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07 Luglio 2025 - 15:52
Stefano Lo Russo
È Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno, il primo cittadino più apprezzato d’Italia secondo l’edizione 2025 del Governance Poll, l’indagine annuale realizzata da Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore. Con un gradimento che sfiora il 74% (precisamente 73,9%), Fioravanti non solo si prende la vetta della classifica, ma diventa anche il primo sindaco di Fratelli d’Italia ad aggiudicarsi questo riconoscimento da quando esiste la rilevazione. Una vittoria che non arriva a sorpresa: Fioravanti, 41 anni, è già stato confermato per un secondo mandato nel 2024 e a inizio anno ha assunto anche la presidenza del Consiglio nazionale dell’ANCI. Un’ascesa rapida, sostenuta da un consenso trasversale e da una presenza politica costante sul territorio.
Sul secondo gradino del podio troviamo Michele Guerra, sindaco di Parma, che aveva vinto l’edizione 2024. Il suo gradimento resta elevato, a dimostrazione che l’effetto-luna di miele con l’elettorato parmigiano non si è ancora esaurito. E se Guerra scende di una sola posizione, il terzo posto è condiviso da due sindaci del Sud: Vito Leccese, neoeletto a Bari, e Gaetano Manfredi, confermato a Napoli. Leccese, al debutto nel sondaggio, mantiene alta la tradizione barese (ricordiamo i buoni piazzamenti di Antonio Decaro), mentre Manfredi si conferma tra i più amati nelle metropoli del Mezzogiorno. Curioso notare come entrambi siano legati all’ANCI: Manfredi ne è il presidente nazionale, Leccese il successore di Decaro.
A proposito di grandi città, il dato che spicca è quello di Beppe Sala, sindaco di Milano, che guadagna ben dieci posizioni rispetto al 2024. La sua rimonta lo colloca al nono posto, confermando che la sua immagine di sindaco pragmatico e attento alla sostenibilità continua a funzionare. Scende invece, anche se con un piccolo recupero percentuale (+2 punti), Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, che si colloca in una poco onorevole 89esima posizione. Un dato che, seppur in leggero miglioramento, testimonia ancora le difficoltà di governare una capitale complessa come Roma.
Le ultime posizioni della classifica vedono protagonisti due sindaci siciliani: Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, e Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani. I due si sono scambiati i posti rispetto al 2024, ma restano entrambi nella fascia di gradimento più bassa. Una conferma, forse, delle difficoltà strutturali delle amministrazioni isolane, spesso alle prese con problemi di bilancio, gestione rifiuti e trasporti.
Lo studio – come sottolinea lo stesso Sole 24 Ore – non è un sondaggio elettorale, ma una misura del grado di fiducia e apprezzamento che i cittadini esprimono verso il proprio sindaco, sintetizzato nella domanda: “Se si votasse oggi, lo rivoterebbe?”. I risultati si basano su un campione rappresentativo di mille elettori per ciascun Comune capoluogo di provincia, intervistati tra maggio e giugno 2025.
Sul versante delle Regioni, la tendenza è meno marcata ma comunque indicativa: solo un presidente su due perde punti percentuali, mentre tra i sindaci il calo riguarda tre su quattro. Secondo Antonio Noto, curatore del sondaggio, questo è legato alla percezione dei ruoli: «I cittadini considerano il presidente della Regione più distante ma anche più autorevole. È la figura che dà il nome alla coalizione, e quindi l’elettore tende a proteggerlo politicamente, mentre col sindaco il rapporto è diretto e personale. Se qualcosa non funziona, la colpa è sua».
La graduatoria completa dei presidenti di Regione non è stata pubblicata nel dettaglio nell’articolo principale del sondaggio, ma si anticipa che la media di gradimento resta su livelli più alti rispetto a quella dei sindaci, anche grazie a una stabilità percepita nel ruolo.
Infine, da segnalare che, secondo il quotidiano economico, nel confronto con il giorno delle elezioni solo sei sindaci su cento aumentano il consenso, mentre tra i presidenti di Regione questo numero sale a dieci. Un segnale chiaro che il ruolo del primo cittadino resta il più esposto alle aspettative (e alle delusioni) dei cittadini.
Il verdetto del Governance Poll 2025, l’indagine annuale sul gradimento dei sindaci italiani pubblicata dal Sole 24 Ore, è stato accolto con toni trionfalistici da alcuni e con palese imbarazzo da altri. Tra i primi c’è sicuramente il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che conquista un prestigioso terzo posto tra i governatori più apprezzati d’Italia. Ma tra i secondi figura, in caduta libera, Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, che perde ben 15 posizioni in un solo anno e scivola verso il fondo della graduatoria.
Una débâcle che non è passata inosservata, soprattutto nelle file dell’opposizione di centrodestra, che da tempo denuncia lo scollamento tra la narrazione del sindaco e la realtà vissuta dai cittadini. Ad affondare il colpo sono Roberto Rosso, senatore e storico esponente torinese di Forza Italia, e Marco Fontana, segretario cittadino del partito. Il loro attacco è durissimo: «L’impietosa classifica sul gradimento dei sindaci italiani, pubblicata dal Sole 24 Ore, decreta un crollo da record: ben quindici posizioni perse in un anno da Stefano Lo Russo. Un dato da Guinness dei primati. Mentre il nostro Governatore Alberto Cirio decolla e si colloca al terzo posto, Torino sprofonda: un chiaro segnale del fallimento della Giunta Lo Russo».
Secondo Rosso e Fontana, il sindaco dovrebbe «farsi un esame di coscienza, compiere un bagno d’umiltà e iniziare a riconoscere che l’opposizione di Forza Italia e del centrodestra in Consiglio non vaneggia, ma fotografa semplicemente il disastro della sua amministrazione». Una Torino spaccata in due: quella immaginata nei discorsi ufficiali e quella reale, dove i cittadini affrontano ogni giorno disservizi, degrado e mancanza di prospettive. «La Torino che vive lui, e che rappresenta nei suoi one man show di partito durante le sue rare uscite chiuse in città, è l’isola che non c’è», rincarano i due esponenti forzisti.
Le critiche non si fermano alla dimensione politica, ma entrano nel merito delle condizioni della città: «Torino, una città nata e strutturata per essere capitale del Paese, colleziona ogni giorno record negativi nell’indifferenza totale di chi la guida. Già con Appendino avevamo assistito alla deriva pauperista della città, ma con Lo Russo si è riusciti addirittura a fare peggio». Il bilancio tracciato da Forza Italia è impietoso: periferie abbandonate, sicurezza percepita al minimo storico, manutenzioni trascurate, verde pubblico in stato di conflitto permanente tra Comune e associazioni ambientaliste, e una pressione fiscale crescente sui cittadini.
«Il portafoglio dei torinesi è diventato un bancomat da spremere – denunciano Rosso e Fontana – con l’aumento delle tasse a fronte di servizi sempre più carenti. I cittadini si sentono abbandonati. I giovani, dopo l’università, fuggono altrove. E i dati sul calo demografico sono lì a dimostrarlo». A completare il quadro, l’amara considerazione sull’estensione del mandato per altri sei mesi: «Purtroppo il mandato di Lo Russo è stato prorogato: 180 giorni in più di agonia, nella speranza che finalmente i torinesi si rendano conto che un’alternativa esiste».
Una stoccata finale arriva nel paragone con la Regione Piemonte: «Basta guardare al buon governo di Cirio per capire che si può amministrare con efficienza e visione. Ma Lo Russo continua a chiudersi nella sua autoreferenzialità, incapace di ascoltare e confrontarsi con la realtà».
Il Governance Poll 2025, insomma, non è solo una fotografia numerica: per l’opposizione è una conferma politica, un segnale chiaro da parte della cittadinanza. E il messaggio, almeno secondo Rosso e Fontana, è inequivocabile: Torino è stanca, Torino chiede un cambio di rotta.
Il sondaggio completo è disponibile sul sito de Il Sole 24 Ore a questo link:
https://lab24.ilsole24ore.com/governance-poll-2025
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