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03 Luglio 2025 - 09:54
eyeongaza
Dopo mesi in cui i bollettini da Gaza si sono susseguiti con cadenza quotidiana – uccisioni di civili, fame, disperazione, aiuti bloccati – anche il Pd di Ivrea prende finalmente posizione. Lo fa con un comunicato che ammette senza mezzi termini uno stato di impotenza: “Non sappiamo più cosa fare”. E proprio da questa impotenza arriva un piccolo gesto concreto: la donazione del gettone di presenza dei consiglieri comunali a Emergency, per sostenere gli interventi sanitari nella Striscia.
Un’iniziativa apprezzabile, certo. Ma che arriva dopo un lungo silenzio. Mesi nei quali, da più parti, si chiedeva a forze politiche e istituzioni di far sentire la propria voce. Mesi in cui Gaza è diventata una distesa di rovine, un luogo dove anche mettersi in fila per un pezzo di pane può significare morire.
Il comunicato non si limita alla donazione. È una presa d’atto della vergogna collettiva: “Ogni giorno veniamo aggiornati sulla strage di abitanti di Gaza affamati che si recano alla distribuzione del cibo”, si legge. “Ogni giorno 20, 30, 50, 80 esseri umani vengono uccisi mentre sono in coda o corrono più velocemente possibile per arrivare primi ai punti di distribuzione”.
E intanto, l’Europa guarda altrove. Il Consiglio Europeo del 26 giugno, con la sua formula anodina – un invito generico a Israele a rimuovere il blocco agli aiuti, e l’incarico ai ministri degli Esteri di “continuare a discuterne se appropriato” – è stato il solito esercizio di diplomazia a perdere. Il timore, dicono dal Pd eporediese, era addirittura che non venisse citato il report dell’Alto Rappresentante Kallas sulle violazioni dei diritti umani a Gaza. Un livello talmente basso da far apparire l’insufficienza come un progresso.
Nel frattempo, sette Paesi europei – tra cui anche l’Italia – hanno bloccato qualsiasi ipotesi di sospensione dell’accordo di associazione con Israele. A sostenere questa misura sono rimaste solo Spagna, Slovenia, Svezia, Belgio e Irlanda. Troppo pochi. Troppo isolati.
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Ma la denuncia non si ferma al cortocircuito europeo. Si estende anche al resto del mondo.
“E i Paesi arabi?”, scrivono. “E la Cina? L’India? I Brics?”. Nessuno, nemmeno tra i grandi poteri emergenti, sembra voler o poter esercitare una pressione reale su Israele. E intanto il massacro continua.
C’è poi una riflessione che riguarda tutti: “Quanti di noi non hanno pensato: vorrei partecipare io stesso a una missione di pace, creare una forza di interposizione fra l’esercito israeliano e gli abitanti di Gaza?”
È una domanda che non ha una risposta facile. Ma che richiama all’urgenza di non abituarsi, di non desensibilizzarsi.
È in questa direzione che va l’idea della raccolta fondi a favore di Emergency, organizzazione che opera da anni in Palestina. Il Pd di Ivrea invita associazioni, cittadini, forze democratiche e progressiste a partecipare. Il link per donare è questo:
https://sostieni.emergency.it/index.php?idc=SA.GEN.WEB.SITO
A breve, annunciano, sarà presentata una nuova iniziativa pubblica. Intanto, si comincia da qui. Finalmente.
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