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03 Luglio 2025 - 12:13
Festa dell'Unità e costine
Un tempo bastavano sette euro, e in alcune sagre di paese bastano ancora. Anzi, con sette/otto euro mangi, ti siedi a un tavolo di plastica sbeccato, ascolti l’orchestra tipo "Casadei" e magari vinci anche un salame alla lotteria. Succede ovunque ma non a Settimo Torinese. No, qui si mangia col pedigree: costine "alla Piastra" a peso d’oro, birra servita con scontrino fiscale e contorno di retorica progressista. Vuoi mangiare? Tira fuori il portafoglio. Vuoi anche da bere? Accendi un mutuo.
Del resto, siamo pur sempre alla Festa dell’Unità, non a una sagra di paese. E si sa, qui non si cucina solo carne, ma anche ideologia. Ogni costina è una metafora: l'osso è ciò che resta della sinistra, la carne è il consenso elettorale e il grasso... beh, quello è tutto quello che non serve, ma che rimane attaccato.
E poi, diciamolo: vuoi mettere il prestigio di addentare una costina da 13 euro sotto il tendone, schiaffeggiando un moscerino dietro l'altro, mentre sul palco, la sindaca "visionaria" Elena Piastra declama l’importanza della giustizia sociale e la lotta contro le diseguaglianze?
È un’esperienza immersiva, un viaggio multisensoriale nell’ipocrisia democratica. Ti siedi, mangi, paghi, e nel frattempo qualcuno proclama dal microfono: “dobbiamo tornare ad ascoltare il popolo...”.
Peccato che il popolo, con quei prezzi, nel frattempo sia andato a mangiare alla Sagra della Zucchina o della cipolla ripiena.
Perché sì, a Settimo le costine sono buone – ci mancherebbe – ma non c'è salsa barbecue che giustifichi 13 euro.
E' vero che con 13 ti danno pure le patatine, ma non si può scegliere devi prendere obbligatoriamente il piatto "composito". Costine e patate, come una manovra finanziaria: o prendi tutto o niente.
Tredici euro che in due fan 26, in tre 39, con una bottiglia e un dolce è una "mazzata" da non credere, di sicuro fuori dai radar di quelle famiglie o di quei pensionati che tentano di raggiungere la fine del mese con stipendi che viaggiano intorno ai mille euro...
Si, vabbè, però c'è quella storia dei maialini progressisti allevati in collina e nutriti a caviale e ciclostile. Ma anche in quel caso, resterebbe il dubbio: non è che, forse, la sinistra ha confuso la partecipazione popolare con gofundme?
Tant'è! Prendere o lasciare... Alla griglia, intanto, ci sono i volontari: un tempo si chiamavano “compagni”, oggi sono “risorse”. Indossano magliette rosse, sorridono, servono piatti come camerieri in un bistrot parigino, mentre ti stampano in mano un vassoio da 20 euro con la grazia di chi sa che la rivoluzione non si farà oggi, non si farà domani e guai a parlare di "genocidio a Gaza".
Intorno, volti noti della politica locale passeggiano tra i tavoli come star del red carpet democratico. La sindaca Elena Piastra, regina incontrastata del centrosinistra, sorride, assaggia, si congratula con la cucina e dispensa abbracci. Una stretta di mano qua, un selfie là, e via. Tutto mentre il popolo – quello che ancora credeva che “Festa dell’Unità” significasse davvero “per tutti” – si accorge che con 50 euro in famiglia riesce giusto a prendere due costine, un po' di vino, forse un'acqua frizzante e il caffè.
Perché in fondo, questa Festa dell’Unità è un po’ come la sinistra: nostalgica, costosa, e sempre meno inclusiva. E se ti azzardi a dire che 13 euro per una costina sono troppi, ti rispondono che “le cose buone si pagano”, che “è per sostenere le attività del circolo”, e che “così si finanziano le battaglie per i diritti”. Ma nel frattempo, ti viene voglia di fare una battaglia tu, direttamente alla cassa: quella per una costina a prezzo popolare.
Insomma, la griglia fuma, le casse suonano, i sorrisi si sprecano, ma il conto lo paga quel cittadino che ancora credeva che la Festa dell’Unità fosse una festa per chi ha pochi soldi. E invece scopre che ormai è diventata l’Oktoberfest della coerenza perduta. Con le costine ci sono ma sono care come l'oro.
Alla Sagra della Cipolla almeno piangi solo per la cipolla, non per il conto.
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