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01 Luglio 2025 - 15:07
infermiere meccanico
Mentre la sanità territoriale affonda sotto il peso delle riforme mancate, della carenza cronica di personale e delle promesse mai mantenute, nell’ASL TO4 si scopre un’innovazione tutta piemontese: gli infermieri delle cure domiciliari devono occuparsi della manutenzione delle auto aziendali. Cambio olio, tagliando, magari anche pressione delle gomme. Tutto mentre i pazienti aspettano.
A denunciarlo è Giuseppe Summa del Nursind (il sindacato delle professioni infermieristiche), che parla apertamente di una situazione inaccettabile. E ha tutte le ragioni per farlo. Secondo una nota interna firmata dal Direttore della Struttura Complessa Beni e Servizi, Ugo Pellegrinetti, infatti, "la manutenzione ordinaria e straordinaria delle auto in uso agli infermieri è a carico degli stessi utilizzatori". Tradotto: se vuoi andare a casa dei pazienti, prima porta a fare il tagliando la Panda di servizio. Poi, forse, se ti avanza tempo, puoi anche curare qualcuno.
Un’interpretazione singolare del concetto di “cura”. Altro che prossimità e assistenza sul territorio: qui si sperimenta la sanità fai-da-te. Dove i professionisti non solo mancano, ma quando ci sono vengono pure mal utilizzati. Perché non basta che gli infermieri siano pochi, malpagati, stanchi. Ora devono pure fare da autisti, addetti alla logistica, meccanici part-time. Una visione surreale del servizio sanitario, degna dei migliori sketch comici. Peccato che i pazienti non ridano.
Nursind ha fatto i conti, e il risultato è sconfortante. In un singolo distretto con 15 auto aziendali, gli infermieri perdono ogni anno circa 140 ore in incombenze legate alla manutenzione dei veicoli. Quasi 17 giornate lavorative. Moltiplicate per tutti i distretti dell’ASL TO4, e si arriva alla cifra-monstre di 85 giorni di lavoro sottratti all’assistenza. Un trimestre intero bruciato per tappare buchi organizzativi che non dovrebbero neppure esistere.
A cosa servono i piani territoriali, gli slogan sulla sanità di comunità, gli investimenti del PNRR, se poi il lavoro quotidiano viene stravolto da regole grottesche che umiliano una delle professioni più preziose del sistema sanitario? Eppure, il dottor Pellegrinetti pare difendere questa gestione con una certa serenità, come se chiedere a un infermiere di occuparsi di pastiglie dei freni fosse cosa normale.
E la Direzione Generale? Tace. Nonostante le numerose segnalazioni già inviate dal sindacato. Non una parola, non un ripensamento. Come se questa distorsione non fosse un problema, come se tutto fosse fisiologico. Ma è proprio questa assuefazione al paradosso che inquieta: la perdita del senso del limite, del ruolo, del rispetto per i professionisti.
"Auspichiamo in un rapido cambio di rotta da parte del dottor Pellegrinetti – stigmatizza Summa – e invitiamo la Direzione Generale ad intervenire affinché tali mansioni che nulla hanno a che fare con la professione siano affidate ad altre figure, in modo da utilizzare il personale appropriatamente a favore dell’assistenza e per rispetto di quei professionisti, quali sono gli infermieri che già si fa fatica a trovare..".
Una frase chiara, educata. Ma che cela una stanchezza infinita. Perché qui non si tratta solo di turni pesanti o stipendi bassi. Si tratta della dignità del lavoro. E di un sistema che, pur sapendo di non poter fare a meno degli infermieri, continua a trattarli come tappabuchi per ogni problema gestionale.
“Se poi li utilizziamo anche male, non facciamo un buon servizio ai cittadini....” affonda il colpo Summa.
Ed è proprio qui il punto. Perché a pagare questa deriva organizzativa sono anche e soprattutto i cittadini. Quelli che attendono una visita, un prelievo, una terapia domiciliare. E che invece si ritrovano a fare i conti con una sanità in cui curare sembra essere diventato l’ultimo degli obiettivi.
E mentre gli infermieri cambiano le gomme, la sanità pubblica continua a sgonfiarsi.
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