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“In Italia non si perdona il successo”: Pecco Bagnaia sotto pressione, ma non cerca alibi

Sul tracciato tecnico del Sachsenring il campione Ducati si rimette in discussione: “Non è colpa della moto, sono io che devo adattarmi”. Mentre Márquez vola, Pecco sceglie il silenzio e il lavoro. Come fanno i grandi

“In Italia non si perdona il successo”: Pecco Bagnaia sotto pressione, ma non cerca alibi

Dal profilo Instagram d Pecco

"In Italia non si perdona il successo." Con questa frase, secca e piena di significato, Pecco Bagnaia ha risposto alle critiche piovute dopo un inizio di weekend difficile in Germania. Una frase che è rimbalzata tra i box, i social, i microfoni e i titoloni. Ma che per chi vive il paddock — e conosce le dinamiche dello sport — suona come una verità fin troppo nota.

Pecco parla da uomo maturo, da pilota consapevole. Sa che, in questo paese, se vinci sei un eroe. Ma basta poco per diventare “quello che non basta più”. Eppure Bagnaia non ha mai cercato scorciatoie, né ha scaricato su altri le responsabilità. Non lo ha fatto nemmeno dopo un venerdì complicato al Sachsenring, uno dei tracciati più particolari dell’intero Motomondiale.

Per chi non lo conoscesse, il Sachsenring è un circuito tedesco situato a Hohenstein-Ernstthal, nella ex Germania Est. È lungo appena 3,7 km — il più corto del calendario MotoGP — e conta 13 curve, di cui ben 10 a sinistra. È stretto, tecnico, con pochi rettilinei e sorpassi difficili. Un circuito che mette a dura prova l’equilibrio, la sensibilità e lo stile di guida di ogni pilota. Qui non conta solo la potenza della moto, ma la capacità di interpretare ogni metro di pista con precisione assoluta. Un circuito “per specialisti”. E non a caso, per anni è stato il regno di Marc Márquez, che qui ha dominato in lungo e in largo, costruendo parte della sua leggenda.

E proprio Márquez, tornato competitivo con la Ducati del team Gresini, è ora il riferimento. Bagnaia lo vede davanti. E non si nasconde. “Sta guidando molto forte, anche meglio di me”, ha ammesso. Ma invece di inventare alibi, Pecco ha scelto la via più difficile: quella dell’autocritica. Ha provato un nuovo telaio, lo ha testato in entrambe le moto, ha fatto le sue valutazioni. E ha deciso di tornare indietro. “Preferisco il vecchio. Ma il problema non è lì. Il problema sono io. Devo adattarmi meglio.”

Parole che pesano. Perché oggi, nel motociclismo come in tanti altri sport, è sempre più facile trovare capri espiatori: il meteo, le gomme, la moto, il traffico in pista, la sfortuna. Pecco, invece, punta il dito contro se stesso. Un gesto raro, quasi rivoluzionario. Soprattutto per uno che ha vinto due titoli di fila, che ha riportato in alto la Ducati dopo anni di digiuno, che ha ridato orgoglio a un’Italia che da tempo cercava un degno erede di Valentino Rossi.

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Ma l’Italia, si sa, ha la memoria corta. Bagnaia oggi non è più “il ragazzo dei sogni”, ma un campione messo sotto processo ad ogni curva. E allora basta un venerdì fuori dalla top ten per mettere tutto in discussione: la testa, la moto, il team. Come se due mondiali non contassero nulla. Come se l’unico parametro fosse l’ultima sessione di prove.

Eppure lui resta lì. Solido, silenzioso, concentrato. Niente uscite polemiche, niente nervosismo. Solo una constatazione chiara: “È il momento di cambiare mentalità. Non posso continuare a dare la colpa a qualcosa che non va. Devo capire come tornare a guidare come so fare.”

Una dichiarazione che spiega molto di più di mille interviste. Perché il motociclismo è uno sport di equilibrio, anche fuori dalla pista. E Pecco lo sta dimostrando con i fatti. Certo, il confronto con Márquez brucia. Perché ora hanno entrambi una Ducati, anche se di team diversi. E quando il cronometro dice che lo spagnolo è davanti, i paragoni diventano inevitabili. Ma è in momenti così che si costruisce la grandezza. Non solo nella vittoria, ma nella reazione alla difficoltà.

La stagione è ancora lunga, e Bagnaia resta in piena corsa. Ma la pressione è aumentata. Non solo quella dei rivali, ma soprattutto quella dell’ambiente. Il peso delle aspettative, il giudizio dei tifosi, la fretta della stampa. Tutti elementi che possono farti sbandare più di una staccata in discesa.

Eppure Pecco non si tira indietro. Non si chiude. Non crolla. Continua a lavorare, ad ascoltare, ad allenarsi. A credere. Con la determinazione di chi ha già vinto, ma non si è ancora saziato. Con la testa di chi ha capito che il vero avversario non è Márquez, né la moto. È il rumore intorno. Quello che ti esalta quando vai forte, e ti affonda quando rallenti.

Ma Bagnaia non è tipo da farsi affondare. È un ragazzo di 27 anni che ha già scritto pagine importanti della storia recente del motociclismo italiano. E che ora, in un momento delicato, sceglie di esporsi. Di parlare chiaro. Di non nascondersi. Con dignità. Con intelligenza. Con una maturità rara, dentro e fuori dalla pista.

Perché in Italia il successo non si perdona, è vero. Ma chi lo ha conquistato con sudore e silenzio, prima o poi torna a prenderselo. E quando succederà — perché succederà — Bagnaia non avrà bisogno di parole. Gli basterà la bandiera a scacchi.

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