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Il Piemonte riempie i fiumi di pesci alieni o killer. Cirio complice dell’estinzione di alcune speci?

Fiumi e laghi in agonia: la biodiversità d’acqua dolce scompare, tra crisi idrica e scelte scellerate. Secondo l’ultimo Living Planet Report del WWF, l’85% della fauna d’acqua dolce è sparita in 50 anni. In Italia è allarme rosso, tra siccità, specie aliene e amministrazioni pubbliche che remano contro la natura

Il Piemonte riempie i fiumi di pesci alieni o killer. Cirio complice dell’estinzione di alcune speci?

Pesce siluro © Shutterstock - Kletr - WWF

È un collasso silenzioso quello che si consuma sotto la superficie delle nostre acque interne. Fiumi, laghi, torrenti e zone umide non sono più serbatoi di vita, ma ambienti al collasso. Secondo l’ultimo Living Planet Report del WWF, la biodiversità globale ha subito una riduzione media del 69% dal 1970 a oggi. Ma il dato più drammatico riguarda proprio gli ecosistemi d’acqua dolce, dove il crollo raggiunge l’85%. E l’Italia non fa eccezione, anzi: il nostro Paese è tra quelli in cui lo scenario è più disperato.

Tra le cause principali, spiccano la crisi climatica e i suoi effetti devastanti – come la siccità record del 2022 – che hanno prosciugato corsi d’acqua e laghi, infliggendo un colpo durissimo non solo all’agricoltura, ma anche a flora e fauna. Il risultato è sotto gli occhi di chi ancora vuole vedere: 35 specie di pesci su 56 sono a rischio estinzione, secondo la Red List dell’IUCN aggiornata al 2022. Tra queste, 15 sono in “pericolo critico”, cioè prossime all’estinzione definitiva. Due specie – lo storione comune e lo storione ladano – sono già scomparse dai nostri ambienti.

Tra i pesci sull’orlo del baratro ci sono la trota siciliana, il carpione del Garda, il temolo adriatico, la savetta, l’anguilla e le lamprede. Un elenco sempre più lungo, che racconta di un patrimonio biologico che si sta sbriciolando nell’indifferenza generale.

Ma come se non bastassero la siccità e l’inquinamento, a contribuire al massacro ci pensano anche le specie aliene invasive, introdotte spesso con leggerezza – e talvolta con dolo – a fini ludico-ricreativi. Secondo il WWF, oltre il 60% dei pesci delle nostre acque interne non è autoctono. Tra i più noti colonizzatori c’è il siluro, capace di raggiungere i 2,7 metri nel Po, ma l’elenco include anche pesci gatto, trote iridee, luciperca, persici trota, amur, persici sole, pseudorasbore e altri esemplari esotici importati per “divertimento”.

E qui entra in gioco il paradosso tutto italiano: mentre l’Unione europea ha varato da anni il regolamento 1143/2014 per prevenire e gestire l’introduzione di specie esotiche invasive, alcune Regioni italiane continuano a operare in senso contrario, ignorando le normative e sostenendo, con soldi pubblici, l’immissione di pesci alieni solo per accontentare gruppi di pescatori sportivi. Un hobby, insomma, che vale più della sopravvivenza della biodiversità.

Nel 2022, il WWF ha denunciato la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola per aver autorizzato l’immissione di specie vietate, in aperta violazione della legge. Ma non è un caso isolato. L’ultimo esempio? La Regione Piemonte, che – su proposta del consigliere di Fratelli d’Italia Claudio Sacchetto – ha inserito nella Legge di riordino dell’ordinamento regionale 2025 un articolo che consente l’immissione indiscriminata di specie ittiche. Un provvedimento che contraddice apertamente il decreto del Ministero dell’Ambiente del 14 aprile 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che ne vietava espressamente l’introduzione in natura.

Trota iridea

Trota iridea © Kari Schnellmann

Luccioperca

© phototrip - Alamy - Luccioperca

Carpa

 Carpa Amur © Justin Jin - WWF-US

Il WWF non usa mezzi termini: “È vergognoso che si continui a operare contro la biodiversità per il gusto di pochi. Un approccio sbagliato, eppure fortemente appoggiato da diverse amministrazioni pubbliche”. A nulla sembrano servire ricorsi e contenziosi: la politica – quella più miope – persevera, spesso in cerca di consenso facile, sacrificando l’ambiente sull’altare di interessi elettorali e pressioni locali.

Ora la palla passa al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, chiamato a intervenire con urgenza e fermezza per bloccare ogni nuova immissione di specie aliene. Ma il tempo stringe, e ogni nuova stagione che passa senza cambiamenti è una condanna a morte per altri tratti di fiume, per altri laghi, per altre specie.

È ora di scegliere: biodiversità o pesca d’intrattenimento? Sopravvivenza degli ecosistemi o capriccio di pochi? In ballo non c’è solo il futuro dei pesci. C’è il futuro di tutti noi.

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