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02 Luglio 2025 - 22:49
foto archivio
È scaduto lo scorso 16 giugno, nel più assoluto silenzio, il bando pubblico con cui il Comune di Strambino cercava un nuovo gestore per l’area comunale del Ghiaro, nella frazione Crotte, già sede per cinquant’anni del campo di tiro a volo e oggi, dopo sequestro, bonifica e dissequestro, abbandonata all’incuria. Una storia che si ripete: nessuna offerta è pervenuta. Il bando, tanto atteso quanto ambizioso, è ufficialmente andato deserto.
E dire che si trattava di un patrimonio importante: 46.996 metri quadrati di terreno soggetto a usi civici, quattro locali annessi – segreteria, servizi igienici, deposito, ripostiglio – per un totale di 60 metri quadrati, un’area che per decenni è stata punto di riferimento per le società sportive e per i tiratori del Canavese e non solo. Oggi, invece, tutto tace.
L’area, gestita per quasi mezzo secolo dall’associazione Caccia e Pesca di Cerone, era stata sequestrata nel febbraio 2022 dai Carabinieri Forestali per inquinamento ambientale dovuto alla presenza di pallini, piattelli e altri residui. Solo dopo una bonifica accurata, imposta all’associazione e portata a termine, la Procura di Ivrea ne ha disposto il dissequestro. Ma da allora, nessuno è più riuscito a far ripartire la macchina.
A rendere più amara la vicenda è che qualcuno ci ha pensato. Il presidente della nuova Asd Tav Cerone, Piero Cignetti, che per mezzo secolo ha guidato il campo, ha inviato al Comune una dichiarazione d’interesse. Ma si è trattato solo di un segnale teorico, privo della documentazione richiesta per la partecipazione formale. Una sorta di “vorrei ma non posso”, dovuto – pare – alla difficoltà di mettere insieme le forze economiche e associative necessarie a rientrare in gioco. Eppure l’intenzione di far tornare a vivere la struttura c’è.
Nel frattempo l’Amministrazione comunale, preso atto del flop del bando, si trova ora davanti a un bivio: ripensare le condizioni di gara oppure lasciare che tutto marcisca ancora. Il bando prevedeva un canone annuo minimo di 4.489,16 euro, per un totale di quasi 45.000 euro in dieci anni. Non cifre impossibili, ma nemmeno banali per un’associazione ridotta ai minimi termini, in un territorio dove lo sport fatica a sopravvivere. Suddiviso, il canone comprendeva 2.122,84 euro per l’uso del terreno, 1.757,76 euro come compenso per la perdita di reddito da usi civici e 608,56 euro per i fabbricati.
Un tempo, qui a Strambino, il tiro a volo era una realtà viva e pulsante. Gare regionali, allenamenti, momenti di socialità. E oggi? Un’area chiusa, silenziosa, dimenticata. E un solo sogno: quello di Cignetti, che chiede – senza proclami – un aiuto per tornare in pista. Serve sostegno finanziario, certo, ma anche sostegno umano. Nuovi soci, nuove idee, nuova linfa.
Il Comune, secondo quanto trapela, potrebbe presto pubblicare un nuovo bando, nella speranza che, riviste alcune condizioni, questa volta qualcuno decida di raccogliere la sfida. Perché in un Canavese sempre più povero di impianti sportivi, quello di Crotte potrebbe essere l’ultimo sito rimasto per praticare il tiro a volo. Un impianto che, pur con tutta la sua storia, oggi rischia di essere dimenticato da tutti. Tranne da chi, ostinatamente, non smette di sperare.
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