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04 Luglio 2025 - 23:01
stellantis
Le carrozzerie di Mirafiori, simbolo della Torino industriale, torneranno a produrre auto da novembre. Si tratta della nuova Fiat 500 ibrida, un’operazione che Stellantis presenta come rilancio dello storico stabilimento torinese. In realtà, la produzione si limita al solo modello ibrido della 500, e il quadro generale rimane quello di un sito industriale che lavora ben al di sotto delle sue potenzialità.
In questi giorni sono in corso le operazioni di assemblaggio delle vetture preserie, uno step tecnico nel processo di industrializzazione che non cambia però il contesto di crisi occupazionale in cui si muove Mirafiori. Le previsioni diffuse parlano di 100.000 unità annue a pieno regime, ma per il 2025 sono previste appena 5.000 auto prodotte. Un numero che, seppur superiore allo zero degli ultimi mesi, non consente certo di gridare al miracolo.
Stando alle dichiarazioni di Olivier Francois, manager Fiat e responsabile marketing globale per Stellantis, “con l’avvio del secondo turno ci sarà la progressiva riduzione della cassa integrazione”. Ma i lavoratori sanno bene che una rondine non fa primavera: la cassa integrazione resterà in piedi ancora per mesi, e la sua completa eliminazione è tutt’altro che certa, considerando che il solo nuovo modello difficilmente potrà garantire un flusso costante e sostenibile di lavoro per tutte le linee.
Nel frattempo, vengono annunciati numeri sull’indotto: 145 fornitori italiani coinvolti, di cui 70 piemontesi. Anche qui, però, bisogna fare i conti con la realtà: si tratta per lo più di forniture già parzialmente in atto, molte delle quali collegate alla 500 elettrica che già esce dagli stabilimenti di Mirafiori dal 2020. Nulla di particolarmente nuovo, insomma.
La data scelta per la presentazione del nuovo modello – 4 luglio – ha evidentemente un valore simbolico per il marketing Fiat: è il giorno in cui nel 2007 venne lanciata la nuova 500 sotto la gestione di Sergio Marchionne, a cinquant’anni dalla nascita del modello originario del 1957. Un modo per cercare di creare continuità con il passato glorioso del marchio, anche se oggi il contesto è ben diverso: Fiat è una realtà inglobata dentro un conglomerato multinazionale guidato da logiche globali, con interessi che vanno ben oltre Torino o l’Italia.
L’ibrida che sarà assemblata a Mirafiori non è un modello inedito. È, di fatto, una versione aggiornata della 500 termica, pensata per il segmento di chi non è disposto o non può permettersi l’elettrico. Un’operazione commerciale più che industriale. Non a caso, Francois ha parlato di “500 pragmatica”, sottolineando che sarà più economica della 500 elettrica. Un modo per cercare di ampliare le vendite, senza però investire realmente in nuove piattaforme tecnologiche o prodotti innovativi.
Il manager ha anche annunciato che nel 2027, in occasione del 70° anniversario del modello, sarà presentata una nuova versione elettrica della 500. Ma la data è ancora lontana, e nel frattempo nulla lascia intendere un vero piano strutturale per rafforzare la presenza produttiva di Fiat in Italia.
Nel discorso ufficiale, Mirafiori viene definita “la casa di Fiat, il cuore pulsante dell’innovazione di Stellantis in Europa”. Ma l’entusiasmo verbale non coincide con i fatti. Lo stabilimento continua a lavorare su un solo modello, con linee inattive e una forza lavoro ridotta all’osso. Gli investimenti veri restano altrove, in altri paesi dove i costi sono più bassi o i governi più disposti a incentivare massicciamente la produzione.
La stessa operazione “Torino” – con la presentazione della serie speciale 500 Torino durante il prossimo Torino Film Festival – appare più come una trovata d’immagine che non un vero progetto industriale. La serie speciale sarà decorata con i colori della città, giallo e blu, e accompagnata da parole piene di buone intenzioni. Ma i lavoratori torinesi si aspettano ben altro.
“Torino vuol dire Fiat, e Fiat vuol dire Torino”, ha detto Francois, ribadendo che il lancio ufficiale si terrà nel capoluogo piemontese. Frasi ad effetto che da anni si ripetono, mentre nel frattempo l’occupazione cala, gli stabilimenti vengono svuotati e le decisioni industriali si prendono a Parigi, Detroit o Amsterdam, non certo a Torino.
I sindacati e le istituzioni locali hanno accolto la notizia con un cauto ottimismo, parlando di “segnale positivo”. Ma subito dopo hanno chiesto l’arrivo di un secondo modello, indispensabile per garantire un futuro produttivo a Mirafiori. Una sola auto, per quanto vendibile, non può reggere un intero sito industriale.
La richiesta è chiara: serve un piano che vada oltre la 500. Serve un impegno vincolante da parte del gruppo Stellantis, e non solo promesse di rilancio fatte davanti ai giornalisti. E soprattutto, servono assunzioni, perché oggi Mirafiori continua a vivere di tagli, prepensionamenti e cassa integrazione.
Il rischio, per Torino, è che la città diventi sempre più vetrina senza contenuti, luogo delle “prime” e delle presentazioni, ma non della produzione vera. Un centro simbolico buono per il marketing, ma marginale nelle logiche della produzione globale.
La nuova 500 ibrida arriverà, e probabilmente venderà. Ma il rilancio di Mirafiori – se così lo si può chiamare – resta parziale, fragile, appeso a un solo modello e a tanti annunci. La realtà, come sempre, sarà tutta da verificare nei prossimi mesi, sul campo, dentro le fabbriche.
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