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10 Luglio 2025 - 00:59
Il sindaco Lo Russo
Un’iniezione di risorse mai vista prima, un piano ambizioso che promette di cambiare il volto della città e – inevitabilmente – anche la vita quotidiana dei torinesi. Fondazione CRT ha annunciato lo stanziamento straordinario di 32 milioni di euro per un progetto di riqualificazione urbana battezzato “Torino Cambia – Spazi che uniscono”. Un nome evocativo, quasi poetico, dietro cui si cela un imponente piano di interventi diffusi su tutto il territorio cittadino. Obiettivo: rifare il look a strade, marciapiedi, piazze, piste ciclabili e percorsi pedonali. Ma soprattutto renderli più sicuri, più accessibili, più intelligenti.
La cifra stanziata non tocca il patrimonio della Fondazione, né le erogazioni già previste per il prossimo triennio. Si tratta di fondi accantonati grazie a meccanismi fiscali favorevoli, che oggi vengono reinvestiti in modo strategico e ad alto impatto, come ha tenuto a sottolineare il presidente della CRT, Giovanni Quaglia, durante la presentazione ufficiale del piano.
Il progetto si articolerà in 140 cantieri suddivisi in 11 lotti, con lavori distribuiti in tutte le circoscrizioni. I primi cantieri partiranno entro novembre e si susseguiranno per i successivi 18 mesi. Una vera e propria trasformazione urbana che però, come ha avvertito lo stesso sindaco Stefano Lo Russo, porterà inevitabilmente qualche disagio. "È un grande intervento, servirà pazienza e collaborazione da parte dei cittadini. Ma alla fine ne usciremo con una città più moderna e più vivibile".
A rendere innovativo il progetto non è solo la dimensione economica o il numero di interventi, ma anche la modalità operativa. Grazie alla collaborazione con il Politecnico di Torino e alcune startup torinesi, il piano prevede l’utilizzo di una piattaforma digitale avanzata: un “gemello digitale” della città che mapperà lo stato attuale del suolo pubblico, identificherà in tempo reale buche, avvallamenti, zone di degrado e, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, sarà in grado di programmare con efficienza i futuri interventi.
"Torino sarà la prima città italiana a dotarsi di un sistema predittivo per la manutenzione urbana" ha spiegato con orgoglio il direttore generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci, evidenziando come il progetto rappresenti anche un modello esportabile in altre città.
Il nome “Torino Cambia” non è stato scelto a caso. "Cambiare non è più un’opzione, ma una necessità", ha dichiarato ancora il sindaco, parlando di un’alleanza virtuosa tra pubblico e privato, capace di andare oltre i soliti interventi “a spot” e puntare su una visione complessiva di rigenerazione.
Ma al di là degli slogan e dei rendering, c’è un aspetto che nessuno può ignorare: questo fiume di milioni che si abbatterà sulle strade torinesi, asfaltando marciapiedi e riasfaltando consensi, rischia di diventare il vero trampolino di lancio per la candidatura di Lo Russo al secondo mandato. È difficile non leggere in questo maxi-intervento anche una precisa strategia politica. Mentre i cantieri prenderanno vita in ogni quartiere, la narrazione di un sindaco “del fare” troverà terreno fertile – anzi, riasfaltato – per consolidare la propria immagine in vista del 2026.
Nel dettaglio, gli interventi riguarderanno: il rifacimento di marciapiedi e pavimentazioni; la messa in sicurezza di attraversamenti pedonali e incroci; l’eliminazione di barriere architettoniche; il potenziamento della mobilità dolce, con nuove piste ciclabili e zone 30.
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Accanto a questo progetto da 32 milioni, Fondazione CRT ha recentemente destinato altri 8 milioni di euro per il completamento del Grattacielo della Regione Piemonte, confermando così una stagione di investimenti strategici sul territorio.
Resta ora da vedere come il Comune gestirà questa valanga di cantieri, che promette sì trasformazione e progresso, ma anche mesi di lavori, deviazioni, rumore e pazienza messa a dura prova. La sfida sarà coniugare l’ambizione del progetto con le esigenze quotidiane di chi vive la città, evitando che il “cambio” diventi l’ennesimo caos.
Torino cambia. Ma cambierà davvero in meglio? O sarà solo il fondale perfetto per la nuova campagna elettorale?
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