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15 Luglio 2025 - 00:32
Torino vota per la Palestina: stop a ogni rapporto con il governo israeliano
23 voti favorevoli, 2 astenuti. È con questo risultato che il Consiglio comunale di Torino ha approvato una mozione forte, netta, che chiede alla Città di cessare ogni forma di collaborazione e supporto istituzionale nei confronti del governo israeliano, almeno fino a quando non verranno ripristinati pace e giustizia. Un atto simbolico, ma anche politico, che ricalca – con modifiche locali – una proposta nazionale già presentata da Pd, AVS e M5s.
La mozione porta la firma di Sara Diena, capogruppo di Sinistra Ecologista, ed è stata sottoscritta anche dai capigruppo Claudio Cerrato (Pd), Andrea Russi (M5s) e Tiziana Ciampolini (Torino Domani). Il documento impegna l’Amministrazione comunale a proseguire i progetti di cooperazione internazionale in corso in sostegno della popolazione palestinese e, soprattutto, a non intraprendere nuove collaborazioni o relazioni istituzionali con i rappresentanti del governo israeliano o soggetti a esso collegati, vista l’attuale situazione di guerra e le gravi violazioni del diritto internazionale in corso.
Mentre in Sala Rossa si discuteva, fuori da Palazzo Civico una delegazione del Coordinamento Torino per Gazasventolava una grande bandiera palestinese e attendeva in silenzio. Al termine della seduta, alcuni consiglieri sono usciti per manifestare il proprio appoggio anche a Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i territori palestinesi, da tempo nel mirino delle polemiche.
“La nostra Città ha sempre cercato di non voltarsi dall’altra parte da quando in Palestina è in atto il genocidio”, ha dichiarato Diena dopo il voto. “Oggi facciamo un altro passo. Quello in Palestina è un genocidio con immagini quotidiane, in diretta, accessibili a tutti. Cosa penseranno i nostri figli di noi quando si chiederanno cosa hanno fatto i loro genitori mentre vedevano ogni giorno queste immagini?”
“Non prendere posizione, non votare o votare contro oggi è voltarsi dall’altra parte. È una scelta morale precisa. Il tempo del silenzio è finito”, ha affermato con forza Russi, mentre Cerrato ha voluto sottolineare che “la Città di Torino non ha rapporti istituzionali con Israele, ma abbiamo ritenuto corretto presentare questa mozione perché è giusto che i nostri concittadini misurino la nostra posizione su quello che sta succedendo”. Anche Ciampolini ha rimarcato che “in questo momento esprimersi è eticamente necessario”.
Tuttavia, all'interno della maggioranza non sono mancati distinguo. I gruppi Moderati e DemoS si sono dissociati dalla mozione, sostenendo che la via da seguire debba essere quella della diplomazia e non del boicottaggio. “Questo non significa essere conniventi con il governo Netanyahu”, è stato precisato.
Fortemente critico Silvio Viale (Radicali +Europa), che ha parlato di “atto ipocrita” e ha commentato: “La soluzione non viene da mozioni come questa”.
Più articolata la posizione del centrodestra: Pino Iannò (Torino Libero Pensiero) ha votato a favore della mozione, dichiarando che “non si tratta di un atto con un colore politico, ma di un segnale chiaro nel chiedere pace, giustizia e rispetto dei diritti umani”. Di segno opposto l’intervento del consigliere leghista Giuseppe Catizone, che ha definito la mozione “un atto da tifoserie” e ha ribadito che “quello israeliano è un governo democraticamente eletto, mentre Hamas è un’organizzazione terroristica”.
Con questo voto, Torino entra a far parte di quel fronte istituzionale che – pur nei limiti delle competenze locali – ha scelto di far sentire la propria voce sul conflitto israelo-palestinese. Una voce che, almeno per ora, prende le distanze dal governo di Benjamin Netanyahu e abbraccia la richiesta di pace, cessate il fuoco e rispetto del diritto umanitario internazionale.
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