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06 Luglio 2025 - 23:49
L’incubo è tornato. A meno di due anni dalla devastante alluvione del Ferragosto 2023, Bardonecchia si è risvegliata di nuovo sotto l’acqua e il fango. Lunedì 30 giugno 2025, il Rio Frejus è esondato ancora, travolgendo la parte bassa della cittadina dell’Alta Val di Susa, colpendo abitazioni, infrastrutture e persino la caserma dei Carabinieri Forestali, esattamente come nel tragico precedente.
La macchina dell’emergenza si è attivata immediatamente: la Regione Piemonte ha disposto l’apertura del Centro Operativo Comunale (COC), mentre le piogge torrenziali continuavano a cadere con intensità anomala. Il Rio Frejus e il torrente Merdovine hanno oltrepassato gli argini, trasformandosi in un’unica, violenta colata di acqua e detriti.
Secondo molti residenti, la situazione è stata aggravata dalla presenza di un ponte troppo basso sul Rio Frejus, che avrebbe ostacolato il deflusso naturale della piena. “È come mettere un tappo a una bottiglia in pressione”, commentano amareggiati. In un territorio già segnato dall’instabilità idrogeologica, eventi meteo sempre più estremi sembrano trasformarsi in una trappola inevitabile.
In un contesto drammatico, fatto di fango, paura e macerie, ha brillato l’operato dei volontari. Tra le forze accorse in soccorso – Vigili del Fuoco, Carabinieri, Protezione Civile, squadre di volontariato locale e nazionale – un ruolo chiave lo ha giocato il Corpo AIB del Piemonte, con l’instancabile squadra di Cafasse guidata da Matteo Trabucco. Nata per il contrasto agli incendi boschivi, l’AIB si conferma colonna portante anche nelle emergenze idrogeologiche.
“Abbiamo operato sin dal secondo giorno per lo sgombero e la pulizia del distributore di carburante situato a valle dell’abitato”, racconta la squadra composta da volontari e volontarie. Il giorno successivo, sono intervenuti in una delle piazze del paese e nell’area adiacente alla caserma della polizia. Operazioni cruciali per ripristinare la viabilità e ridare agibilità a spazi nevralgici del paese.
Con sette persone e mezzi specializzati, tra cui un’Autopompa Serbatoio (APS), la squadra ha lavorato senza sosta per tre giornate consecutive. Non si tratta di un semplice intervento tecnico, ma di un gesto concreto di solidarietà, che ha portato conforto e speranza a una comunità attonita e ferita.
“In questi giorni stiamo eseguendo lavaggi su più fronti: strade, ponti, distributori, persino nella zona limitrofa alla caserma della polizia”, spiegano. “Oggi ci siamo concentrati sulle civili abitazioni, per renderle di nuovo agibili. È un lavoro duro, ma sappiamo quanto conta per chi vive qui”.
L’efficienza, la rapidità d’azione e il senso di umanità dimostrati dagli AIB di Cafasse – così come da tutti i volontari impegnati – sono la prova tangibile che esiste un’Italia capace di reagire, di stringersi intorno a chi soffre e di rimboccarsi le maniche senza esitazione.
Bardonecchia è ancora una volta in ginocchio. Ma il cuore della sua gente, affiancato dall’instancabile lavoro dei soccorritori, batte forte. Ora si attende che alle operazioni di emergenza seguano finalmente interventi strutturali seri, capaci di garantire sicurezza e prevenzione a un territorio che non può più permettersi di vivere con il fiato sospeso ogni volta che piove.
La situazione idrogeologica nel Rio Frejus
Le problematiche di viabilità a Bardonecchia
Le condizioni delle strade
Danni anche agli alberi
L'AIB di Cafasse in azione
I volontari della squadra di Cafasse
Le operazioni civili
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