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Cronaca
13 Luglio 2025 - 12:27
Nicola Di Carlo è crollato al volante del suo bus per colpa di un cedimento improvviso dell’arteria cerebrale
Morto per un aneurisma fulminante. Non per una manovra sbagliata. Non per un guasto meccanico. Non per una leggerezza.
L’autopsia lo dice chiaro: Nicola Di Carlo è crollato al volante del suo bus per colpa di un cedimento improvviso dell’arteria cerebrale. Nessuna responsabilità, nessun colpevole.
L’inchiesta della procura di Torino si chiude così.
Il medico legale Lucia Tattoli, incaricata dal pm Rossella Salvati, ha messo il punto. “Cause naturali. Aneurisma cerebrale fatale. Nessun segno di trauma o annegamento”.
Cade ogni ipotesi di omicidio colposo, ogni sospetto su freni, cambio, pilota automatico o manutenzione saltata. Tutte piste battute nei giorni frenetici seguiti al disastro. Tutte smontate da una diagnosi netta.
La scena dell'incidente
Era il 26 marzo. Ore 15. Piazza Vittorio Veneto, Torino. Un Volvo gran turismo taglia il traffico dell’ora di punta, sterza verso via Po, poi – senza senso – si ferma e inizia a indietreggiare. In retromarcia. Lento, ma inesorabile. Scende la rampa dei Murazzi, sfiora tre donne che si salvano per miracolo, trancia il parapetto come burro e si tuffa nel fiume. Un volo secco. L’autobus affonda. A bordo c’è solo lui: Nicola Di Carlo, 64 anni, molisano di Guglionesi, titolare della Di Carlo Tours, azienda di noleggio con sedi tra il Molise, Milano e la Brianza.
Avrebbe dovuto riprendere una scolaresca milanese in gita al Museo Egizio.
Subito si è pensato al peggio: errore umano? Guasto al cambio? Freni andati? Quel Volvo aveva vent’anni, ma era regolarmente revisionato. I testimoni parlano di “una figura in piedi accanto al volante” poco prima del volo. Le ipotesi si rincorrono. “Il pullman ha il pilota automatico, forse è impazzito”, suggeriscono gli amici. Ma nel dubbio, la procura apre un fascicolo per omicidio colposo.
Sul posto arriva Spresal, si valuta se si tratti di un infortunio sul lavoro. Intanto il mezzo viene recuperato, analizzato, sequestrato. Un’inchiesta a tutto campo, che ora si chiude.
Nicola Di Carlo è morto prima.
Carmine, uno dei figli, l’aveva detto subito: “Rispetto per il nostro dolore”. Il dolore di un uomo che da trent’anni portava in giro studenti, famiglie, turisti. Un uomo stimato, esperto, prudente. E che proprio per accompagnare dei bambini si trovava a Torino.
Il caso è chiuso.
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