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Cronaca
01 Luglio 2025 - 17:23
Settimo di notte
C’è chi non chiude occhio da settimane, per non dire mesi. Chi ha imparato a riconoscere le voci, le bestemmie, persino le risate isteriche che risuonano in strada. Chi sa esattamente che verso l’una – ogni maledetta notte – la processione comincia. E da quel momento in poi, Settimo Torinese smette di essere la città che l'Amministrazione comunale racconta nei comunicati stampa. Altro che inclusione. Altro che modello virtuoso. Solo vetri rotti, bottiglie lanciate, ragazzini in branco – i maranza del sabato sera – che si credono intoccabili. E, sopra, dietro alle tapparelle, una popolazione allo stremo.
Via Italia, piazza del Comune, via San Rocco, via Verdi, via Petrarca. Bastano questi nomi per accendere la rabbia. Sono i luoghi dove la notte non è mai silenziosa, dove ogni angolo diventa una discoteca improvvisata, e ogni portone una cassa di risonanza del disagio. Sono i punti neri di una mappa che gli abitanti conoscono a memoria e che l’Amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Elena Piastra, continua a ignorare. O meglio: a etichettare con sufficienza come “semplice percezione”.
Percezione. Una parola tossica, che per chi vive quegli incubi suona come un insulto. Come se il disagio fosse immaginario. Come se quelle urla che squarciano il silenzio fossero frutto di una fantasia collettiva. Come se le notti insonni, le minacce a chi osa affacciarsi alla finestra, le secchiate d’acqua contro i disturbatori, fossero solo allucinazioni da cittadini troppo sensibili. Troppo nervosi. Troppo vecchi.
Invece no. È tutto vero. E non lo dice solo qualche cittadino isolato. Lo scrivono in decine, centinaia, ogni giorno, sui gruppi social. Post pubblicati in anonimato per paura di ritorsioni, perché la città è diventata un luogo dove denunciare significa esporsi, e esporsi significa rischiare. Rischiare che ti righino la macchina, che ti imbrattino il portone, che ti prendano di mira. O che i fans dell’Amministrazione, i Piastra boys, si precipitino in massa a difendere l’indifendibile.
Le testimonianze raccontano di ragazzini, giovanissimi, che si danno appuntamento sotto le telecamere spente e le panchine dimenticate. Bevono, urlano, si menano, si filmano. Qualcuno è ubriaco marcio, qualcuna piange, qualcun altro chiama rinforzi su WhatsApp. E il gruppo si gonfia. Non sono più “quattro adolescenti”, come ama minimizzare chi vive nel magico mondo del Consiglio comunale. Sono bande notturne, inconsapevoli del male che fanno ma ben consapevoli dell’impunità totale di cui godono.
"Chiamate i carabinieri!", dicono alcuni. Ma c’è chi l’ha già fatto. Più volte. E sa bene che quando (e se) arrivano, è tutto già finito. I ragazzi si sono dissolti, il silenzio è tornato, e la notte è mezza andata.
Ecco la fotografia: i cittadini barricati dietro le tapparelle, e i ragazzini a farla da padroni in strada. Il tutto, in un centro che, secondo l’Amministrazione, dovrebbe stare al centro di una “città bella da vivere”.
E la polizia locale? Tutta impegnata a inseguire i veri criminali: chi parcheggia in divieto o chi dimentica di esporre il talloncino del pagamento. Lì sì, si interviene in fretta. Ma quando si tratta di ripristinare la civiltà, di garantire il riposo, di difendere chi lavora e paga le tasse, il sistema si eclissa.
Così si leggono sfoghi disperati e amari. C’è chi propone agenti in borghese, chi invoca ronde, chi arriva a evocare – ironicamente? – fionde, cerbottane, secchielli d’acqua, pistole ad aria compressa.
Perché quando lo Stato è assente, quando i Comuni fanno orecchie da mercante, il fai-da-te è dietro l’angolo.
Nel frattempo, al Parco Berlinguer, dov’è in corso la festa dell’Unità, tra una costina e l’altra, tra un salsicciotto e un brindisi, nessuno sembra cogliere il punto. Si parla ancora di rigenerazione urbana, di panchine intelligenti, di isole pedonali allungate in nome del “vivere meglio”, di valori, di visioni, di un mondo nuovo.... E invece, la realtà è che la gente vive peggio. Peggio di prima. Peggio di quanto l’Amministrazione sia disposta ad ammettere.
I cittadini si sentono soli. Invisibili. Presi in giro. Con un’Amministrazione che da un lato predica partecipazione, e dall’altro ignora comitati, lettere, segnalazioni. Tutto viene archiviato come “rumore di fondo”. Come il frastuono di una minoranza lamentosa. Peccato che quella minoranza sia ormai diventata la maggioranza silenziosa... e stanca.
C’è chi pensa a una petizione, chi propone di presentarsi in Comune, chi è pronto a scrivere ovunque pur di farsi ascoltare. Ma basterà? Oppure servirà una tragedia, un’aggressione, un fatto di sangue, per svegliare chi oggi dorme beato nei quartieri silenziosi e decide – da lì – che è tutta solo “percezione”?
Intanto, Settimo resiste. Di notte. In silenzio. A luci spente.
E ogni notte è una prova di nervi, di decenza, di fiducia. Una fiducia che, pezzo dopo pezzo, si sta sgretolando.
Come le bottiglie in vetro che si infrangono sul porfido di via Italia.
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