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06 Luglio 2025 - 16:49
Non sappiamo cosa abbiano immaginato gli Amministratori comunali per San Savino, patrono della città, ma al Parco Dora Baltea l’idea dev’essere stata questa: una celebrazione botanica.
Un omaggio alla fotosintesi clorofilliana. Un tripudio di erba alta, rovi e infestanti, per far provare alla gente l’ebbrezza della foresta amazzonica. Solo che qui non ci sono pappagalli variopinti o scimmie saltellanti: ci sono cavalli ammassati in fondo, chiusi in un angolo del parco, nascosti con la stessa cura con cui si nasconde la polvere sotto al tappeto.
Cose dell’altro mondo. O, se si preferisce, cose di Ivrea.
Era tutto scritto: arriva luglio, arriva San Savino, arriva la fiera, arriva la gente. Poi sono arrivati tutti ma, a quanto pare, non è arrivato chi taglia l’erba. Sarà che il trattorino è andato in ferie, sarà che l’appalto è scaduto, sarà che nel Comune di Ivrea è stato approvato un decreto non scritto: “Niente manutenzione fino al 15 agosto”. In nome, s’intende, della sobrietà estiva.
Così, mentre i cavalli si guardano intorno smarriti, i visitatori – senza machete – si aprono la strada tra le ortiche come esploratori nel Borneo. E le sedute in legno – quelle belle, moderne, da rivista d’arredo urbano – sono lì, incastonate come fossili nel terreno, invase da pianticelle che ormai hanno preso cittadinanza. La scena è talmente assurda che viene da chiedersi se non sia tutto un set: magari tra poco spunta un regista, urla “stop!” e restituisce il parco alla realtà.
In mezzo al nulla verdeggiante, affiora un oggetto bianco non identificato. Forse un cartone. Forse un messaggio alieno. Forse la tesi di laurea dell’assessore alle manutenzioni, Massimo Fresc, sul tema: “Tagliare o non tagliare, questo è il problema”, dispersa nel 2019 e mai più ritrovata. Attorno, cestini arrugginiti e imbolsiti, che testimoniano la fine di un’epoca in cui si svuotava la spazzatura e si tagliava il prato senza bisogno di un bando, una gara, un project financing e un seminario all’Urban Center.
E poi c’è lui: il discgolf. Sport moderno, inclusivo, poetico. I canestri ci sono. O meglio, c’erano. O forse ci sono ancora, mimetizzati tra le ortiche come i voti del bilancio partecipato. Come metafora funziona benissimo: un’attrezzatura pubblica invisibile, come l’interesse dell’amministrazione per questo parco.
Ma la vera domanda, quella che ronza nella testa dei cittadini come tafano sotto il sole, è: possibile che nessuno abbia pensato a sistemare il parco prima della patronale? Possibile che nessuno abbia detto, anche solo per sbaglio, “tagliamo l’erba”? Neanche un tirocinante, uno stagista, un cittadino in servizio civile?
Più probabile che sia tutto voluto. Un progetto, magari europeo, per restituire spazio alla natura. Un patto silenzioso con gli insetti impollinatori, che da un paio d’anni infestano ogni comunicato stampa. Una riqualificazione invisibile. Anzi, una riqualificazione mentale. Un’idea urbanistica così avanzata che non si vede, non si capisce e soprattutto non si fa.
Insomma, a Ivrea anche San Savino si festeggia così: tra erbacce e incuria, con il parco trasformato in giungla e i cavalli messi in castigo. E chi protesta, chi fotografa, chi segnala, finisce nel girone degli “esagerati”. In fondo, basta non guardare.
O chiudere gli occhi e pensare a un altro parco...
Sul degrado che avvolge il parco è intervenuto sui social anche il consigliere comunale Andrea Cantoni.
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