga l’IMU.
E allora sorge spontanea una domanda: perché affidare tutto a una Fondazione? La risposta, ancora una volta, arriva tra le righe delle determine: perché così è più facile. Niente delibere di Giunta per ogni spesa, niente vincoli rigidi, niente lacci della burocrazia. Basta un regolamento interno e via. Una gestione più “snella”, direbbero in Comune. Tradotto: più rapida nello spendere, meno trasparente nel decidere.
Dal documento si evince chiaramente che i fondi sono stati deliberati già con la delibera n. 16 del 4 febbraio 2025, poi ratificati con l’impegno di spesa della determinazione n. 166 del 19 febbraio. A luglio, ECM ha richiesto un’altra tranche per “onorare gli impegni assunti per la realizzazione del programma”. Richiesta accolta senza battere ciglio.
A rendere tutto ancora più grottesco è il fatto che, secondo i dati ufficiali, le sponsorizzazioni private raccolte dalla Fondazione ammontano a poco più di 33.000 euro l’anno. In pratica, l’1,6% del bilancio. Il resto lo mette sempre e solo il Comune. Quindi paga Pantalone, cioè i cittadini.
Nessuno nega che la cultura sia importante. Ma a Settimo comincia a sembrare più un lusso che un investimento. Un salotto per pochi dove si servono mostre, canzoni, balletti e rassegne, mentre fuori si respira l’odore acre dell’asfalto che manca.
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