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Caos in Consiglio a Banchette. L’opposizione: “Votano delibere che non conoscono”

L’attacco del gruppo “Uniti con Voi per Banchette” dopo il Consiglio del 30 giugno: “Il Consiglio è una cosa seria, non una formalità. I consiglieri di maggioranza hanno alzato la mano senza sapere cosa stavano votando”

Caos in Consiglio a Banchette. L’opposizione: “Votano delibere che non conoscono”

Il sindaco Mazza

Bufera al Consiglio comunale di Banchette, riunitosi il 30 giugno scorso. Al centro del contendere, la ratifica della delibera di Giunta n.47. Una delibera che, secondo i consiglieri di opposizione, sarebbe stata approvata in violazione delle più basilari norme sulla trasparenza e sull’informazione dei rappresentanti eletti.

Nello specifico il gruppo consiliare di minoranza “Uniti con Voi per Banchette” – composto da Maurizio Cieol, Salvatore Pennisi, Alberto Russo ed Emanuele Splendore –  contesta non solo le modalità con cui è stata portata in aula la delibera, ma anche il comportamento dei consiglieri di maggioranza che, “senza conoscere il contenuto del documento, hanno ugualmente votato a favore”.

la 47

All'albo la 47 non c'è

“Il Consiglio comunale è l’organo che rappresenta la volontà politica dei cittadini e svolge un ruolo fondamentale nel definire le politiche locali e nel gestire il Comune”, scrivono i consiglieri d’opposizione in un comunicato al vetriolo. “Per questo va rispettato, non svuotato di significato da chi vota senza sapere su cosa sta decidendo”.

La ricostruzione dell’opposizione parte da un dato oggettivo: la delibera di Giunta n.47, approvata il 5 giugno, non era stata pubblicata all'albo pretorio, non era visibile nella sezione “Amministrazione Trasparente” del sito istituzionale e, soprattutto, non era stata inviata ai consiglieri comunali insieme alla documentazione preparatoria del Consiglio. Eppure, il sindaco ha comunque chiesto all’aula di votarne la ratifica, ignorando le rimostranze della minoranza.

“Gli uffici comunali devono comunicare ai capigruppo la pubblicazione delle delibere. Il giorno 6 giugno, secondo quanto affermato dal sindaco, sono state trasmesse le delibere 46 e 49, ma della 47 e della 48 nessuna traccia”, accusano i consiglieri. “E il capogruppo della maggioranza, Giampiero Bobbio, doveva saperlo”.

Per questo, il gruppo di minoranza ha chiesto formalmente lo stralcio del punto all’ordine del giorno e il suo rinvio a una prossima seduta. Ma il sindaco ha tirato dritto. Secondo l’opposizione, “con arroganza”, ha deciso di mettere ugualmente al voto la proposta di ratifica. E la maggioranza ha alzato le mani, approvandola senza batter ciglio.

“Abbiamo chiesto di fare una verifica immediata dell’esistenza della delibera, collegandoci con un cellulare al sito del Comune: ci è stato impedito. Abbiamo domandato ai consiglieri di maggioranza se conoscessero la delibera e in che modo ne fossero venuti a conoscenza: silenzio assoluto”, continuano i consiglieri di “Uniti con Voi per Banchette”.

Il passaggio più contestato è però quello finale, che mette in discussione l’intero funzionamento dell’assemblea cittadina.

 “Come si può approvare una delibera di cui non si conosce nulla? A cosa serve allora il Consiglio comunale, se chi siede nei banchi della maggioranza vota ‘a prescindere’? Il nostro gruppo non ha partecipato alla votazione, perché prendiamo seriamente il nostro ruolo. Ma loro, Giampiero Bobbio, Tania Lazzarin, Piero Franco Paldino e Paolo Berutti, cosa hanno votato? E perché?”

Domande che rimbalzano fuori dall’aula consiliare, alimentando dubbi e polemiche su trasparenza, democrazia e correttezza amministrativa. Il comunicato si chiude con una stoccata: “Per noi il Consiglio Comunale è un organo serio. Per i consiglieri di maggioranza, invece, cos’è? Un teatro? Una recita a soggetto?”

Il caso, destinato a far discutere ancora a lungo, si presta a una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni locali e sulla responsabilità di chi vi siede. A Banchette, ora, la fiducia tra maggioranza e opposizione appare sempre più compromessa.

Surrealismo

C’è qualcosa di surreale, quasi magico, nella politica amministrativa di Banchette. Ti presenti in Consiglio comunale, trovi un punto all’ordine del giorno che richiede una ratifica, chiedi la documentazione, scopri che non c’è. Domandi se qualcuno ha letto la delibera, nessuno risponde. Insisti per verificarne almeno l’esistenza online come se stessi cercando il Santo Graal, ma niente.... E poi? Poi si vota. Ma certo che si vota. Perché a Banchette, come nei migliori cabaret, “lo spettacolo deve andare avanti”.

Insomma a Banchette hanno reinventato il concetto di trasparenza: documenti invisibili, delibere fantasma, consiglieri che approvano per telepatia. Il futuro è qui, nel Canavese. Perché accontentarsi della vecchia democrazia rappresentativa quando si può passare direttamente a una democrazia suggestiva, in cui si vota “per sensazione”, “a pelle”, “perché ci si fida”? 

E pazienza se la legge dice che le delibere vanno pubblicate. E pazienza se il Consiglio comunale dovrebbe essere il luogo della discussione, del confronto, dell’analisi. A Banchette, evidentemente, il dibattito è considerato una perdita di tempo. Molto meglio alzare la mano a comando, come se ci fosse un metronomo politico a scandire i gesti: su, giù, su, giù. Senza sapere, senza capire. Basta esserci, come nelle migliori comparse di un set cinematografico di serie B.

I consiglieri di maggioranza obbio, Lazzarin, Paldino, Berutti? Hanno alzato la mano così, per sport. Di cosa trattava la delibera? Boh. Ma intanto hanno votato. Perché a Banchette si governa con la fiducia. Fiducia cieca, s’intende. Quella che, in genere, si chiede al pubblico in sala prima del numero col trapezio: “Fidatevi, non cascheremo”. Poi magari qualcuno cade, ma si sa: “la colpa è sempre del tappeto troppo corto”.

E il sindaco? Lui va avanti, sereno. Non una parola per chiarire. Non un gesto per riparare. Ha deciso di andare al voto e ha vinto. Ma a che prezzo? Perché quando un’amministrazione perde il senso del ruolo istituzionale, quando confonde la maggioranza numerica con l’infallibilità papale, quando considera l’opposizione come fastidio e non come risorsa democratica, allora la politica si fa arrogante, e la democrazia si fa piccola.

Il Consiglio comunale, dicono i consiglieri di minoranza, è una cosa seria. Appunto. È questo il problema. Per chi amministra oggi Banchette, probabilmente non lo è più. È diventato una formalità, un teatrino, una stanza con le luci accese ma senza interlocutori. Dove si alza la mano come a scuola, quando non si conosce la risposta ma si spera che nessuno faccia domande.

Ironia della sorte, la delibera in questione potrebbe anche essere un atto importante, utile, persino giusto. Ma in questo clima di opacità, diventa solo un simbolo del metodo, l’ennesima occasione persa per restituire al Consiglio comunale la dignità che merita.

Tant'è! A questo punto, forse,  bisogna rassegnarsi e prendere atto che il consiglio comune di Banchette non serve a discutere a solo a ratificare. E i consiglieri servono a contarsi. Uno, due, tre, quattro mani alzate. Stop. Mozione approvata. Sorrisi, pacche sulle spalle e via. Al prossimo trucco. Senza illusionista. Ma con tanto, tantissimo fumo negli occhi.

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