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06 Luglio 2025 - 23:46
Rino Sinopoli. Leader de Gli Altri
Una serata affollata e sorprendentemente vivace quella sulla variante al PRGC di Brandizzo. Niente rivoluzioni, pochi ritocchi, ma un progetto che finalmente merita attenzione: l’acquisizione da parte del Comune di una parte consistente del vecchio Mulino. Un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, abbandonato al degrado da decenni, che adesso si appresta a rinascere come area verde, spazio artigianale, espositivo e, perché no, persino culturale. Il tutto a due passi dalla scuola Bruno Buozzi, in una zona che aveva urgente bisogno di cura e visione.
Un’operazione che condividiamo, perché sottrae al logorio dell’abbandono uno spazio prezioso e lo restituisce, finalmente, alla cittadinanza. E lo fa con sobrietà, senza devastare, senza nuove colate di cemento, con l’idea giusta: recuperare l’esistente, riusarlo con intelligenza. In tempi in cui si costruisce sempre più per lasciare vuoto, è quasi una rivoluzione.
Ma Brandizzo è Brandizzo, e una serata pubblica non è tale se non compare all’improvviso l’ingegner Merlo, pronto a regalare spettacolo. Questa volta ha sferrato un attacco piuttosto ruvido all’assessore Barbera. L’ha fatto con toni accesi, a tratti scomposti, a fronte dei quali Barbera ha avuto il merito di restare composto, educato, persino olimpico.
Merlo sostiene che il PRGC ignora le esigenze degli artigiani, che a suo dire vorrebbero spostarsi dalle sedi attuali per evitare di “rompere le scatole” ai vicini. Affermazione singolare, visto che né il Comune né le agenzie immobiliari della zona risultano sommerse da richieste di questo tipo. Anzi: silenzio assoluto.
Sorge allora un dubbio, lecito quanto inevitabile: ma questa esigenza è reale, o è solo una battaglia personale dell’ingegnere? E se davvero esistono artigiani costretti a sgattaiolare tra le villette per non disturbare, chi ha consentito negli anni questa assurda commistione urbanistica? Forse qualcuno che per 44 anni – quarantiquattro – è stato dentro l’amministrazione comunale, spesso in maggioranza e con ruoli decisionali? Un tecnico troppo creativo? O magari proprio lui, l’ingegnere che oggi punta il dito?
Ma il vero colpo di scena della serata non è nel merito delle osservazioni. È nel duetto che nessuno si aspettava: Merlo e Deluca, fianco a fianco, complici e in perfetta sintonia. Gli stessi che per 25 anni si sono lanciati anatemi, esposti, carte bollate, richieste di intervento ai Carabinieri nei Consigli comunali. Quelli che si parlavano solo tramite querela. E ora? Amici per la pelle.
Merlo
Cosa sarà successo? Un colpo di sole? Un accordo elettorale? Un miracolo di San Giovanni Urbanista, patrono dei tecnigrafi pentiti? Non lo sapremo mai. Ma vederli lì, seduti l’uno accanto all’altro, è stato impagabile. Letteralmente. Se l’ingresso alla riunione fosse stato a pagamento, avremmo pagato solo per quella foto. Una scena che vale più di mille manifesti: il matrimonio dell’anno. Altro che opposizione storica, altro che Peppone e Don Camillo: è finita con un bacio politico sotto il segno del Mulino.
Nel frattempo, l’ingegner Merlo ha lanciato anche un’altra bordata: secondo lui, una strada del piano non può essere stata progettata dal prof. Barbieri, suo ex docente universitario, perché “non avrebbe mai tracciato un simile obbrobrio”. E qui vien da chiedersi: chi ha insegnato a Merlo l’arte della doppia rotatoria? Sì, proprio quella che in paese chiamano affettuosamente “le rotatorie del Merlo”, due giravolte concentriche che sembrano uscite da una partita a Risiko, e che oggi rischiano di costare caro all’ente comunale, secondo quanto scritto dal Ministero delle Infrastrutture in una lettera già finita in Procura.
Tutto questo però non cambia la sostanza: questa amministrazione sta cercando, nel suo piccolo, di fare le cose bene. Rispettare il suolo, recuperare ciò che è abbandonato, pianificare con attenzione e dialogo. E anche se a qualcuno mancherà la stagione dei megaprogetti e delle cementificazioni a grappolo, la direzione sembra giusta. Se poi qualche tecnigrafo dovrà riporre il righello per mancanza di volumetrie, pazienza.
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