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Musica leghista tra i camosci: nel Gran Paradiso il festival si fa padano

Il Parco nazionale più antico d’Italia senza Consiglio direttivo, ma con un direttore artistico vicino alla Lega. Così si suona — e si nomina — nel regno dei camosci

Musica leghista tra i camosci: nel Gran Paradiso il festival si fa padano

Alessandro Valoti,

Nella cornice austera e incantata del Parco Nazionale del Gran Paradiso, mentre la fauna alpina tenta di sopravvivere al cambiamento climatico e ai selfie dei turisti, si apre un nuovo fronte: quello del marketing culturale a chiare tinte leghiste.

Ebbene sì, perché il grande festival musicale diffuso che animerà l’estate 2025 tra Piemonte e Valle d’Aosta — “Radici & Risonanze”, così l’hanno chiamato — quest'anno sarà diretto da Alessandro Valoti, consigliere comunale della Lega a Cene (BG), membro del CdA del Teatro Donizetti di Bergamo, cornista e uomo di cultura, certo, ma con la felpa giusta.

A nominarlo? Il presidente del Parco, Mauro Durbano. Anche lui leghista, ça va sans dire. Durbano, vicesindaco di Ceresole Reale, è stato nominato ufficialmente il 12 dicembre 2023 dal Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.

Una nomina che ha scatenato più di una polemica, soprattutto tra i sindaci valdostani e piemontesi che, secondo prassi, avrebbero dovuto essere coinvolti nella designazione del presidente. Invece nulla. Come dire: prima il Nord, ma anche senza consultazione.

alessandro valoti

Nel frattempo, il Consiglio direttivo del Parco — organo previsto per legge — non c’è. Non è mai stato nominato. Si aspetta una riforma della legge quadro sui parchi che tarda ad arrivare. Ma nel vuoto istituzionale, ecco fiorire la musica. Perché se manca chi decide su habitat e biodiversità, chi si occupa di stambecchi e camosci, poco importa: l’urgenza vera, evidentemente, era affidare un cartellone musicale a un nome amico. E così è stato.

Attenzione, però: le iniziative culturali nel Parco non sono una novità. Da anni si svolgono concerti, rassegne, letture in quota. Ma ciò che prima mancava era l’impronta politica, l’etichetta ideologica, la marcatura del territorio — questa volta non da parte dei lupi, ma del partito. Con Valoti alla direzione artistica e Durbano alla presidenza, il Gran Paradiso si trasforma in un laboratorio di egemonia culturale verde padana.

Il festival? Si farà tra chiese alpine, piazze di montagna, rifugi e specchi d’acqua. Una programmazione curata nei dettagli, certamente. Ma la domanda, maligna quanto legittima, serpeggia: serviva davvero un direttore artistico leghista in un Parco naturale, o sarebbe stato più utile un direttore scientifico che si occupasse di flora, fauna e crisi climatica?

E tra i tanti misteri alpini, ce n’è uno che fa sorridere anche gli stambecchi: chi c’è dietro tutto questo?

Perché se in superficie l’operazione è firmata da Durbano e Valoti, nei corridoi della politica canavesana il sospetto è più forte di una sinfonia d’archi: **lo zampino del deputato leghista Alessandro Giglio Vigna, che infatti era presente alla conferenza stampa — con tanto di momento musicale — tenutasi non in un centro naturalistico, ma nella sontuosa sede di Confindustria Canavese, lunedì 30 giugno.

Perché la natura, si sa, oggi si promuove a suon di partiture aziendali. E anche i cervi, forse, presto riceveranno una newsletter da Area Marketing.

Insomma, oggi il Gran Paradiso ha più corni da concerto che biologi, più locandine di festival che piani di tutela. E chi sa ascoltare giura di aver sentito, tra i fischi del vento in quota, una nuova melodia: è il suono della cultura padana che sale verso le vette.
E i camosci...? Scappano a valle più veloci della cultura che li rincorre.

Un momento della presentazione in Confindustria

Un momento dela presentazione in Confindustria

confindustria

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Il Gran Paradiso non porta bene

Frane, treni cancellati e NCC introvabili: il direttore artistico del Parco, Valoti, alla fine è sparito. Ma tranquilli, su Facebook c’è tutto il racconto minuto per minuto.

Doveva essere la sua giornata. Il debutto in Canavese, il lancio del grande festival “Radici & Risonanze”, la consacrazione culturale davanti ai vertici del Parco, a Confindustria Canavese, al deputato Giglio Vigna e a un pubblico pronto ad applaudire il nuovo corso musicale leghista del Gran Paradiso. E invece niente. Alessandro Valoti, direttore artistico fresco di nomina, lunedì 30 giugno, non si è visto.

Il Gran Paradiso, si sa, è montagna vera. E le montagne, come gli eventi culturali imbottiti di politica, possono franare. Letteralmente. È proprio una frana, infatti, a bloccare all’alba Valoti nel suo ritiro a Cogne, impedendogli di raggiungere Ivrea. Ma, grazie a Dio (e al Wi-Fi dell’albergo), il cornista bergamasco si collega in video: giacca, cravatta, AirPods e sfondo moquette. La cultura padana è salva, anche se in pixel.

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Poi parte l’odissea. Frana aggirata, strada riaperta, ma il destino non ha ancora smesso di ridere. Valoti si mette in viaggio per Torino, dove lo aspetta una “tappa istituzionale” da IREN – perché nella nuova narrazione artistica del Parco, tra un corno francese e un violino, serve anche un po’ di utility.

E qui inizia il romanzo ferroviario: due treni cancellati, attese infinite, passeggeri disperati. Ma lui non molla. Sale su un Italo per Milano, dove però — ciliegina sulla disavventura — resta bloccato oltre un’ora a cercare un NCC. In una città dove ogni 10 metri c’è un taxi, Valoti riesce a trovarsi nella sola bolla spazio-temporale dove nessuno risponde. Il vero miracolo padano.

Alle 20:30, finalmente, il ritorno a casa. A Bergamo, solo, esausto, ma in piedi. Si concede una cena silenziosa da Mimmo in Città Alta. Non c’erano stambecchi né fanfare, ma almeno c’era il risotto.

Tutto questo, ce lo racconta lui stesso su Facebook, in un post che è a metà tra diario spirituale e sitcom alpina. Conclusione: “Domani si volta pagina. Inizia il mio anno di presidenza del Rotary Club Città di Clusone. Un onore e una grande responsabilità”. Insomma, se il Parco non ha un consiglio direttivo, almeno ha un direttore artistico con l’agenda piena.

Il Gran Paradiso non porta bene, si diceva. Almeno non sempre. Ma ora sappiamo che porta a Cogne, poi a Torino, poi a Milano, poi a nessun NCC e infine a una cotoletta bergamasca mangiata in solitudine.

Chissà se i camosci ridono. Ma se ridono, lo fanno in silenzio. A differenza dei social.



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